Foto LaPresse

L'editoriale del direttore

Tim, Ita, Mps. Perché la credibilità dell'Italia si gioca sul futuro dei capitali coraggiosi

Claudio Cerasa

Il ministro Giorgetti è ottimista e allo stesso tempo preoccupato su queste tre partite. Notizie e idee (e occhio alla sfida tra il ministro dell'Economia e Vestager)

Per l’Italia è l’ora dei capitali coraggiosi? Giancarlo Giorgetti è ottimista ma è anche preoccupato. E’ ottimista rispetto al fatto che l’Italia possa essere coerente con le promesse fatte in questi giorni ai mercati, ottenere nel 2024 una crescita superiore rispetto alle stime di Fondo monetario e Commissione europea, ma è preoccupato rispetto a tutte le incognite di fronte alle quali si trova oggi il nostro paese. Incognite interne, legate alle richieste esose che i partiti hanno presentato in questi giorni al ministro dell’Economia sul terreno della manovra. Incognite esterne, legate ad alcuni dossier cruciali sui quali nei prossimi giorni si misurerà la capacità del governo di fare quello che Giorgetti ha promesso ad alcuni funzionari delle agenzie di rating incontrati in questi giorni, con queste parole: “Questo governo farà quello che i nostri predecessori non sono riusciti a fare”.

Il riferimento di Giorgetti non è legato alla crescita, le cui stime per stessa ammissione del ministro sono ottimistiche sul 2024. Ma è legato a tre parole, composte da tre lettere, che permetteranno ai mercati di misurare il grado di affidabilità e di credibilità del governo: Ita, Tim, Mps.

Su Ita, Giorgetti è furioso. Il governo vuole finalizzare a tutti i costi l’operazione di vendita di Ita a Lufthansa. Ma, secondo il ministro, la commissaria europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager, sta giocando in modo sospetto con l’Italia, ponendo questioni di lana caprina sul patto tra i due vettori aerei, come se non fosse chiaro, è il pensiero del ministro, che la concorrenza oggi è mondiale, non tra vettori europei. Il ministro si augura che la lentezza con cui Vestager sta valutando l’operazione, 700 pagine di domande inviate all’Italia e quattro mesi di attesa, non sia legata alla partita che Vestager sta giocando alla Bei, dove è candidata alla guida, ma ai suoi interlocutori il ministro ha fatto sapere di essere pronto a denunciare uno scandalo di proporzioni enormi qualora la partita venisse dirottata dalla Commissione su un binario morto. Ottimista, ma preoccupato.

Stesso approccio anche su Tim. Il ministro è consapevole dei rischi: se Vivendi dovesse opporsi, come sembra di voler fare, all’ok dato dal consiglio di Tim alla vendita della rete a Kkr ne potrebbe nascere un contenzioso legale che potrebbe fare arenare l’operazione. Giorgetti, su questo punto, ha intenzione di utilizzare tutte la cartucce possibili per sostenere l’operazione. E tra la cartucce possibili, “non impensabili”, vi potrebbe essere anche un intervento di Cdp per acquistare alcune quote di Vivendi. Ragionamento: la soluzione su Tim non è perfetta, ma risolvendo il dossier Tim si potrebbero evitare guai ulteriori a Open Fiber, si potrebbe regolamentare con nuove norme il sistema delle telecomunicazioni e si potrebbero spendere rapidamente i 14 miliardi stanziati dal Pnrr per la fibra. Ottimista, ma preoccupato.

E anche su Mps, in fondo, stessa storia. Il governo ha previsto, tra il 2024 e il 2026, un pacchetto di privatizzazioni da 18 miliardi. Giorgetti, così ha raccontato alle agenzie di rating, intende ricavarli da una vendita di una quota di Poste, da un’apertura di Ferrovie dello stato ai privati in tempi rapidi e da una vendita di Mps. L’ultimo punto è quello più delicato per Giorgetti: le offerte per vendere Mps sono all’ordine del giorno ma l’obiettivo del ministro è inserire la vendita in un’operazione più ampia, finalizzata non solo a portare soldi allo stato ma a creare più concorrenza e un sistema bancario tripolare.

Il Pnrr è importante (linea: è questa la vera leva della crescita). Il Patto di stabilità pure (linea: meglio il vecchio Patto di stabilità che un nuovo Patto di stabilità fuori dal mondo). Ma la credibilità dell’Italia futura, per Giorgetti, passa prima di tutto  da qui. Dalla capacità di avere uno stato imprenditore, in grado di far passare il paese dalla opaca stagione dei capitani coraggiosi a quella più ambiziosa dei capitali coraggiosi. Ben detto. E good luck.

Di più su questi argomenti:
  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.