Macchine intelligenti

La svolta di Apple sulle auto elettriche mostra i limiti di un settore in difficoltà

Stefano Cingolani

L'azienda rinuncia al progetto Titan e si butta a corpo morto sull’intelligenza artificiale. "Sembra che Tim Cook sia arrivato alla conclusione che l'elettrico non garantisce abbastanza profitti né volumi sufficienti, è meglio mollare”, spiega l'ex capo di Ford

Roma. E’ l’anno nero per l’auto elettrica, anche Apple getta la spugna, rinuncia al progetto Titan e si butta a corpo morto sull’intelligenza artificiale dove rischia di perdere colpi rispetto ai diretti concorrenti a cominciare da Google. Dunque uomini assunti e mezzi impiegati fanno i bagagli e passano a un business molto più vicino all’esperienza e alla cultura industriale del colosso fondato da Steve Jobs. La notizia si presta già a diversi commenti. Uno viene da chi le auto le produce da sempre: non tutti sanno fare tutto e l’industria dell’auto assorbe una ingente quantità di soldi, troppi anche per la Apple che siede su una montagna di dollari.

Sentite cosa ha dichiarato Mike Fields l’ex capo della Ford al Wall Street Journal. “Sembra che Tim Cook sia arrivato alla conclusione che, siccome l’auto elettrica non garantisce abbastanza profitti né volumi sufficienti, è meglio mollare”. E non basta dire elettrico, la vettura a quattro ruote è molto più complicata di un telefonino, soprattutto non trova ancora abbastanza compratori. Un economista direbbe che c’è l’offerta e non la domanda. 
Gli ingegneri di Copertino nel 2015 si erano ingelositi dal successo della Tesla e avevano cominciato a dire “perché noi no? Siamo in  grado di fare altrettanto e meglio”. Erano usciti anche dei prototipi con lo stile elegante e innovativo tipico del design Apple. Ma poi non si è andati molto più in là. In realtà Apple aveva già dovuto rinunciare nel 2016 a un altro progetto innovativo, quello di introdurre una televisione ad altissima definizione, un’idea dello stesso Steve Jobs, e aveva ripiegato sull’offerta di servizi televisivi on line. Di nuovo, la tecnologia oggi offre una quantità di soluzioni che poi non corrispondono alla richieste e ai bisogni dei consumatori, in genere sono troppo care in un momento in cui l’incertezza spinge i compratori alla prudenza. Insomma, Tim Cook ha saggiamente scelto di concentrarsi su quel che può fare meglio. E la sfida dell’intelligenza artificiale è ben più difficile e strategica.

 

La notizia di ieri è sembrata un altro campanello d’allarme per l’auto elettrica. Prendiamo la Tesla. Non nasce certo adesso, ma vent’anni fa, ha rischiato di fallire ed è stata sostenuta finanziariamente anche dalla Exor di John Elkann, finalmente è riuscita a produrre vetture più efficienti a prezzi più accettabili, con una maggiore autonomia, per incontrare le esigenze della clientela. Nonostante ciò i costi di produzione sono sempre stati superiori al prezzo finale, niente profitti industriali anche se la quotazione azionaria saliva a livelli stratosferici. Elon Musk voleva arrivare a produrre tante auto quanto la Bmw.  Finalmente sono arrivati gli utili, anche se pochi e incerti, ma sono cominciati a scarseggiare i chip, mentre emergono debolezze finora considerate solo teoriche come l’effetto del freddo sugli apparati elettrici (anche se parliamo di molto freddo) e si sono moltiplicati gli incidenti durante la guida automatica, tanto da costringere la Tesla a rivedere il sistema. Le auto senza guidatore che sembravano così imminenti e così sexy hanno incontrato sfide molto più difficili di quanto ci si potesse aspettare.

Ormai è diventato chiaro che hanno bisogno di un supporto infrastrutturale, tipo corsie “intelligenti” che per ora non esistono. Il pubblico è diventato sempre più scettico e spesso timoroso. Le compagnie di assicurazione hanno sollevato una questione di fondo: chi paga, di chi è la colpa di un eventuale incidente? Le aziende che le compravano per le loro flotte hanno cominciato a ripensarci, lo stesso hanno fatto compagnie come la Hertz. Negli Stati Uniti le vendite languono, mentre al contrario stanno crescendo in Europa, partita in ritardo e dove si prepara lo sbarco delle elettriche cinesi accolte a braccia aperte da paesi come l’Ungheria e, a quanto pare, anche l’Italia. La confusione è grande sotto il cielo. Sta cominciando la rivincita del motore a scoppio? Gli anti-elettrici ne sono convinti. In realtà sta prendendo corpo la rivincita giapponese, la Toyota regina dell’ibrido si frega le mani e con lei le case che puntano su un mix di prodotti e di carburanti. Quanto alla Apple, è meglio per lei. Fare auto è un altro mestiere. A ciascuno il suo.
 

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