Foto Ansa 

La Reazione

La tassa sulle banche non causerà un credit crunch, dice Borla di Intesa Sanpaolo

Stefano Cingolani

La risposta alla stangata sugli “extra profitti”? Nessuna stretta ai prestiti, dice il capo del personale della Divisione "Banca dei Territori" al Festival dei Sensi in Puglia

Cisternino di Puglia. Una giovane donna dai capelli rossi e ricci, il volto solare, pronta alla battuta, abile nello schivare trappole dialettiche, una dote comunicativa che attrae il pubblico vacanziero venuto nella masseria Capece, in Valle d’Itria, per sentir parlare – incredibile a dirsi – di banche tassate dal governo, accusate di aver calato una barriera tecnologica che allontana i clienti, addirittura di “desertificazione” per aver chiuso troppi sportelli. Molti al Festival dei Sensi si aspettavano la classica concione difensiva di un banchiere in grisaglia, invece hanno trovato Virginia Borla. 

 

A 43 anni (è lei ad aver rivelato l’età) è una manager emergente ai vertici di Intesa Sanpaolo. Torinese, prima di quattro figli, appena diplomata, nell’agosto 2000 vince il concorso e per prima cosa la mettono a sostituire una segretaria in maternità. “Poi mi dicono: tu sei un animale da filiale; non sembra, ma voleva essere un complimento per il mio carattere, il mio modo di stare con le persone”. Si iscrive all’università, lavora e studia, si laurea in economia aziendale, nel frattempo svolge tutti i ruoli. “Divento cassiera e mi si apre un mondo; così dico: è il lavoro più bello, voglio diventare direttore di filiale; c’è voluto, ma ci sono riuscita”. Non senza difficoltà. “Essere donna oggi è diverso da allora – racconta –. Avevo un vice direttore, una persona stupenda sia chiaro, ma più grande di età (avevo solo 28 anni) e uomo. Così, quando un cliente cercava il direttore si rivolgeva a lui. Per convincere che invece ero io a dirigere, mostravo il biglietto da visita”. 

   

Virginia Borla ricorda con piacere, anzi con nostalgia, quegli anni: il rapporto diretto con i clienti, pardon con le persone, è una sua passione vera e propria. “Quando sento dire capitale umano mi spiace sempre un po’ – spiega –. Si chiama tecnicamente così, ma preferisco parlare di persone e parlare con le persone”. A 36 anni diventa capo del personale della Divisione Banca dei Territori, con circa 60 mila impiegati, ora è al vertice di tutto il mondo che governa prodotti, pianificazione, marketing, costi della Divisione guidata da Stefano Barrese; è entrata nel consiglio di amministrazione di Isybank, la banca digitale di Intesa Sanpaolo, e tutti sono convinti che prima o poi cadrà il soffitto di cristallo.

  

Raffaele Mattioli il gran capo della Commerciale (acquisita da Intesa nel 2001) sosteneva che “il banchiere sta ai crocicchi dell’economia, non come un brigante bensì come un vigile che regola il traffico”, di qua il flusso di risparmi, di là gli impieghi, gli investimenti per far crescere l’economia. Molti pensano invece che il banchiere debba essere il guardiano della cassa, il suo compito sarebbe badare che i risparmi della clientela non vengano dissipati. Il denaro fermo in deposito non genera altro denaro, anzi deperisce, anche se gli italiani restano attaccati ai soldi sotto il materasso. C’è però un’altra funzione importante, troppo spesso ignorata, quella del giardiniere che annaffia i semi affinché germoglino e creino sviluppo. Virginia Borla si sente giardiniera, ma precisa: “Oggi il mondo è più complesso, non basta dare l’acqua (fuor di metafora, prestare quattrini), occorre seguire l’evoluzione della pianta, sapere cosa seminare insieme. Un buon giardiniere conosce come utilizzare al meglio la propria terra”. 

 

La banca ormai ha una gamma di strumenti che prima non possedeva, è sempre più un’impresa di servizi per famiglie e aziende. Le accuse verso la trasformazione digitale vengono respinte al mittente: “Le tecnologie debbono essere al servizio delle persone. Questo è il tema di fondo anche per l’intelligenza artificiale. I servizi digitali integrano e rafforzano il ruolo delle filiali, che resta centrale. L’innovazione tecnologica, dunque, è un valore aggiunto”. Per esigenze diverse soluzioni diverse, prendiamo ad esempio le tabaccherie. Intesa Sanpaolo ha un accordo che consente di svolgere lì tutta una serie di operazioni, anche prelevare denaro contante.

  

Non è pessimista Virginia Borla, e non solo per il suo carattere. Il polso della congiuntura, grazie al lavoro nei territori, le conferma che c’è un clima di cauta attesa, ma “non si vedono veri segni di forti inversioni di tendenza”. Tuttavia proprio questo è il momento in cui il giardiniere (per continuare con la metafora) deve usare al meglio le proprie arti. Chi attacca le banche dimentica che durante la pandemia esse hanno tenuto in piedi il paese, sia come ufficiali pagatori per conto del governo, anticipando i sostegni, sia garantendo la continuità dei servizi: non è mai mancato un euro nei bancomat.  

 
Non si perde nel labirinto delle recriminazioni, Virginia Borla. Nemmeno sulla tassa straordinaria imposta dal governo, che rischia di restringere il credito e favorire la recessione. “Il mio compito è stare con il cliente – dice – lo abbiamo dimostrato con il Covid o con i tassi negativi: non si sono mai visti prima, noi però non abbiamo chiesto nessun rimborso, siamo andati avanti lo stesso e molto bene. Ci siamo stati, ci siamo e ci saremo sempre”. Insomma, da parte di Intesa Sanpaolo nessuna stretta ai prestiti, niente credit crunch; è questa in sostanza la risposta alla stangata sugli “extra profitti” che molti preferiscono chiamare una vera e propria patrimoniale. Ma l’Italia è il paese europeo in cui a scuola non si studia la “triste scienza”.