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buone regole e come applicarle

Agenda Arera 2026: energia, alcune domande per cominciare

Luca Lo Schiavo e Carlo Stagnaro

La vera eredità che trova il nuovo collegio dell’Authority per energia, reti e ambiente è meno rosea di quanto appare

Oggi pomeriggio si svolgeranno, prima alla Camera e poi al Senato, le audizioni dei membri designati per il nuovo Collegio dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera). Se non ci saranno sorprese, le Commissioni Attività produttive dei due rami del Parlamento daranno il via libera, con la maggioranza dei due terzi, al presidente Nicola Dell’Acqua e ai componenti Alessandro Bratti, Livio De Santoli, Lorena De Marco e Francesca Salvemini. Quali dossier dovranno affrontare?

 

Le competenze dell’Autorità, inizialmente limitate ai settori dell’energia elettrica e del gas, sono state poi estese all’acqua e ai rifiuti. Sebbene vi siano delle somiglianze tra questi ambiti, vi sono anche delle significative differenze. In particolare, energia elettrica e gas sono caratterizzati dalla compresenza di parti della catena del valore che hanno caratteristiche di monopolio naturale (le reti) e altre che invece hanno natura concorrenziale (i mercati all’ingrosso e al dettaglio). Date queste complessità, ci concentreremo sull’energia elettrica e del gas.

 

                 

Il punto di partenza è il rendiconto strategico approvato dal Collegio uscente, che offre una lettura delle riforme avviate e previste e si presenta come “una chiave di lettura utile al prossimo Collegio in merito agli ambiti di intervento perseguiti o a quelli ancora da attuare”. Le due eredità più importanti sono la riforma della remunerazione delle reti (il cosiddetto Ross) e quella del dispacciamento (il cosiddetto Tide).

 

Sulla regolazione delle infrastrutture, storicamente l’Autorità disciplina in modo distinto le spese operative e gli investimenti: le prime sono soggette a specifici incentivi all’efficienza (il price cap), le altre vedono invece un rimborso a pie’ di lista dei costi sostenuti e approvati dal regolatore. Questo approccio può generare varie distorsioni. Pertanto, seguendo il regolatore inglese Ofgem, l’Autorità ha scelto il metodo detto Totex, che guarda ai costi totali e ai risultati effettivamente raggiunti. Dopo una lunga transizione, il meccanismo dovrebbe avviare una sperimentazione della sua modalità completa entro fine anno. Tuttavia, sembra essersi perso per strada un tassello fondamentale, cioè la metodologia RoRE (Return on Regulated Equity) che dovrebbe favorire la trasparenza e prevenire forme di sovraremunerazione. Il rendiconto la cita appena e ammette il ritardo: eppure, se fosse stata sviluppato, forse l’Autorità non avrebbe ricevuto critiche e interrogazioni parlamentari (a partire da Carlo Calenda) sui margini degli operatori di rete (pur sapendo che tra indici di bilancio e contabilità regolatoria la riconciliazione non è semplice). Cosa intende fare il nuovo Collegio? È pronto a portare il Ross a compimento? Saprà assicurare la trasparenza sui piani aziendali, sui costi previsti/effettivi e sui margini, a partire dalla metodologia RoRE?

  

Un altro argomento è la riforma del dispacciamento elettrico, cioè di tutte quelle attività grazie alle quali il sistema viene mantenuto in sicurezza, evitando i blackout. Con la rapida crescita delle fonti rinnovabili non programmabili, queste funzioni diventano più complesse e richiedono adeguamenti. La diffusione delle rinnovabili dovrebbe far calare i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica. In altri paesi europei essi assumono sempre più spesso valori negativi: nel 2024, la Germania ha avuto 459 ore con prezzi negativi, la Svezia 652 e la Finlandia addirittura 725. L’Italia è l’unico stato dell’Ue a non averli sperimentati. Come è possibile? Il nuovo Collegio vuole mantenere questa curiosa anomalia, che risale ad alcune regole del mercato dei servizi di dispacciamento, o vuole contribuire ad abbassare i prezzi permettendo che i consumatori con contratti dinamici siano pagati per consumare nelle ore di eccesso di produzione rinnovabile?

