Christine Lagarde è presidente della Banca centrale europea (LaPresse)

Editoriali

Continua la battaglia tra Fed e Bce

Redazione

 Christine Lagarde non tocca i tassi e scommette sulla ripresa per abbassare i prezzi

La Banca centrale europea lascia inalterati i tassi d’interesse da sottozero a zero né cambia linea rispetto a dicembre: fine degli acquisti del programma pandemico a marzo, reinvestimento fino al 2024 del capitale, e massima flessibilità. Unica concessione a chi aspettava una stretta per l’aumento al 5,1 per cento dell’inflazione nell’Eurozona l’impegno a un “costante monitoraggio dei prezzi”. Le previsioni del Financial Times di due rialzi nel 2022 sono state smentite già in mattinata dalla Reuters che indicava il tutto invariato. Ciò non ha impedito allo spread italiano di riportarsi a ridosso dei 150 punti, vanificando l’effetto del bis di Sergio Mattarella e Mario Draghi: l’Italia dovrà puntare sulle riforme più che sul sostegno monetario. Ma perché di fronte a prezzi in rialzo la Bce e la Fed reagiscono in maniera opposta? Christine Lagarde ha citato come cause prime ma temporanee l’energia, la carenza di materie prime, il rischio che interessi maggiori danneggino famiglie e industrie. Ma ha anche fornito una visione divergente da quella del capo della Fed Jerome Powell.

 

I motivi non mancano: l’inflazione europea non è omogenea, si va dal 12,2 della Lituania al 3,3 della Francia, passando per il 4,8 dell’Italia e il 5,1 della Germania. Soprattutto non c’è come in Usa un surriscaldamento dei salari accompagnato dal rincaro degli affitti. La Bank of England ha invece aumentato i tassi per la seconda volta, allo 0,5 per cento. “Ognuno segue un proprio modello” commenta Lagarde, aggiungendo che dopo Brexit nel Regno Unito c’è carenza di lavoratori e aumento dei salari. “E questo non è un commento politico”. Ma nella politica si è poi di fatto addentrata mostrando di apprezzare la proposta congiunta  Macron-Draghi di riformare il Patto di stabilità trasferendo a una nuova agenzia parte del debito di questo periodo (e quindi altri Eurobond) e introducendo nel Patto di stabilità criteri tarati sui singoli paesi e sulla loro capacità di riforme: “Quando i governi vanno nella stessa direzione dell’autorità monetaria, è sempre bene”.

 

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