Un bonus che funziona

Redazione

Cosa ci dicono i palazzi delle città invasi dalle impalcature. Una lezione

Tra le parole più gettonate del momento c’è sicuramente “bonus”. Le richieste si sono sbizzarrite in tutte le direzioni, ma come il Foglio ha scritto più volte gli unici bonus utili sono quelli non assistenziali, che corrispondano a lavoro vero e rimettano in moto l’economia oltre a migliorare gli standard produttivi e qualitativi del paese. L’edilizia è alle prese con due bonus, spesso in concorrenza ma molto diversi. Si tratta del “bonus facciate”, approvato dal governo Conte 2 a dicembre 2019 e in vigore dal 2020: prevede la detraibilità al 90 per cento per il rifacimento esterno di edifici nelle zone A e B di città e paesi, cioè centri e aree di recente costruzione. E del “superbonus” del luglio 2020 collegato alla riqualificazione energetica certificata prima e dopo i lavori, con procedure più complesse. Il bonus facciate prevede la detraibilità fiscale al 90 per cento in dieci anni; con le ultime modifiche potrebbe essere mutuata dal superbonus la cessione del credito alle imprese che possono scontarlo presso le banche.

 

Il superbonus è detto del 110 per cento perché la detrazione è teoricamente superiore alla spesa, se le imprese accettano la cessione e le banche intervengono a un tasso, appunto, del 10 per cento. Se tutto fila liscio i committenti non spendono nulla, diversamente recuperano gli esborsi in cinque anni sottoponendosi però a controlli severi dell’Agenzia delle entrate. I centri cittadini sono oggi popolati di lavori che rimodernano e abbelliscono gli edifici: nella gran parte opere svolte con il bonus facciate. Per il quale lo stanziamento iniziale ammontava a 40 milioni fino al 2030. Una cifra minima, segno che si tratta di un investimento e non di un sussidio. Quanto al superbonus le aspettative e la spesa pubblica erano alte: 18,5 miliardi. Ma a maggio 2021 le richieste erano appena 14.450 e di queste solo lo 0,9 per cento condomini. Troppo complesse le pratiche o banche diffidenti verso i privati? Intanto dopo dieci anni l’edilizia sta ripartendo, anche se non trova operai. Magari con più facciate e meno superbonus.

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