Panetta e la "persistenza" della Bce sui tassi: non più alti, ma alti più a lungo

Luciano Capone

L'Eurotower è determinata a portare l'inflazione al 2%, ma si può ottenere “lo stesso grado di restrizione monetaria tenendo i tassi al livello attuale per un periodo prolungato”. Il prossimo governatore di Bankitalia annuncia l'approccio che prelude alla fine del ciclo di rialzi

Persistere, persistere, persistere. Non può essere considerata una svolta, ma, con il linguaggio cauto dei banchieri centrali, Fabio Panetta indica un progressivo cambio di rotta della Bce. “La politica monetaria – dice il membro del board della Bce a un convegno dell’Università Bocconi – può operare non solo aumentando i tassi, ma anche mantenendo più a lungo il livello attuale dei tassi. In altre parole, la persistenza conta tanto quanto il livello”. È “persistenza”, quindi, la parola chiave che può indicare la fine del ciclo di rialzo dei tassi – 425 punti base in un solo anno – e il raggiungimento di un plateau su cui mantenere i tassi per il tempo necessario a riportare l’inflazione al 2%.

 

Non si tratta esattamente di una svolta, dicevamo, perché già comunicando le ultime decisioni della Bce la presidente Christine Lagarde aveva fatto un riferimento all’estensione temporale della politica monetaria: “Continueremo a seguire un approccio basato sui dati per determinare il livello appropriato e la durata della restrizione”. Ora Panetta, che sarà il prossimo governatore della Banca d’Italia, nell’intervento alla Bocconi spiega meglio questo aspetto corredando le sue considerazioni di dati e prospettive. Rispetto al forte aumento dei prezzi, la Bce è dovuta intervenire aumentando i tassi per non aumentare a sua volta i rischi di inflazione e per “ancorare le aspettative”, cioè per evitare che una perdita di credibilità rispetto all’obiettivo del 2% avrebbe fatto ulteriormente accelerare i prezzi e quindi costretto la Bce a una politica deflazionistica più dolorosa.

 

Ma, spiega Panetta, ora il bilanciamento tra costi e benefici del rialzo dei tassi inizia a essere meno chiaro. In primo luogo, perché “il processo di disinflazione è stato messo in moto, spingendo al ribasso le aspettative di inflazione”. Poi perché gli choc sul lato dell’offerta, dalla crisi energetica alle strozzature delle catene di approvvigionamento globali post Covid, si sono attenuati “e i rischi per l’inflazione si stanno equilibrando”. Infine, si registra un “deterioramento delle prospettive economiche” con “rischi al ribasso per la crescita” che rendono meno probabile che si inneschi una crescita salariale inflattiva.

 

Rispetto a questo nuovo scenario, un approccio basato sul “livello” potrebbe rivelarsi rischioso, perché un ulteriore incremento dei tassi potrebbe rivelarsi eccessivamente aggressivo e, di conseguenza, costringere la Bce a tornare sui suoi passi con un taglio frettoloso dei tassi. Mentre “l’approccio della persistenza”, spiega Panetta, punta a ottenere “lo stesso grado di restrizione complessiva evitando alti e bassi, vale a dire mantenendo i tassi ufficiali al livello attuale per un periodo prolungato”. In sostanza, non si tratta necessariamente di un approccio da “colomba”. Anzi, Panetta specifica che la comunicazione della Bce deve evitare “malintesi”, spiegando che “lo stesso grado di restrizione può essere fornito con diverse combinazioni di livello di tassi e persistenza”. Semplicemente, puntare sulla “persistenza” può mitigare alcuni rischi e dare più tempo alla Bce di valutare gli effetti ritardati delle sue decisioni passate per calibrare meglio quelle future.

 

In questo senso, l’intervento del prossimo governatore della Banca d’Italia non va inteso come un ritorno alla forward guidance, abbandonata un anno fa dopo un decennio di servizio. La comunicazione delle future intenzioni sulla politica monetaria per influenzare le aspettative, era lo strumento usato dalla Bce nell’èra dei tassi a zero o al limite inferiore effettivo (effective lower bound), ma l’indicazione di Panetta è un passo avanti rispetto all’approccio “basato sui dati” che finora è quasi sembrato una navigazione a vista. Adesso l’orizzonte si inizia a schiarire e si può guardare più lontano.

 

Naturalmente le parole di Panetta non escludono un ulteriore rialzo a settembre o entro fine anno, decisione continuerà a dipendere dall’evoluzione dei dati, ma dicono che la Bce è ormai prossima al limite del ciclo dei rialzi e che intende perseguire la medesima politica restrittiva attraverso altri strumenti. Quello della “persistenza” è peraltro un approccio condiviso da altre banche centrali. A giugno il governatore della Bank of England, Andrew Bailey, al forum di Sintra della Bce, aveva detto che non era affatto scontato che i tassi sarebbero tornati a scendere rapidamente dopo aver raggiunto il picco. E ieri la Bank of England, annunciando un ulteriore rialzo dal 5% al 5,25%, ha detto che la sua politica monetaria sarà “sufficientemente restrittiva per un periodo sufficientemente lungo” a riportare l’inflazione al 2%. Persistere, persistere, persistere.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali