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Il Colloquio
Occupazione ed export in frenata. Ecco perché l'economia italiana rallenta
Occupazione che tiene, pil al rallentatore ed export in affanno: Italia in stabilizzazione, senza sprint finale. Parlano Nobile (Oxford Economics) e De Novellis (Ref)
“Gli ultimi dati sul commercio, occupazione e pil non sono fulmini a ciel sereno. Ma vanno contestualizzati nel quadro di un’economia che tiene in alcuni settori, e perde slancio in altri”, sintetizza al Foglio Nicola Nobile, capo economista per l’Italia di Oxford Economics. Fedele De Novellis, economista e partner di Ref, concorda sulla velocità dell’economia italiana: “Resteremo su margini di crescita bassi. Sempre sotto l’1 per cento”, per il terzo anno consecutivo. Così si può leggere lo stato attuale dell’economia italiana: stabilizzazione e crescita modesta, senza sprint.
I dati di agosto aiutano a comprendere il quadro economico. Sul lavoro, le stime Istat provvisorie indicano una diminuzione degli occupati di 57 mila unità rispetto a luglio (-0,2), e un tasso di disoccupazione stabile al 6,0 per cento. Ma su base annua gli occupati sono ancora in aumento, nella fase post pandemia il tasso di disoccupazione è sceso dal 10,2 per cento di aprile 2021 al 5,9 per cento di luglio 2025. “Non vedevamo un valore così basso da un ventennio” aggiunge Nobile. Nello specifico, il valore più basso dal 2007.
Il Rapporto di previsione – Autunno 2025 del Centro Studi Confindustria (Csc) incastra questi trend in uno scenario coerente: crescita italiana allo 0,5 per cento quest’anno e allo 0,7 il prossimo, con un commercio mondiale che, dopo il rimbalzo di inizio 2025 alimentato dal front loading (l’anticipo delle spedizioni negli Stati Uniti per anticipare i dazi), rallenta. Analizza Nobile: “Il nostro export negli Stati Uniti conta il 3 per cento del pil italiano. L’effetto dei dazi non sarà trascendentale, ma hanno un impatto che noi avevamo stimato intorno allo 0,4 o 0,5 per cento di pil. C’è anche una debolezza dei nostri principali partner commerciali, come la Germania”.
Per De Novellis, però, “il front loading potrebbe non essersi esaurito in un colpo per via di deroghe e incertezze. E ora, potrebbe trasformarsi in eccesso di scorte: un freno per i prossimi mesi”. Rimane cauto anche Alessandro Fontana, direttore del Csc: "I consumi vanno avanti molto lenti, e l'export non sta andando bene - racconta al Foglio - Il prossimo futuro sarà più o meno questo. Il trend di occupazione senza crescita si interromperà, e nelle nostre previsioni si riallineerà alla dinamica del pil".
Per Nobile sono diversi i fattori da tenere in considerazione: “Nei mesi recenti abbiamo visto la sostanziale stabilizzazione della fiducia delle imprese, consumatori ancora prudenti e una produzione industriale non incoraggiante. Il pil è salito dello 0,3 per cento nel primo trimestre 2025 e sceso dello 0,1 nel secondo. Il quadro è coerente con l’idea di un’economia che non accelera”. Mentre per De Novellis: “Il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto. Ma i tagli dei tassi aiutano gli investimenti, e il prezzo del petrolio e del gas in calo in Europa aiutano i conti delle imprese energivore.” Continua Nobile: “Al netto dei dati volatili che ci possono essere, l‘economia italiana tiene sull’occupazione. Ma i salari reali rimangono bassi e questo pesa sui consumi. L’incertezza spinge le imprese a rinviare parte degli investimenti”.
De Novellis resta cauto sulla fine del 2025: “Se le scorte di export italiano negli Usa saranno eccessive, e la domanda estera resta incerta, il percorso rischia di rimanere senza slancio”. Sul confronto europeo, Nobile nota che “rispetto alla crescita del pil dell’area euro non siamo lontani. Il gap emerge con paesi più dinamici come la Spagna, in crescita dello 2,6 per cento nell 2025”, nonostante per il terzo anno consecutivo non riuscirà ad approvare una nuova legge di bilancio, operando ancora con quella del 2023.
Gli ultimi dati offrono dunque quadro ambivalente. Da un lato, l’Italia beneficia di un mercato del lavoro robusto, di una moderata ripresa degli investimenti e di un contesto monetario più favorevole. Dall’altro, i consumi rimangono fiacchi, e l’export soffre. Nobile e De Novellis concordano sul fatto che la nostra economia non sta crollando, ma procede lentamente e fatica a superare lo zero virgola annuo.