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L'Istat certifica un pil migliore del previsto. Ottimismo sulla crescita

Redazione

Con una crescita leggermente migliore delle attese nel 2025 i riferimenti per la finanza pubblica sono confortanti. Su tutto incombe però l’onda atlantica della smania distruttiva trumpiana

Se si comporta come crescita del pil, se l’Istat dice che c’è crescita del pil (+0,3 congiunturale nel primo trimestre 2025) e se sembra proprio crescita del pil, allora è crescita del pil. E non va neanche male nel confronto europeo, se si ha l’intelligenza (basta quella naturale) di prendere i riferimenti giusti, cioè quelli con le grandi economie industriali europee. Da Francia e Germania vengono indicazioni simili a quella italiana, ma con una leggera differenza in negativo. Tutto questo succede mentre il settore industriale in Italia sta faticosamente uscendo da una serie al ribasso nei dati grezzi sulla produzione. E mentre l’accoppiata tra bassi investimenti e aumento record dell’occupazione (al massimo storico) porterebbe a escludere un vistoso aumento della produttività, e anche uno non vistoso. Insomma, si cresce con quello che c’è e con il tanto già avviato per resistere nella competizione mondiale e per tenere le quote del commercio internazionale.

 

Il turismo e i settori primari danno una mano, pure con il loro basso valore aggiunto. La buona notizia sul pil va a completare il quadro di stabilità e maggiore fiducia indicato nel recente miglioramento del rating dei titoli italiani. Con una crescita leggermente migliore delle attese nel 2025 i riferimenti per la finanza pubblica sono confortanti. Ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto che  si tratta di un segnale importante che dimostra la correttezza delle nostre previsioni e l’efficacia delle politiche economiche del governo” (e ci si augura che il sostituto di Marcello Sala, Francesco Soro, a capo dipartimento del Mef sia all’altezza del ruolo che fu di Mario Draghi).

 

Su tutto incombe però l’onda atlantica della smania distruttiva trumpiana. La frenata al commercio mondiale pesa sul futuro della crescita italiana. Con una comica e sinistra simmetria nel primo trimestre è proprio il pil degli Usa a scendere e proprio di uno 0,3 per cento. L’effetto arriverà presto da queste parti. 

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