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Editoriali

Il buon senso del Tar sul green pass a scuola, finalmente

Redazione

Il Tribunale amministrativo regionale non sospende il decreto legge sulla certificazione verde per il personale scolastico e dà una lezione ai colleghi spagnoli

Il Tar del Lazio non ha concesso la sospensione cautelare urgente del decreto legge che obbliga il personale scolastico a presentare la certificazione verde e della norma che sanziona chi non lo presenta con la sospensione del rapporto di lavoro. Non è ancora la sentenza definitiva ma il segnale è positivo: la giustizia amministrativa non si mette di traverso, come ha fatto altre volte e come accade altrove, alle norme anche restrittive necessarie per combattere la pandemia. In Spagna, per esempio, le cose vanno assai diversamente. Il tribunale catalano, imitando quelli di quasi tutte le altre regioni spagnole, ha bocciato il coprifuoco stabilito dal governo regionale con l’argomento un po’ stravagante secondo cui “l’orario diurno è indiscutibilmente un tema di polizia amministrativa” e non si può trasformare in “questione sanitaria” di notte.

 

Più in generale afferma che “il controllo delle interazioni sociali non può essere un criterio sanitario” ma di ordine pubblico. Il fatto che i raduni notturni disordinati sulle spiagge come quelli che si sono verificati nelle ultime settimane sulle coste spagnole abbiano determinato focolai di contagio incontrollabili a quanto pare non importa. D’altra parte anche il tribunale supremo aveva dichiarato incostituzionali le norme anti covid perché il governo le aveva adottate in base alla dichiarazione dello stato di allarme e non dello stato di emergenza. Forse non si tratta di un cavillo, ma ne ha tutta l’apparenza. È ovvio che le restrizioni delle libertà e gli obblighi specifici rappresentano una limitazione dei diritti costituzionali, giustificata dall’esigenza di salvaguardare le salute pubblica. L’ordinamento dello stato di eccezione è impreciso in molti paesi che, per loro fortuna, non hanno avuto bisogno di ricorrervi per decenni. Questo lascia un certo spazio all’interpretazione giuridica, che nella maggior parte dei casi, compresa l’ultima decisione del Tar, si affida al buon senso e alla razionalità, mentre in altri fa prevalere il formalismo, padre di tutti i cavilli.

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