  

Il tema dei prezzi negativi si intreccia al funzionamento dei mercati all’ingrosso. A luglio, Arera aveva pubblicato un’indagine da cui emergevano diffuse condotte di “trattenimento economico di capacità”, una pratica vietata dalle regole europee. Il nuovo Collegio dovrà dare seguito a questa indagine, approfondendo la situazione dei singoli operatori, entro il termine decadenziale di sei mesi. Su un tema collaterale, Arera ha subìto al Tar su una sanzione Remit (il regolamento europeo sulla trasparenza e integrità dei mercati) per manipolazione del mercato gas. Se terrà il punto, visto che le linee guida europee le danno ragione, darà una chiara indicazione di come intende muoversi e confermerà l’immagine di paladino dei consumatori” che (con tutta probabilità) il nuovo Collegio vuole dare di sé.

  

               

Infine, nel 2024 si è avuto il definitivo superamento della maggior tutela, grazie al quale molti consumatori oggi pagano prezzi ben inferiori al passato (ma altri di più). L’Autorità dovrà ora spostarsi su un terreno inedito: da un lato, abbiamo davanti l’introduzione di contratti e pratiche commerciali innovative, quali i prezzi dinamici e il coinvolgimento dei consumatori nell’offerta di servizi di flessibilità al sistema. C’è da lavorare su questi fronti, in termini non solo di regolazione ma anche di enforcement del codice commerciale recentemente rinnovato. Dall’altro lato, le politiche di supporto alle fonti rinnovabili (come i cosiddetti contratti alle differenze) rischiano di creare nuove bolle di incentivazione, favorendo la sovra-produzione delle rinnovabili al Sud (soprattutto se non si sblocca la questione dei prezzi negativi), a detrimento dei prezzi finali e quindi dei consumatori. Come si muoverà il nuovo Collegio? E come ritiene di porsi rispetto alla possibile reintroduzione del nucleare? Cosa dirà al Governo quando verrà tirata per la giacchetta con la favola del disaccoppiamento?

 

Altri dossier ancora sono di esclusiva competenza dell’Autorità. Per esempio, mentre l’esecutivo discute di cartolarizzazione degli incentivi (una misura che ne farebbe crescere il costo, seppure spalmandolo nel tempo), sarebbe opportuno riprendere e aggiornare le proposte di fiscalizzazione graduale degli oneri generali di sistema che la stessa Arera aveva avanzato. In che modo il nuovo collegio intenderà interpretare la propria indipendenza? Molti provvedimenti recenti del governo, dalle modalità della proroga delle concessioni per la distribuzione elettrica agli interventi sulle tariffe di trasporto gas contenuti nelle bozze del decreto energia, segnano uno sconfinamento dell’esecutivo. L’Autorità dovrà decidere se e come presidiare il confine e se e come privilegiare la tutela dei consumatori oppure le richieste del governo (e gli appetiti degli operatori).

  

Dell’Acqua riceve in eredità strumenti innovativi, dal Tide al nuovo Remit, dal Ross integrale ai meccanismi di incentivazione nella distribuzione. Ora dovrà fare un passo ulteriore: non basta avere buone regole, occorre anche applicarle concretamente e spiegarle. Nel corso di un seminario organizzato da Arera, Carlo Cambini (Politecnico di Torino) ha richiamato il Customer Impact Report di Ofgem, un’analisi dei costi e benefici degli atti del regolatore: non solo le “riforme”, ma anche i più prosaici interventi di vigilanza e sanzione. Perché il nuovo collegio non inaugura il mandato impegnandosi a seguire questo ottimo esempio? La cosa migliore che Dell’Acqua e colleghi potranno fare è interpretare in modo rigido la propria autonomia e non avere mai paura di “speaking truth to power”, dire la verità al Potere. Buon lavoro ai nuovi commissari, ma anche ai parlamentari delle Commissioni oggi chiamate a esprimere un voto che certifica i requisiti della legge 481/95: competenze di settore e indipendenza di giudizio.

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