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Il Colloquio

A pagare per i dazi di Trump contro la Cina è l'Ue. Parla Brunello Rosa (Lse)

Mariarosaria Marchesano

Macron alza i toni contro Pechino: mentre Trump chiude il mercato americano, l’export cinese si riversa sull’Europa, gonfia un surplus commerciale record e trasforma l’Ue nel vero parafulmine della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina

Se qualcuno si è domandato come mai il presidente francese Emmanuel Macron abbia improvvisamente vestito i panni del presidente americano Donald Trump, minacciando Pechino di ritorsioni se non riduce il surplus commerciale nei confronti dell’Europa, trova la spiegazione nei dati sulle esportazioni cinesi usciti lunedì notte, decisamente superiori alle aspettative.

Nel mese di novembre l’export cinese negli Stati Uniti si è ridotto del 28,6 per cento su base annua, mentre l’export complessivo è aumentato del 5,9 per cento. E’ evidente che altre aree del mondo stanno assorbendo la produzione cinese prima destinata al mercato americano. Non la Russia, paese con il quale l’interscambio commerciale risulta calato dell’8,7 per cento da inizio anno. Allora, quali?

“Per quanto il dato mensile sia tendenzialmente volatile”, spiega al Foglio l’economista Brunello Rosa (London School of Economics), “abbiamo un chiaro indizio del fatto che l’Europa sta pagando un prezzo alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Dal dato disaggregato di novembre, infatti, si vede chiaramente che è l’Europa l’area verso cui le esportazioni cinesi sono maggiormente aumentate, con più 15 per cento. Considerando i grandi volumi negli scambi, direi che è un incremento molto significativo e che sta contribuendo a compensare il calo delle esportazioni cinesi sul mercato americano. Questo dato è particolarmente significativo per quanto riguarda il settore dei veicoli elettrici, in cui l’Europa fa chiaramente fatica a tenere il passo sia dei cinesi che degli americani”.

Dunque, Macron ha ragione? “Direi che ha posto un tema concreto poiché, effettivamente, la crescita dell’avanzo commerciale della Cina a circa mille miliardi di dollari nei primi undici mesi del 2025 è frutto soprattutto dell’apporto dell’export verso Europa, paesi asiatici e Africa. Insomma, è legittimo se tutto ciò sollevi preoccupazioni nell’Unione europea. Solo che a fronte di tutto questo, non si vede una reazione coesa e coerente dei vertici dell’Unione, ma di un singolo paese”.

L’economista ricorda che la risposta del leader cinese Xi Jinping alle politiche protezionistiche americane, cominciate con il primo mandato di Trump, è sempre stata quella di cercare nuovi mercati di sbocco per le proprie merci. E questo approccio ha dato i suoi frutti fin dal 2023, quando le vendite della Cina verso i paesi che fanno parte della Via della seta erano risultati maggiori di quelle verso Stati Uniti, Europa e Giappone, insomma, verso i paesi occidentali. “Di fatto, quel risultato rifletteva una diversificazione abbastanza equilibrata, non volta, cioè, a scaricare il maggior peso sull’Europa”, spiega Rosa.

Poi, però, le cose hanno preso un’altra piega con il ritorno di Trump alla Casa Bianca alla fine dello scorso anno e l’inizio di una guerra commerciale dichiarata a tutto il mondo, ma particolarmente aspra con la Cina, dove, nel frattempo, una profonda crisi della domanda interna ha reso difficile assorbire anche solo in parte l’eccesso di produzione spingendo le autorità di Pechino a una maggiore aggressività sui mercati esteri. Così da inizio anno le esportazioni cinesi verso Africa, sud-est asiatico e America latina sono aumentate rispettivamente del 26 per cento, del 14 per cento e del 7,1 per cento. E, infine, a novembre è successo, in modo inatteso, che a fronte del crollo di un terzo delle vendite in America sono aumentate le esportazioni verso tutto il resto del mondo – dopo che a ottobre c’era stato un calo – di quasi il 6 per cento e questo è in gran parte dovuto alle spedizioni verso l’Ue. Così, il surplus commerciale verso l’Europa si è improvvisamente impennato e oggi rappresenta più di un terzo dell’avanzo di cui la Cina gode nelle sue esportazioni.

“La Cina ha coltivato nuova clientela per i suoi prodotti dimostrando di potere fare a meno dell’America”, osserva Rosa. “Xi ha praticamente piegato Trump sotto l’aspetto commerciale e questo aumenta la sua influenza sulla scena globale perché oggi il capo del governo cinese è di fatto l’unico che potrebbe dire a Putin di cessare il fuoco in Ucraina, anche se temo non lo farà mai”.

Intanto, l’Europa subisce attacchi molto forti dalle autorità americane e da alleati come Musk. “Mi auguro davvero che si arrivi a formulare una risposta univoca siamo noi che ci stiamo estinguendo o l’America che si sta estinguendo trasformandosi in un’autocrazia? Forse bisognerebbe cominciare a raccontare le cose come stanno”. Ma ha senso usare, come sta facendo Macron, lo stesso stile di Trump per controbattere all’offensiva commerciale della Cina? “Sì, se l’unica lingua che comprendono”.

 

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