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La Zes Mezzogiorno inciampa sui nuovi problemi del caso Whirlpool

Mariarosaria Marchesano

Il mantenimento dei posti di lavora rappresenta un ostacolo difficile da superare nel processo di rilancio dello stabilimento di Napoli. Il modello "Zona economica speciale" così può essere archiviato

Mentre il governo Meloni incassa l’ok di Bruxelles alla costituzione di una Zona economica speciale unica nel Mezzogiorno, rischia di incepparsi il rilancio della Whirlpool di Napoli “salvata” proprio da una Zes, quella della Campania. L’operazione è stata resa possibile  da un bando di gara semplificato vinto dall’imprenditore napoletano Felice Granisso, che prevede il mantenimento dei vecchi livelli occupazionali. Vari incontri si sono tenuti anche al ministero delle Imprese  per trovare un accordo con i sindacati e proprio quando tutto sembrava pronto per chiudere una vertenza storica, è emerso un dettaglio tecnico che potrebbe rimettere in discussione l’operazione. Il mantenimento dei 300 posti di lavoro rappresenta, a quanto risulta al Foglio, la condizione più difficile da realizzare non perché manchino le risorse (c’è il sostegno finanziario di Intesa Sanpaolo) ma perché la legge italiana consente l’ingresso in cassa integrazione (Cig) solo per gli stati di crisi aziendali e la Tea Tek di Granisso ovviamente non lo è, altrimenti neanche si sarebbe potuta presentare come “cavaliere bianco”.

 Il fatto è che una fase di Cig sarebbe indispensabile per consentire il graduale riassorbimento degli operai in quella che è nuova linea produttiva che dovrà a regime sarà un’attività complementare alla produzione di impianti fotovoltaici della Tea Tek. Né, a quanto pare, potrà essere risolutiva la presenza di Invitalia nella newco che dovrebbe nascere con Granisso  socio di controllo. Il rompicapo giuridico è ora al vaglio di esperti per trovare una soluzione in tempi stretti, visto che il salvataggio della Whirlpool è stato presentato anche come un’operazione simbolo della nuova burocrazia semplificata del Mezzogiorno. 

Ma il modello Zes pensato dai governi Gentiloni e Draghi con la suddivisione in otto diverse aree, che, peraltro, hanno appena cominciato a operare, sta per essere archiviato, probabilmente insieme con i rispettivi commissari nominati dal precedente governo su proposta dell’ex ministro per il Mezzogiorno, Mara Carfagna. Al suo posto nascerà un’unica Zes per il Sud (Campania, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna) con la possibilità di usufruire della decontribuzione per chi investe in queste regioni. Non si hanno dettagli su quale sarà la governance, ma è  evidente che si va verso un accentramento nelle mani del ministero degli Affari europei di Raffaele Fitto, il quale ha negoziato con Bruxelles la nascita della Zes unica. Il fulcro di tutto è la burocrazia semplificata, l’autorizzazione unica per i progetti di investimento nel Mezzogiorno. E’ esattamente il percorso che dovrebbe dare un futuro alla Whirlpool di Napoli.

 Ma ora chi proverà a trovare una soluzione al problema che si è creato, il commissario della Zes Campania, Romano, oppure il ministro Fitto o il nuovo vertice della Zes Mezzogiorno che ancora non esiste? In ballo c’è la credibilità di un nuovo modello di rilancio del sud su cui il governo ha deciso di puntare ed è improbabile che Fitto voglia rischiare la stessa brutta figura che fece nel 2020 l’allora ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, quando diede per risolta la crisi della Whirlpool salvo poi essere smentito. 

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