Lo stabilimento Azovstal di Mariupol nel 2018. Foto Ansa 

il progetto

Una nuova acciaieria Azovstal a Piombino. Il ministro Urso: "Ore decisive"

Maria Carla Sicilia

Il gruppo ucraino Metinvest vuole investire 2,5 milioni di euro per costruire un nuovo stabilimento in Italia. Dopo il no del Friuli Venezia Giulia si cerca l'accordo per il polo siderurgico livornese. La mediazione con Jindal, il ruolo del Mimit e l'ottimismo del presidente Giani

Da Mariupol a Piombino. Per il progetto proposto dal gruppo ucraino Metinvest in joint venture con l’azienda italiana Danieli si lavora a una nuova soluzione, favorire l’insediamento nel polo siderurgico della città toscana. “Sono ore  decisive”, ha detto ieri il ministro delle Imprese Adolfo Urso, impegnato a fare da perno tra le parti in causa: da un lato c’è il gruppo Jsw dell’indiano Sajjan Jindal, con cui si discute per rendere compatibili le due attività nell’area delle ex acciaierie Lucchini, dall’altra il comune di Piombino e la Regione Toscana. Il nodo è tutto industriale e si cerca una sinergia per consentire la convivenza tra le due produzioni, che sulla carta sono più complementari che in competizione. Nel progetto della cordata a traino ucraino non ci sono prodotti lunghi come le rotaie, core business della produzione Jindal, ma bobine e laminati per vari utilizzi. L’obiettivo di Urso è quello di chiudere entro l’anno, una tempistica che va di pari passo alla scadenza della cassa integrazione in deroga dei dipendenti della Jsw Stell. 

Il progetto di Metinvest di costruire un nuovo impianto in Italia dopo aver perso il controllo dell’Azovstal – simbolo della resistenza ucraina ormai in mano ai russi – circola da ormai un anno e sarebbe un’occasione anche per l’economia ucraina, perché consentirebbe di tornare a lavorare a regime nei siti minerari del gruppo, che oggi operano a capacità ridotta per la guerra. La prima scelta del colosso guidato dall’amministratore delegato Yuriy Ryzhenkov era ricaduta in Friuli Venezia Giulia, vicino all’impianto già in produzione di San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine, stessa zona di provenienza del gruppo Danieli che a sua volta produce impianti siderurgici. Dopo una serie di valutazioni e polemiche, compresa una petizione firmata da 25 mila persone contrarie all’impianto, il progetto è stato bocciato definitivamente dalla regione guidata dal leghista Massimiliano Fedriga lo scorso settembre per motivi di “natura urbanistica e infrastrutturale”.  

Secondo il piano presentato lo scorso anno, grazie a un investimento di 2,5 milioni di euro lo stabilimento dovrebbe avere una capacità di 2,5 milioni di tonnellate di acciaio l’anno e una produzione da forno elettrico, portando alla creazione di 700 nuovi posti di lavoro diretti più l’indotto. Un’occasione che governo e sindacati non vogliono farsi sfuggire – siamo in un’economia di guerra e i paesi vicini sono pronti ad attrarre investimenti, ha ricordato il segretario generale della Fiom Toscana, Massimo Braccini  – e che potrebbe cambiare il futuro del polo siderurgico di Piombino. Entro fine anno si dovrebbe giungere alla firma del cosiddetto addendum all’accordo di programma di Jindal per il rilancio del sito siderurgico, mentre il prossimo gennaio scade dopo otto anni l’ultima proroga per la cassa integrazione in deroga dei suoi dipendenti. 

“Piombino convive da due mila anni con il ferro – dice al Foglio il presidente della Regione Eugenio Giani, ottimista per la chiusura di un accordo in tempi brevi – da quando gli Etruschi iniziarono le loro attività estrattive sull’Isola d’Elba. E’ una caratteristica unica che rende la città un luogo ideale dove non ci sono resistenze a questi insediamenti”. Anche il sindaco Francesco Ferrari (FdI) – lo stesso che si è duramente opposto alla nave rigassificatrice galleggiante – fa sapere di essere ben disponibile ad accogliere il progetto Metinvest-Danieli “se saranno sciolti i nodi tecnici”. Eppure, nota Giani, “è proprio la condotta che ha costruito Snam per collegare la dorsale adriatica al rigassificatore che consentirà di portare il gas alle acciaierie. Un’opera da 70 milioni che si è dimostrata un volano per lo sviluppo industriale della zona. E il progetto della nuova acciaieria ne è una conferma”.

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.