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i numeri
Le tristi fake sul pil italiano
Abbiamo davvero raggiunto il pil pro capite della Francia? Non è così
Un articolo del Sole 24 Ore del 21 maggio titolava “Pil pro capite, l’Italia raggiunge la Francia. Ridotto il gap con Berlino”. Il titolo è stato in seguito ripreso in un post sui social da Fratelli d’Italia e, negli ultimi giorni, questa notizia è circolata anche su molti altri quotidiani, compreso il Corriere della Sera. Quando una notizia è troppo bella per essere vera, però, di solito non lo è.
Vediamo perché in questo caso. Innanzitutto, non si parla di Pil pro capite, ma del suo valore a parità di potere d’acquisto, ossia considerando il diverso costo della vita tra paesi. Sembrerebbe un’ulteriore conferma, no? Anche considerando il diverso livello dei prezzi, il nostro benessere, che possiamo in parte approssimare nel Pil pro capite, è allo stesso livello dei nostri vicini francesi. Inoltre, anche il distacco con i tedeschi, come si dice nell’articolo, sarebbe dimezzato. È già però Eurostat, da cui provengono questi dati, ad affermare come l’elaborazione dei numeri per calcolare la parità di potere d’acquisto (PPP) potrebbe far perdere alcune sfumature nei valori dell’indicatore. La PPP è infatti necessariamente una semplificazione: possiamo farci un’idea del diverso livello del costo della vita tra Francia e Italia, ma non potremo mai davvero mettere a confronto ogni prezzo: il fatto che i fusilli siano più cari in Francia perché “esotici” ha un impatto destabilizzante sul calcolo dell’indicatore? Ed è giusto mettere a confronto le tariffe per il trasporto pubblico tra Roma e Parigi? Senza considerare il diverso livello dei servizi pubblici. Questa criticità si nota anche nei diversi livelli di Pil pro capite PPP che troviamo a seconda della fonte che andiamo a consultare. Per esempio, secondo l’Ocse quello della Francia vale il 21 per cento in più di quello italiano, mentre per la Banca mondiale questo distacco è praticamente nullo, come nel caso di Eurostat. Anche nel confronto con la Germania registriamo parecchia volatilità. Questo perché questi istituti, tutti affidabili, utilizzano metodologie diverse di calcolo. Sarebbe una forzatura sostenere che sia equivalente al Pil pro capite “semplice”. Non a caso, l’Italia è ben lontana da Francia e Germania su quest’ultimo indicatore: secondo i dati Eurostat, nel 2024 il Prodotto interno lordo per abitante in Germania valeva il 36 per cento in più di quello italiano mentre quello francese si attesta al 16 per cento in più. Dieci anni fa, il divario con i tedeschi era lo stesso, mentre quello con i francesi si è leggermente ridotto (era al 20 per cento nel 2015), ma di certo non si è azzerato.Il fatto che il dato a PPP sia più consolante per l’Italia potrebbe essere spiegato anche dalla diversa inflazione. È un discorso che può valere con la Germania, che ha registrato un aumento del costo della vita del 32 per cento tra il 2015 e oggi, contro il +25 per cento dell’Italia. Se i prezzi crescono più in fretta, il potere d’acquisto nel proprio paese si erode più velocemente rispetto ad altri. Per la Francia, invece, l’aumento è stato in linea con quello italiano.
Va poi considerato che negli ultimi dieci anni la popolazione di Francia e Germania è cresciuta, mentre quella italiana si è ridotta. Minore è il numero di abitanti tra cui spartirsi la “torta”, maggiore sarà il Pil pro capite per ciascuno. Nonostante la ripresa a livello pro capite, infatti, negli ultimi anni il Pil è cresciuto di più in Francia e Germania, ma il fatto che la nostra popolazione sia calata ci ha permesso di recuperare almeno in parte sul fronte del benessere economico individuale.
Il governo Meloni, come buona parte dei suoi predecessori, canta vittoria, ma sta facendo poco e niente per riuscire a trovare delle soluzioni a questi problemi strutturali. E parliamo, appunto, di problemi strutturali, che vanno affrontati con soluzioni a lungo termine che bisogna perseguire con pazienza, non sperando che un paio di politiche possano rimettere tutto a posto in pochi mesi o in pochi anni. Le prime pagine sui risultati economici dell’Italia arriveranno quando affronteremo in maniera seria e incisiva i problemi di produttività del paese, quando spingeremo ancora di più la partecipazione al mercato lavoro, quando favoriremo i redditi da lavoro rispetto alle rendite, solo per citare alcune delle criticità maggiori. Per ottenere questi risultati, però, occorre rimboccarsi le maniche ed essere anche pronti a fare dei sacrifici.