(foto Ansa)

ricadute sul territorio

Il disastro delle olimpiadi invernali spiegato con il pil

Fabio Bogo

Per il presidente dei costruttori del Veneto Gerotto il pasticcio ai Giochi 2026 è colpa della querelle tutta in casa Lega Salvini-Zaia

Chiariamo subito una cosa: sul fronte sportivo il flop della pista di bob a Cortina per le Olimpiadi del 2026 interessa a pochi. Troppo esigua la pattuglia di praticanti (una ventina in tutta Italia tra uomini e donne), poco appetibili (extra Olimpiadi) i diritti tv per raccontare di bolidi di leghe leggere (ma pesano fino a 690 chili) con 4 persone a bordo che sfrecciano sfidando la legge di gravità a 130 chilometri all’ora su curve paraboliche di ghiaccio. Quello che interessa sono i soldi. O, visto che siamo in Veneto, più familiarmente e pragmaticamente “i schei”.  Che rischiano di sparire con progetti cancellati, villaggi olimpici derubricati, tangenziali rimandate a tempi indefiniti.

 

Stiamo parlando della fetta riservata al Veneto nel budget olimpico complessivo, che ammonta a 1,5 miliardi. Veneto che adesso, visto che senza il bob ( sarebbe costato 125 milioni) alla Perla delle Dolomiti rimangono appena le discese femminili ed il curling, teme di vedere calare la scure sugli altri lavori, previsti per centinaia di milioni. Alessandro Gerotto, presidente dei costruttori veneti, non nasconde i suoi sospetti. “Noi temiamo che qualcuno cominci a pensare questo: a cosa servono tutte le opere previste se alla fine i Giochi invernali 2026 per Cortina saranno delle mini-Olimpiadi? Vale la pena impegnare tutte queste risorse? Bene, allora noi diciamo che siamo stufi e non ci faremo prendere per il culo. Cosa che forse con noi veneti hanno fatto sin dall’inizio”. Già, perché più passa il tempo più è evidente che sono sì Olimpiadi con il nome di Cortina accanto a quello di Milano, ma i Giochi sono a trazione lombarda. E forse lo sono sempre stati. Con lo sfregio di vedere persino l’Alto Adige fregiarsi, senza aver alzato un dito, dei cerchi olimpici (lo skeleton si farà lì) . E la cosa brucia.

 

“Il governatore Zaia è incazzato nero – dice ancora Gerotto – e fa bene. E lo siamo anche noi”.  Tutti incazzati, d’accordo, ma con chi? Il solito lamento sulla burocrazia e i dubbi degli ambientalisti? No. Gerotto accusa Roma. “E’ lì che si è inceppato il meccanismo, è lì che si sono bloccate le cose. Grazie alla politica con baricentro romano stiamo già vincendo una medaglia d’oro, quella dell’incapacità di fare sistema”. La gestione degli appalti è in capo alla Simico, la Società Infrastrutture Milano-Cortina. Ma Roma non ne è certo estranea. E allora fa impressione ascoltare nelle polemiche i toni di una volta, contro “Roma padrona” o “Roma ladrona”, quando però stavolta nella capitale un ministero chiave come quello delle Infrastrutture è saldamente nelle mani leghiste. Il convitato di pietra sulla pista di bob è allora Matteo Salvini. E’ lui oggetto del risentimento del governatore Luca Zaia? “Ci sono dinamiche che capiremo nel breve periodo – dicono i costruttori veneti, che ora temono di finire come il classico vaso di vetro tra vasi di ferro – ma pensiamo che questo possa essere più di un sospetto”.

Fa impressione, in effetti, il lungo silenzio del ministro delle Infrastrutture sulla vicenda. Che a rigor di logica, o di tifo, dovrebbe appoggiare il suo governatore Luca Zaia nella richiesta di avere delle compensazioni per il bob perduto. Peccato che a compensare dovrebbe essere la Lombardia, che pure è a guida leghista. E che, detto per inciso, è molto più ortodossa nella linea salviniana di guida della Lega. Silenzio per distrazione o dispetto volontario? Nel dubbio Zaia frigge di fastidio, e questo a Salvini magari non dispiace. Friggono anche i costruttori veneti, che però l’olio bollente vogliono buttarlo in faccia ai cuochi. “Ma vi rendete conto – si sfoga Gerotto – le imprese venete hanno fatto il Mose, che sta salvando Venezia dall’acqua alta ed evita finalmente danni di miliardi, e al mondo diciamo che non siamo in grado di fare una pista di bob? O che il villaggio Olimpico lo possiamo fare se smontabile? Per il Veneto le Olimpiadi sono un’occasione enorme per rendere efficiente un sistema viario e di infrastrutture che non è più stato toccato da 50 anni a questa parte, con strade vecchie, gallerie assenti, linee ferroviarie a binario unico, scarsa attenzione ai rischi idrogeologici. Stiamo perdendo la faccia!”. Gerotto tuona contro la Lombardia. “Sono tutte opere, quelle previste nel Veneto, che servono al turismo. Perché la gente va dove ci sono strutture efficienti, cercano posti fighi. Se non li trovano da noi, andranno così in Lombardia”.

 

Parole che sono sale sulle ferite del territorio e di chi lo governa. E su quelle dei possibili mancati incassi per le imprese: perché le rinunce o i ritardi hanno un costo per i costruttori e per l’indotto delle forniture. Sospesa nel limbo è la fondamentale circonvallazione di Cortina, 260 milioni di euro ancora da finanziare sui quasi 500 di costo complessivo, e la variante della statale di Alemagna a Longarone, uno dei colli di bottiglia che portano a nord: a bilancio sono stanziati altri 400 milioni. Partite in ritardo, ma almeno partite, invece le piccole varianti nel Cadore. Sono “schei” a rischio. E queste le stime iniziali. Poi, come sempre, i conti si faranno alla fine, su una spesa complessiva che è calcolata, tra budget strettamente olimpico e  oneri a carico dello stato, in 3 miliardi. Con l’intesa che metà di questi dovrebbero riguardare interventi nel Veneto. “Siamo pronti a tutto – dice Gerotto – per difendere gli interessi della regione. A Belluno giovedì ci sarà un’assemblea di fuoco, e il 5 dicembre, se sarà confermato il no al bob a Cortina, per il quale possiamo comunque dire di essere già  tecnicamente fuori tempo massimo, chiederemo una compensazione per il territorio”. Insomma c’è aria di battaglia. E per non farci mancare nulla è ripartita anche la battaglia del Comitato civico Cortina contro il comune, accusato di  favorire una possibile speculazione edilizia di privati nell’area ex stazione ferroviaria, dove sarebbe prevista la costruzione di un albergo, di un parcheggio sotterraneo a due piani, di edifici da adibire ad appartamenti (il costo medio al metro quadro a Cortina oggi è schizzato sopra gli 11 mila euro). Insomma attorno a Cortina ci sono sicuramente le cime più belle del mondo, ma a terra sembra più una piccola giungla.

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