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Le dichiarazioni

Tutto il settore agroalimentare è contro l'accordo Ue-Mercosur? Macchè

Davide Mattone

Non è vero che “l’agroalimentare” è compatto contro il Mercosur. Mentre alcuni settori chiedono più scudi e controlli, molte sigle e filiere esportatrici spingono per chiudere l’intesa, puntando su apertura di mercato, tutela delle Ig e reciprocità. Il punto di vista di Unione Italiana Vini, Consorzio Pecorino Romano, Federalimentare e Origin

Il Parlamento Europeo, in seduta plenaria, ha votato per rafforzare le misure di salvaguardia agricole nell'ambito dell'accordo commerciale Ue-Mercosur, al fine di rafforzare il meccanismo di protezione proteggere gli agricoltori europei da importazioni destabilizzanti di prodotti come carne bovina e pollame da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.  Il voto finale dice 431 a favore, 161 contrari, 70 astenuti. E dentro quel conteggio le tre forze del governo Italiano hanno avuto tutte una direzione differente: gli europarlamentari di Forza Italia (Ppe) a favore, quelli di Fratelli d’Italia (Ecr) astenuti, e quelli della Lega (Pfe) contrari.

Queste misure includono soglie più basse per indagare su aumenti delle importazioni (superiori al 5 per cento rispetto alla media dei tre anni precedenti e con prezzi inferiori almeno del 5 per cento rispetto ai prodotti Ue) e obblighi di reciprocità per i paesi Mercosur, che devono rispettare gli standard di produzione Ue per accedere al mercato europeo. È un paracadute, che in Europa appare come l’unico strumento capace di mettere d’accordo chi vuole aprire le porte del mercato europeo al Mercosur e chi no. 

È importante chiarire però che il regolamento sulle salvaguardie non è il voto sul Mercosur.

È una concessione utile a paesi come Francia e Polonia, ma anche all'Italia, per rendere politicamente praticabile il voto che ancora manca: quello in Consiglio. Qui il governo Meloni (che secondo quanto ricostruito dal Foglio resta favorevole all'intesa) è davvero l’ago della bilancia tra la richiesta francese di rinviare il voto e il calendario di Lula e Ursula von der Leyen. Senza un sì in Consiglio il 18 o il 19 dicembre, la firma del 20 a Foz do Iguaçu, la triplice frontiera tra Brasile, Argentina e Paraguay, slitterebbe. E da Bruxelles cresce l'ansia di perdere tutele su materie prime e Indicazioni Geografiche (Ig).

In questi mesi molti si sono esposti dicendo che l’accordo sarebbe “un danno per l’agroalimentare”. Ma “l’agroalimentare” non è un soggetto unico e compatto: è un arcipelago. Da un lato, ci sono filiere e associazioni che lo vivono come una minaccia e chiedono garanzie stringenti e controlli serrati sui comparti più sensibili. Dall'altro, ce ne sono altre (che esportano e hanno un avanzo commerciale sostanzioso) che non chiudono la porta a priori. Anzi, invitano a chiudere l'accordo il prima possibile e spostano la discussione su un terreno più concreto: regole chiare, reciprocità e tutela delle Ig. 

  

Unione Italiana Vini

Nella recente lettera inviata dall’Unione italiana vini (Uiv), firmata dal presidente Lamberto Frescobaldi, e indirizzata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai ministri degli Affari esteri e dell’Agricoltura Antonio Tajani e Francesco Lollobrigida, l'associazione di rappresentanza per le imprese vitivinicole italiane ha di fatto reiterato il loro appoggio per l'intesa commerciale: “Per il settore vitivinicolo, l’accordo Ue-Mercosur rappresenta un passaggio di particolare interesse nel quadro delle necessarie garanzie a tutela dell’agricoltura europea. L’intesa potrebbe contribuire ad ampliare gli sbocchi commerciali in un contesto in cui l’export italiano resta fortemente concentrato: oggi circa il 60 per cento delle vendite all’estero di vino si concentra su cinque mercati, sottolineando un livello di dipendenza che rende le imprese più esposte a oscillazioni o criticità del quadro internazionale.

L’accordo prevede inoltre la riduzione di molte barriere non tariffarie, oltre al riconoscimento e alla tutela delle indicazioni geografiche europee. In questa prospettiva, l’Unione europea ha l’opportunità di diversificare i propri mercati di riferimento. Per questo si invita a proseguire il confronto diplomatico in modo da arrivare a una conclusione dell’accordo con tempi e modalità equilibrati per entrambe le parti". 

