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Escamotage scorretti
L'Ue e i suoi stati le provano tutte pur di non prendersi la responsabilità sul supporto all'Ucraina
Pur di non metterci la faccia e i soldi, la politica è pronta a violare i trattati. La Commissione chiede alla Bce qualcosa che Francoforte non può fare. Mentre i singoli paesi non vogliono condividere la responsabilità con il Belgio sugli asset congelati
Cosa fa la politica quando non trova un accordo? Cerca un escamotage tecnico e delega, delega, delega. Non è solo un vizio italiano, perché la Commissione europea ha chiesto alla Bce di fare l’assicuratore di ultima istanza del grande prestito “risarcitorio” da 140 miliardi all’Ucraina, che Bruxelles vorrebbe costruire usando come garanzia gli asset russi congelati presso la banca belga Euroclear. Quei fondi diventerebbero la garanzia di un maxi prestito che l’Unione girerebbe a Kyiv per coprire deficit e ricostruzione dal 2026 in poi. L’Ucraina li restituirebbe solo quando – e se – riceverà le riparazioni di guerra da Mosca.
Questi asset russi sono appunto congelati presso Euroclear, un istituto con sede a Bruxelles, vigilato in Belgio e citabile davanti a giudici belgi e magari internazionali. Insomma, nel mezzo di un gioco di responsabilità che nessuno vuole firmare. Ma il primo ministro belga Bart De Wever lo ha detto senza giri di parole alla presidente Ursula von der Leyen: a Bruxelles non vogliono essere gli unici a prendersi il rischio di mettere a garanzia i fondi russi, né quello che affronta da solo eventuali ritorsioni e cause di restituzione. Ma se è un’azione dell’Unione a sostegno dell’Ucraina, non dovrebbero sostenerla anche gli altri? In teoria sì. In pratica no. Infatti tutti gli stati membri sono d’accordo sul fatto che Kyiv vada finanziata, ma nessuno (Italia inclusa) è disposto a condividere la responsabilità e farsi carico attraverso garanzie comuni in bilancio. Il risultato è l’impasse perfetta.
Da qui l’idea della Commissione: chiedere alla Bce di fare da garante per i reparation loans, nonostante i trattati europei vietino a Francoforte di farlo. Insomma, fare una domanda già sapendo (si spera) la risposta. Al Foglio un portavoce della Bce riassume così la situazione: “La proposta della Commissione non è proprio al vaglio perché violerebbe il diritto dei trattati dell’Ue che proibiscono il finanziamento monetario”. Il riferimento è all’articolo 123 del Tfue, che vieta alla Bce di concedere finanziamento monetario ai governi, istituzioni europee ed enti pubblici. Anche se Euroclear è tecnicamente una banca, con accesso alla liquidità dell’Eurosistema, lo schema proposto dalla Commissione prevedrebbe che Francoforte intervenga nel caso in cui uno stato (il Belgio) non onori la propria garanzia – o non lo faccia abbastanza in fretta. In quel momento la Bce coprirebbe il buco lasciato dal governo, facendo di fatto atto un finanziamento monetario. È quindi fuorviante dire che la Bce si sia “rifiutata”. Piuttosto, non aveva scelta. Come disse l’ex premier Mario Draghi, “anche i banchieri hanno un cuore”, ma un cuore non basta a riscrivere il diritto europeo.
Allora il punto non è che la Bce blocchi il prestito all’Ucraina. Ma che la Commissione e gli stati membri chiedano a chi non può legalmente farlo di trasformarsi nel garante di un’operazione che resta, comunque, una scelta politica. L’Ue sa di dover finanziare Kyiv, ma non riesce a mettersi d’accordo sull’assunzione collettiva delle responsabilità.
A questo punto restano due opzioni. La prima è un’altra delega ai “burocrati”: il Meccanismo europeo di stabilità, l’altra grande istituzione con le spalle abbastanza larghe da garantire i reparation loans. Ma i trattati lo potrebbero permettere? Al Foglio il portavoce principale del Mes spiega che sì, c’è la possibilità: “Il Mes può fornire sostegno solo agli Stati membri dell’area euro che ne facciano richiesta, e solo per salvaguardare la stabilità finanziaria dell’area euro e dei suoi membri”. Sulla carta il Mes avrebbe la capacità di prestito, Ma in pratica, per usare Il Mes come garante, bisognerebbe dimostrare che la combinazione fondi russi–Euroclear sarebbe cruciale alla resilienza ucraina, e che se Kyiv crollasse emergerebbe una minaccia alla stabilità finanziaria dell’Eurozona. Bisognerebbe passare per il rito completo e burocratico. Non proprio la linea di pronto soccorso che la Commissione immagina. Senza contare che il Mes riguarda solo i paesi dell’euro, mentre la scelta politica coinvolge tutti i 27.
Resta l’unica via: una decisione politica del Consiglio e degli stati membri. Come durante la pandemia, quando furono creati Sure per il lavoro e i bond comuni di Next Gen Eu, o come oggi si discute di fare con lo strumento Safe per la difesa. Il Consiglio e la Commissione possono creare un vero veicolo europeo di garanzia bancaria, con capitale di rischio messo nero su bianco nei bilanci nazionali e in quello comune. Dunque, sarebbe più onesto smettere di chiedere ad altri di fare il lavoro sporco che la politica non vuole intestarsi.