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L'analisi

L'effetto nefasto del calmiere sui prezzi, dalle Filippine all'Italia

Carlo Stagnaro

Stabilire per legge un prezzo “giusto” quando i mercati ne esprimono uno “troppo alto” è una costante della politica italiana ed europea degli ultimi anni. Cielo Magno, economista appena dimessasi da sottosegretaria alle Finanze delle Filippine, potrebbe darci degli ottimi consigli

Cielo Magno, l’economista e sottosegretaria alle Finanze delle Filippine, ha annunciato le dimissioni. Non ha voluto commentare ma molti hanno notato che, poco prima di rendere pubblica la decisione, aveva condiviso un grafico sul suo profilo Facebook. Tale grafico si trova in qualunque manuale introduttivo di economia e mostra quello che accade quando si impone a un bene un prezzo al di sotto del livello di mercato, cioè del punto d’incontro tra le curve della domanda e dell’offerta: inevitabilmente, l’offerta si riduce e una parte del fabbisogno rimane insoddisfatto. Non è difficile collegare questa forma di silenziosa protesta alle critiche che Magno ha rivolto alla politica del presidente Bongbong Marcos, il quale ha imposto un calmiere sul prezzo del riso (efficace da martedì scorso). Magno aveva chiosato il grafico con le parole: “Mi manca l’insegnamento”. E, in un altro post sul social network, ha scritto: “Un uomo saggio mi disse: se farai il tuo lavoro con integrità, tornerai presto all’accademia”. E così è stato.

La questione è interessante perché la pretesa di stabilire per legge un prezzo “giusto” quando i mercati ne esprimono uno “troppo alto” è una costante della politica italiana ed europea degli ultimi anni. Ai tempi del Covid, il governo Conte pensò bene di rispondere alla scarsità di mascherine imponendo il famigerato tetto di 50 centesimi, col probabile risultato di acuire l’indisponibilità di dispositivi di protezione individuale proprio quando servivano di più. Poi venne la crisi energetica, e Mario Draghi fece del price cap sul gas una delle sue più importanti battaglie in Europa. Alla fine la spuntò, ma la scelta di una soglia molto elevata (180 euro/MWh per almeno tre giorni consecutivi) e il rinvio alla fase finale dell’inverno (febbraio 2023) ne neutralizzarono gli effetti. Lo hanno certificato l’Acer (l’Agenzia che coordina i regolatori europei dell’energia) e l’Esma (l’equivalente europeo della Consob) secondo cui nessun “impatto significativo (positivo o negativo) [può] essere inequivocabilmente e direttamente attribuito all’adozione del tetto”. 

Adesso è il turno dell’inflazione e ancora il governo, guidato da Giorgia Meloni, accarezza l’idea dei calmieri. A farsene portavoce è soprattutto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Da un lato, ha lanciato l’idea di un trimestre anti-inflazione, cercando di coinvolgere i produttori e i venditori di beni di largo consumo. La risposta è stata fredda: in un contesto concorrenziale, i prezzi dipendono dai costi marginali, e se questi crescono c’è poco che gli operatori possano fare, a meno di voler lavorare in perdita. Urso ha poi messo nel mirino le compagnie aeree, varando norme contro gli algoritmi che alzano i prezzi per le destinazioni e nei periodi più domandati, con l’auspicio di tutelare soprattutto i viaggiatori da e verso le sole. E’ successo esattamente quello che Cielo Magno avrebbe previsto, se il suo collega italiano l’avesse contattata: Ryanair, il principale vettore nel nostro paese, ha annunciato un vigoroso taglio di una decina di rotte in Sardegna, a cui potrebbe seguire la Sicilia. La storia potrebbe ripetersi se fosse confermato il taglio ex lege del valore nominale dei crediti deteriorati ceduti dalle banche a soggetti terzi (imponendo dunque, di fatto, uno sconto a vantaggio dei cattivi pagatori). 

Né a questa logica sfuggono le varie imposte sugli extraprofitti, che hanno colpito i settori dell’energia e delle banche. Sono infatti una variazione sul tema: anziché trasferire una parte della presunta rendita al consumatore, lo stato decide di prenderla per sé. In entrambi i casi, l’assunto di partenza è che i prezzi siano troppo alti e che il governo abbia la facoltà di stabilire qual è il suo giusto livello. Il governo farebbe bene a sondare la disponibilità di Cielo Magno per un sabbatico in Italia. Avendo scelto di dimettersi pur di non dare il cattivo esempio nel suo paese, potrebbe venire a dare buoni consigli nel nostro.

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