Secondo la lettera, l’apertura di un mercato di oltre 250 milioni di consumatori potrebbe sostenere la crescita del settore e favorire la presenza su nuovi mercati in una fase in cui alcune destinazioni tradizionalmente solide risultano in rallentamento o più incerte. Per ragioni storiche e culturali, l’area sudamericana viene indicata come un contesto potenzialmente ricettivo per i vini europei e italiani.

Oggi, ad esempio, i vini europei destinati al Brasile subiscono rincari fino al 27 per cento per i vini fermi e al 35 per cento per gli spumanti per effetto dei dazi all’importazione: una loro riduzione o eliminazione potrebbe migliorare in modo diretto la competitività delle aziende. Inoltre, l'export di vini italiani ammonta circa a 8 miliardi di euro l'anno,  con un saldo attivo di 7,5 miliardi.

    

Federalimentare

Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare ha dichiarato: "L'Ue è di fronte a un bivio: soccombere ai dazi statunitensi e alla spinta espansiva dell’export cinese, oppure aprire nuovi grandi mercati per il suo export.  Il Mercosur è una grande opportunità per tutta l’industria alimentare italiana, e il governo Meloni ha fatto molto per tutelare il settore agricolo con opportune e solide clausole di salvaguardia.

Confindustria e anche l’industria alimentare sono a favore di un rapido avvio del trattato Mercosur, che può valere fino a 400 milioni di export aggiuntivo per la nostra industria alimentare. L’industria come anello centrale delle filiere agroalimentari ritiene necessario tutelare il settore primario, e le clausole di salvaguardia sono solide ed efficaci: garantiscono una sostanziale reciprocità, tutelano 57 Dop/Igp, la protezione da vendite sottocosto, e stabiliscono il rispetto sostanziale delle nostre norme fitosanitarie per i prodotti importati. Chiedere però clausole specchio, che significa imporre le norme Ue ad altri paesi rende di fatto impossibile trovare un accordo, come sa bene chiunque conosca le regole del commercio internazionale.

Qualora fosse però necessaria qualche settimana in più per finalizzare le clausole di salvaguardia, il governo faccia tutto il possibile per non mettere a rischio l’avvio di un accordo commerciale di portata storica".

  

Origin

Cesare Baldrighi, il presidente dell'associazione che riunisce 80 consorzi tra Igp e Dop tra le più significative in Italia, ha dichiarato al Foglio: "Abbiamo sempre espresso un parere favorevole, perché ogni qual volta l'Ue stipula accordi bilaterali e li accompagna con delle tutele alle Ig, ciò ci consente di distinguerci e proteggerci dalla concorrenza dei paesi in cui ci si presenta. In questo senso, non ci può essere un utilizzo improprio della denominazione, e dunque un'usurpazione del nome.

Sappiamo che dalla parte strettamente agricola ci sono delle giustificate preoccupazioni, che noi comprendiamo. Ma non possiamo che esprimere un parere positivo sull'accordo con il Mercosur perché ci offre un'opportunità, come hanno fatto gli accordi con il Messico, il Canada e il Giappone, per nominarne alcuni".

  

Pecorino Romano

"L’accordo Mercosur è un'opportunità importante di apertura e crescita su nuovi mercati, ma solo se fondato su regole chiare e uguali per tutti" ha detto il presidente del Consorzio di tutela del Pecorino Romano DOP, Gianni Maoddi.

"È indispensabile il principio di reciprocità: se le produzioni dei paesi del Mercosur rispettano le stesse norme sanitarie, ambientali e di produzione vigenti in Europa, allora la competizione è corretta e leale e i risultati vantaggiosi per tutti, anche per i consumatori che possono scegliere in tutta tranquillità quale prodotto acquistare. Se invece le regole non sono le stesse, si crea una distorsione del mercato che penalizza le nostre imprese mettendo anche a rischio la fiducia dei consumatori. La tutela delle indicazioni geografiche non è una barriera, ma una garanzia: senza parità di condizioni e senza il pieno riconoscimento delle Dop non può esserci un accordo davvero sostenibile", ha concluso il presidente Maoddi, "la tutela delle indicazioni geografiche è garanzia di correttezza del mercato e protezione per l’intera filiera".