editoriali

Altre bordate europee sul Pnrr

Redazione

Le cinque preoccupazioni della Corte dei conti europea. Da ascoltare, anche se non sono facili da applicare

Sul cammino del Pnrr si mette di traverso la Corte dei conti. Non quella italiana o meglio non solo, ma quella europea, che ha messo sotto osservazione il Next Generation Eu e ha rivolto alla Commissione cinque raccomandazioni. Sono state accolte “senza riserve”, ma non sono facili da applicare.

 

La prima è istituire un ufficio indipendente per l’analisi, la valutazione e la rendicontazione dei rischi. Poi si tratta di rafforzare ruolo, poteri e obiettivi del direttore dei rischi; di potenziare il personale, migliorare la trasparenza e la documentazione del resoconto degli obiettivi della gestione del debito, in modo che sia conforme alle migliori pratiche internazionali. A parte l’assunzione del personale, le altre riguardano da vicino l’Italia. In cima ai rischi c’è quello che non vengano rispettati i tempi e non vengano messe in opera le riforme necessarie secondo le scadenze previste e concordate.

 

Su tempi e riforme come sappiamo l’Italia è in ritardo. Un direttore dei rischi con i poteri indicati dalla Corte dei conti in teoria può intervenire d’ufficio sui progetti. In Italia il nuovo codice degli appalti consente di affidare circa due terzi dei contratti pubblici direttamente, senza gara né almeno due preventivi, riducendo la concorrenza e sollevando dubbi sulla trasparenza, due pilastri delle migliori pratiche internazionali. In teoria, le raccomandazioni della Corte consentono di intervenire ogni qual volta si ritiene che ci sia una aperta violazione. Ciò, si spiega, è nell’interesse di tutti, anche dell’Italia che ha ottenuto quasi duecento miliardi di euro, denari che vanno restituiti direttamente o indirettamente come contributi pro quota al bilancio della Ue.

 

Il Ngeu non è un pranzo gratis, pagano sempre i contribuenti e i risparmiatori, dunque devono sapere punto per punto, momento per momento, come vengono impiegati i loro quattrini. La Commissione deve sempre essere in grado di spiegarlo ai singoli governi e al Parlamento europeo. Così dice la Corte. Aspettiamo commenti del ministro Raffaele Fitto al quale fa capo il Pnrr.