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Editoriali

Il pil stagnante spiega la debolezza dell'Europa nel negoziato con Trump

Redazione

Nel secondo semestre gli Stati Uniti crescono del 3 per cento, mentre l’Eurozona dello 0,1, anche per via della contrazione italiana. Il costo economico e politico di una guerra commerciale è molto più alto per l'Ue

L’economia italiana si è contratta dello 0,1 per cento nel secondo trimestre del 2025 rispetto al trimestre precedente. Il calo è dovuto a un andamento negativo dell’industria e, sul lato della domanda, per l’impatto negativo della componente estera. C’è sicuramente l’effetto delle tensioni commerciali, ma anche perché in vista dei nuovi dazi americani c’era stato un aumento dei rifornimenti dagli Usa nel primo trimestre dell’anno, che infatti per l’Italia era andato meglio delle previsioni (+0,3 per cento). Pertanto, ha più senso guardare all’immagine d’insieme del primo semestre che fotografa una crescita acquisita dello 0,5 per cento, pienamente in linea con le stime di crescita annuali del governo (0,6 per cento). Il dato non è certamente positivo, ma va visto all’interno del quadro europeo. Nel secondo semestre l’Eurozona è cresciuta dello 0,1 per cento con Germania (-0,1), Italia (-0,1) e Irlanda (-1,0) che hanno registrato una variazione negativa: non è un caso che si tratti di tre grandi esportatori verso gli Stati Uniti (pertanto l’effetto dazi ha contato più che in altri paesi).

Oltreoceano le cose vanno apparentemente meglio. Nel secondo trimestre, il pil Usa è cresciuto del 3 per cento dopo il -0,5 per cento del primo trimestre. Anche in questo caso, per superare il rumore dei dazi, ha senso guardare alla foto del primo semestre che negli Usa mostra una crescita dell’1,2 per cento. Un tasso che è molto più elevato della crescita europea, ma che mostra un forte rallentamento rispetto alla velocità a cui viaggiava l’economia americana: nel secondo semestre 2024 il pil Usa era infatti cresciuto del 2,9 per cento. Ma proprio questo differenziale di crescita spiega il diverso atteggiamento di von der Leyen e Trump nel negoziato sui dazi. Gli Stati Uniti, che crescono da tempo a ritmi più sostenuti, possono assorbire il danno autoinflitto da Trump. L’Europa, che cresce dello zerovigola, se avesse risposto con i controdazi sarebbe finita in recessione. Per l’Ue il costo economico e politico di una guerra commerciale è molto più alto.

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