La comicità di Meloni che parla di inemendabilità della legge di Bilancio

Oscar Giannino

Se non c’è spazio per alcun emendamento dei partiti della maggioranza, a maggior ragione non ve ne sarà per nessuno delle opposizioni. Si vorrebbe che il parlamento non esistesse letteralmente più. Confidiamo che il Quirinale vorrà riservatamente spiegare al governo che non è consentito dalla Costituzione

Cari tutti, noi siamo gente seria e responsabile, quindi per evitare femminicidi decretiamo l’illegittimità di coltelli nelle vostre cucine e martelli nelle vostre cassette di bricolage: tali armi improprie verranno requisite e per il loro acquisto è disposta una particolare laboriosisssima licenza. Cari tutti, noi siamo gente seria e responsabile, dunque per vostra sicurezza decretiamo fuori legge ogni impianto di riscaldamento alimentato con combustibili che possano indurre esplosioni. Cari tutti, noi siamo gente seria e responsabile, perciò per vostra salute decretiamo da domani sospesa ogni vendita di bevande alcoliche di qualunque gradazione, e di qualunque alimento con più dell’1 per cento di grassi e zuccheri. Cari tutti, lo avrete capito che siamo gente seria e responsabile, ergo sarete felici di apprendere che, per la serenità vostra e dei vostri figli, decretiamo l’abolizione immediata nel diritto di famiglia di separazione e divorzio, per contrastare ogni dannosa ansia e sindrome abbandonica in adulti e piccini. Cari tutti, lo Stato è padre e madre di ciascuno di voi ed è per il vostro bene che poniamo un limite di legge alle ore di uscita serale di tutti i cittadini sotto i 30 anni, sottoposto al controllo delle forze dell’ordine attraverso apposita app a cui comunicare uscite e rientri, così tutti siano al riparo da droga, violenze e stupri che insidiosamente turbano le ore notturne. 


Sul filo dell’ironia e del paradosso, è però questa la logica dell’ultima bombastica novità comunicata dal governo nella conferenza stampa che ha illustrato i capisaldi della legge di Bilancio. Una novità epocale. Una pietra fondante del nuovo spirito di convergenza in un unico anelito patrio, tanto caro a questo governo. Non ci sono più Paesi. Il termine è abolito. C’è la Nazione, con la N maiuscola un tempo di Napoleone. E la Nazione è Patria, anch’essa ovviamente con la P maiuscola come maiuscola è la sua “Wille Zur Macht”, tanto cara a Nietzsche perché nella Volontà di Potenza di ogni SuperUomo e Nazione ogni valore si trasvaluta. Ma com’è che i media non l’hanno capito, che la grande novità annunciata della legge di Bilancio viene prima, ma proprio molto prima per ordine di grandezza, di ogni dettaglio sui bonus annuali e non strutturali finanziati a deficit che la legge di Bilancio conterrà? Quanto è caduta in basso la dotazione media di strumenti di filosofia pubblica e dello statualismo, per sottovalutare in maniera così grossolana l’epocale novità rivelataci? 

  
Ed eccola invece, la svolta geniale. L’i-ne-men-da-bi-li-tà della legge di Bilancio da parte del parlamento. Esibita come prova patente della serietà e responsabilità del governo, perché i tempi sono duri e le variabili estere e di mercato sempre in agguato, siamo iperindebitati e allora, di ogni singolo euro dei millecento miliardi di spesa pubblica e dei quasi mille miliardi di entrate, fidatevi tutti che il governo in carica, lui e solo lui sa qual è l’ottimale utilizzo cui volgerli. Sin qui si era capito che Meloni e Giorgetti non si fidassero delle spendaccionismo patologico di cui Salvini è alfiere, e che alligna per bandierine anche nelle pieghe del resto della maggioranza. Ma l’altro ieri no, si è capito che l’anelito è più ampio. È stato Giorgetti a dirlo: beh, si intende che se non c’è spazio per alcun emendamento dei partiti della maggioranza, a maggior ragione non ve ne sarà per nessuno delle opposizioni. Il che significa due cose. Non solo che per la prima volta nella storia della Repubblica un governo non presenta una legge di Bilancio in cui una parte sia pur minoritaria dei saldi è lasciata libera per misure votate a maggioranza dal parlamento nel corso del suo esame. In più, quand’anche gli emendamenti parlamentari fossero a parità di saldi, il governo dirà no a qualunque loro ipotesi di accoglimento, a prescindere come diceva Totò.

 

Intendiamoci: sulla strada della manomissione delle prerogative del Parlamento ci si è messi da lungo tempo. Ogni governo, e questo li batte tutti, si è sempre più appropriato della funzione legislativa attraverso l’abuso a raffica di decreti legge. E di anno in anno si è arrivati a sopprimere l’esame delle leggi di Bilancio su piede paritario da parte delle due Camere, presentandole sempre più in ritardo e di fatto consentendone l’analisi e l’esercizio del diritto a emendarle al solo prima ramo del Parlamento in cui venivano presentate. Ma oggi siamo alla chiusura del cerchio: sulla legge di Bilancio, l’atto normativo più importante annuale che disciplina ogni intervento pubblico nel tempo a venire, si vorrebbe che il parlamento non esistesse letteralmente più. Abolito. L’inveramento della predizione antiparlamentare de I moribondi di Palazzo Carignano di Ferdinando Petruccelli della Gattina. E dello schifato antiparlamentarismo di cui vibravano eroi dannunziani come Claudio Cantelmo in Le vergini delle rocce, contro il “grigio diluvio democratico moderno”.

 

Del resto, è quanto già avvenuto in questi anni in Ungheria con Orban, e nella Polonia fin qui governata dal PiS, e grazie al cielo i cittadini polacchi alle urne hanno mostrato che non ne potevano più. Diciamolo chiaro: la storia repubblicana ha vissuto per decenni di un consociativismo parlamentare che ha fatto esplodere spesa pubblica e deficit. Non si può esser nostalgici di quella robaccia. Ma confidiamo che il Quirinale vorrà riservatamente spiegare ora al governo che abolire il Parlamento non è consentito a nessun governo, e che se vuol mettere mordacchia alla sua maggioranza faccia pure, ma dire in faccia agli eletti dissidenti che non contano nulla e si tira dritti come non esistessero questo no, non è consentito dalla Costituzione e non si può fare.