Massimo Antonelli - foto Ansa

Dominare le curve crescendo

L'anno che verrà in un convegno con Ernst & Young

Mariarosaria Marchesano

All'evento sugli investimenti per il 2024 il Ceo di Ey Italia Massimo Antonelli stima una crescita dello 0.6 per cento nel nostro paese, pur registrando un calo negli investimenti: il vicepremier Antonio Tajani suggerisce leve per attrarne sempre di più

L’Italia è un paese in salute e che nell’ultimo anno ha dimostrato responsabilità e pragmatismo. Sono qualità che si esaltano in condizioni avverse. Parafrasando il linguaggio automobilistico, potremmo dire che ha guidato molto bene in curva”. Massimo Antonelli, ceo per l’Italia di Ey ha chiuso così ieri il digital talk promosso dalla società di consulenza in collaborazione con il Foglio su investimenti e prospettive per il 2024, un anno che, secondo Antonelli, si presenta ancora pieno di “curve” con un tasso di crescita stimato dello 0,6 per cento, in flessione rispetto a quest’anno (0,7 per cento) a causa del calo degli investimenti privati. “Ci sono leve importanti che il governo può muovere per attrarre più investimenti”, ha spiegato il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, intervistato dal direttore Cerasa, aggiungendo di credere molto nella “diplomazia della crescita”, che vuol dire, da un lato, esplorare nuovi mercati, “mettendo al posto delle imitazioni i nostri prodotti artigianali”, e dall’altro agire sulla burocrazia e promuovere le riforme.

 

Ovviamente, bisogna fare i conti, con la frammentazione economica globale che genera protezionismo e spinge i paesi a chiudersi. In ogni caso, l’outlook di Ey, che ha presentato i risultati di una survey tra 1200 ceo di aziende in tutto il mondo di cui 50 in Italia, rivela un moderato ottimismo. “Possiamo essere fiduciosi e ce lo dicono i dati: il 66 per cento degli amministratori delegati italiani si aspetta una crescita dei ricavi il prossimo anno e il 52 per cento attende un aumento della profittabilità”. Un tale clima di fiducia andrebbe alimentato con la stabilità politica, l’innovazione e l’alleanza tra imprese per affrontare sfide cruciali come quella dell’intelligenza artificiale, che viene percepita come uno dei principali rischi da affrontare. Il 70 per cento degli intervistati, infatti, ritiene che il suo impatto determinerà un ripensamento delle strategie aziendali e diventerà un elemento cruciale nella definizione dei modelli di business. “Lavoriamo ogni giorno con tante grandi e piccole aziende  – prosegue Antonelli –  E a tutte diciamo che questa non è soltanto una trasformazione tecnologica, ma culturale. Siamo di fronte a qualcosa di diverso da tutto quello che abbiamo visto fino ad ora”. Ma che cosa vede il ceo di Ey Italia nel 2024? “Per mantenere una linea positiva e crescere al ritmo che questo paese merita non basta seguire le mode del momento: bisogna investire con coraggio e strategia sui motori delle competenze, tecnologia e sostenibilità”. Quello che dovrebbero fare le aziende è uno sforzo supplementare per offrire un maggior contributo al pil dell’Italia considerando anche che i consumi hanno esaurito la loro spinta essendo quasi tornati ai livelli pre Covid.

 

Un dato significativo emerso dalle proiezioni di Ey è rappresentato dal calo degli investimenti privati. “Questo frena le ambizioni di crescita del nostro paese – spiega Marco Daviddi, managing partner strategy and transactions di Ey in Italia – è necessario indirizzare risorse private verso gli investimenti in ricerca e sviluppo, nuove tecnologie e transazione energetica superando la logica degli incentivi”. Tra il 2020 e il 2023 gli investimenti privati in Italia sono passati dal rappresentare il 16 per cento del pil al 19 per cento, in linea con la media europea, ma a ben guardare, questi investimenti sono stati spinti soprattutto da incentivi pubblici come il Superbonus. Non a caso, nell’ultimo trimestre di quest’anno, gli investimenti privati sono ridiventati piatti facendo presagire un progressivo calo a partire dal 2024. Calo che, per Ey, è la causa della contrazione che subirà il pil nel nuovo anno se non ci sarà un’accelerazione nell’attuazione del Pnrr. Insomma, i privati dovrebbero avere più coraggio nell’investire di tasca propria, ricorrendo anche a risorse patrimoniali di cui pure dispongono. Bisognerebbe partire dalle spese in ricerca e sviluppo, che in Italia ammontano all’1 per cento del pil contro la media Ue del 2,5 per cento e contro il 3,5 per cento della Germania. Un gap che in futuro farà la differenza.

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