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L'intervista

“Schlein firma, ma il Pd resta autonomo dalla Cgil”. Parla Guerra

Nunzia Penelope

"Non stiamo inseguendo Conte. I temi sollevati dal referendum sono di interesse del nostro partito, su cui lavoriamo da tempo: le condizioni del mercato del lavoro, la precarietà, i bassi salari, la sicurezza", dice la responsabile lavoro dem

Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Pd, non si spiega lo stupore con cui è stata accolta la decisione di Elly Schlein sui referendum della Cgil. La firma, dice, era scontata: la necessità di voltare pagina rispetto al Jobs Act era già stata dichiarata da Enrico Letta, e poi ribadita nella mozione con cui l’attuale segretaria del partito si è presentata alle primarie, vincendole. Dunque, difficile dire che non fosse nella linea del Nazareno. E se pure l’argomento non è mai stato affrontato in riunioni di segreteria, se ne è discusso tra la stessa responsabile lavoro e la leader. “Del resto – osserva Guerra – siamo di fronte a un’iniziativa del sindacato, nella sua autonomia, e Landini non ha certo chiesto ai partiti un’adesione. Mobilitazioni autonome, dunque, seppur convergenti”. Quello che proprio non si deve fare, per Guerra, è “ridurre questo referendum a una battaglia identitaria. Anche rispetto a quanto accade nel Pd, non si sta mettendo in discussione un’epoca, si tratta di questioni che erano sul tavolo già da tempo. Poi, certo, lo strumento del referendum ha dei limiti, e infatti io non lo avrei scelto. Ma  possiamo approfittarne per rilanciare con maggiore forza le nostre proposte, per realizzare, per via legislativa, quel risanamento del mercato del lavoro ormai assolutamente necessario”. 

Però Guerra, lei lo sa cosa si dice: che la segretaria abbia firmato trascinata da Giuseppe Conte. “E’ una lettura del tutto sbagliata. Elly Schlein e  Conte sono due personalità forti, che guidano due partiti molto diversi. Conte può fare, diciamo, come gli pare, mentre Elly deve tenere conto di un partito molto variegato. Per questo, nella firma, ci sono stati tempi e modalità diverse”. Diverse anche nello stile: “Schlein ha parlato davanti al suo popolo, mettendolo al corrente della decisione che aveva maturato: non è passata direttamente al fatto compiuto, facendosi fotografare al banchetto della Cgil”. “I temi sollevati dal referendum – insiste  Guerra – sono di interesse del nostro partito, e sono temi su cui lavoriamo da tempo: le condizioni del mercato del lavoro, la precarietà, i bassi salari, la sicurezza. Abbiamo presentato, con M5s e Avs, una mozione unitaria con cui chiediamo di bonificare il mercato del lavoro dalle troppe forme di precarietà, anche alla luce delle sentenze della Corte costituzionale sui licenziamenti illegittimi. La stessa Corte, con la sentenza 183 del 2022, ha avvisato che se il legislatore rimane inerte dovrà intervenire direttamente. Il referendum può essere un altro stimolo a risolvere”.

Il referendum rischia però anche di aumentare le divisioni tra i sindacati, con la Cgil che va per conto suo rispetto alla Cisl e, in questo caso, anche alla Uil: non è  un problema ulteriore? “Certamente la divisione tra  sindacati fa male al paese. Però osservo che la Cisl ha raccolto le firme per la sua legge di iniziativa popolare sulla partecipazione, e che  molti esponenti del Pd l’hanno firmata, senza causare scandalo né guerre interne. E’ la stessa cosa adesso, con la firma del referendum Cgil”. Partiti e parti sociali, osserva ancora Guerra, “sono due mondi distinti e autonomi che a volte si intersecano, e che dovrebbero sempre confrontarsi”, come del resto è già avvenuto, e con successo, nel caso degli appalti del Pnrr: “E se il paese sarà chiamato ad altri referendum, sul premierato, sull’autonomia differenziata, potranno esserci altre convergenze”. 

Nel frattempo, il Pd sta anche raccogliendo anche le firme per il salario minimo, tema che non ha mai realmente scaldato il cuore di Maurizio Landini. La Cgil vi restituirà la cortesia, firmandola? “Ce la restituirà negli stessi termini: molti esponenti della Cgil  firmeranno la nostra proposta di legge, senza che la Cgil debba farla propria nella nostra formulazione, così come molti del Pd firmeranno per il referendum, ma senza schierare il partito. Reciproco rispetto, reciproca autonomia”. Ma se tra un anno si andrà alle urne per il referendum, il Pd che farà? Continuerà a restare sulla sponda, o prenderà una posizione? “Se, e ripeto se, si farà il referendum, certamente il Pd dovrà prendere una posizione. Ma è inutile che si schieri  adesso”.

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