(foto Ansa)

la sentenza

Riecco Alitalia. Ora un tribunale può far saltare la vendita di Ita a Lufthansa

Andrea Giuricin

L'assunzione di 77 ex dipendenti della vecchia compagnia di bandiera, imposta da un giudice, va contro il requisito di discontinuità richiesto da Bruxelles. Guai in vista 

Ita rischia di essere affondata dalle decisioni dello stato italiano. O meglio, della magistratura italiana. La compagnia nata sulle ceneri della vecchia Alitalia è stata fondata in discontinuità della stessa per volere della Commissione europea, ma per il giudice del Lavoro non è così.

Una delle condizioni affinché il nuovo vettore potesse nascere (e ricevere i soldi pubblici per questa ripartenza) era quella che Ita Airways  potesse scegliere sul mercato i lavoratori migliori per il proprio decollo e non dovesse per forza assumere ex dipendenti di Alitalia. Tuttavia, la decisione del giudice del lavoro di Roma di imporre a Ita l’assunzione di 77 ex dipendenti Alitalia si basa proprio sul principio che i due vettori siano uno la continuità dell’altro. Però se così fosse, la nuova compagnia non sarebbe potuta nascere con i soldi pubblici e sarebbe dovuta rimanere a terra con tutti i dipendenti. 

Nel pieno del processo di vendita del 41 per cento di Ita a Lufthansa questa decisione arriva come un fulmine che rischia di bruciare la privatizzazione iniziata dal governo Draghi e portata avanti giustamente dal governo Meloni. D’altronde, il vettore italiano senza il partner tedesco non potrebbe resistere su un mercato che si è appena ripreso dopo la pandemia, perché troppo debole per resistere ai grandi gruppi tradizionali e alle low cost che ormai dominano il mercato europeo. Un gruppo come Ryanair lo scorso anno ha trasportato circa 15 volte il numero di passeggeri trasportato da Ita e il gruppo Lufthansa ha un fatturato che è circa 20 volte quello della compagnia italiana.

Il piano di Lufthansa è quello di sviluppare Ita e il suo network principalmente da Roma Fiumicino, puntando in buona parte anche sul lungo raggio verso nord e sud America e in futuro anche verso l’Africa.

Un progetto che è alquanto complesso da mettere in atto per la stessa Lufthansa vista la concorrenza sul mercato italiano, e che è reso ancora più complesso dalle decisioni del giudice del Lavoro. Un mercato aereo, quello italiano, che come certificato da Assaeroporti sta vivendo un momento di espansione e sta ritoccando i record di traffico del 2019 con un’estate molto positiva. Però l’inverno non sarà facile e in particolare per un vettore come Ita che ha una quota di mercato italiano inferiore al 10 per cento e che rischia di andare in crisi di liquidità alla fine del prossimo inverno senza l’arrivo di nuovi fondi.

E’ chiaro che Lufthansa, avendo messo alcune centinaia di milioni di euro in questo progetto, ha tutta l’intenzione di gestire la compagnia aerea e di svilupparla, ma è altresì chiaro che il grado di incertezza a livello italiano è, ancora una volta, estremamente elevato. Bisogna però ricordare che Alitalia non poteva continuare l’operatività perché aveva terminato tutti i fondi a disposizione, inclusi i soldi dei prestiti-ponte che poi la stessa Commissione europea ha ritenuto illegali e che Ita non sarebbe potuta partire se non in discontinuità dalla stessa Alitalia.

Per giunta, il Mef e Ita hanno chiarito in una nota che l’intesa appena raggiunta tra Lufthansa e il Mef si fonda su due presupposti fondamentali: il primo è che non intervenga una pronuncia da parte della Commissione europea, di segno opposto a quella assunta, che dichiari una continuità tra Ita e Alitalia; il secondo è che non si verifichi un cambio di giurisprudenza nell’interpretazione delle norme applicabili in merito al contenzioso lavoristico. Con questo giudizio cadono entrambi i presupposti. 

 

Siamo dunque in una situazione assurda, dove la Commissione europea ha permesso l’inizio dell’operatività di Ita proprio perché in discontinuità e il giudice del Lavoro di Roma obbliga la nuova compagnia aerea ad assumere dipendenti Alitalia perché in continuità. Con questa decisione della magistratura rischiano di cadere, l’una dopo l’altra, le due condizioni entrambe necessarie alla conclusione della compravendita.  

Per un paese che vuole attrarre investimenti  non è proprio un bel biglietto da visita e per Ita una situazione che rischia di mettere in difficoltà il governo Meloni, che si era convinto ad andare avanti nella privatizzazione con Lufthansa. Non sappiamo quale possa essere lo stato d’animo dei tedeschi, ma è chiaro che questo processo di vendita, che dovrebbe  essere concluso in poco tempo, rischia non solo di allungarsi, ma di finire su un binario morto. Perché ora Lufthansa può tirarsi indietro. Sono passati quasi due anni dalla decisione del governo Draghi di privatizzare Ita e, come in un gioco dell’oca, si sta per tornare alla casella di partenza.  Sarebbe da evitare, non solo perché così facendo Ita uscirebbe dal mercato aereo, ma anche perché ne perde di credibilità tutto paese.

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