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editoriali

Il difetto genetico del “Fondo sovrano” voluto dal governo

Redazione

Lo strumento finanziario proposto dal ministro Urso punta a investire sulle imprese ad alto potenziale, ma finirà come sempre a salvare quelle decotte

Oggi il consiglio dei ministri dovrebbe discutere il disegno di legge sul Made in Italy, proposto dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, che tra l’altro istituisce un nuovo (ennesimo) fondo sovrano per acquisire quote di minoranza in “imprese nazionali ad alto potenziale o di imprese nazionali che, in ragione della rilevanza sistemica già raggiunta, possono generare importanti esternalità positive per il paese e ridurre i costi di coordinamento tra gli attori delle filiere coinvolte”. La dotazione, per la verità, è limitata: si parla di un miliardo di euro, a cui potrebbero aggiungersi afflussi privati più o meno spontanei (per esempio dalle casse previdenziali di professionisti). Quindi il fondo dovrà concentrarsi su un numero ridotto di interventi. Troppo pochi per fare la differenza? Forse. Ma è più probabile che, per quanto scarsi, siano comunque troppi. E’ vero che spesso le imprese italiane sono sottocapitalizzate. Ma questo problema difficilmente riguarda le aziende “ad alto potenziale” che in teoria sarebbero il target del fondo. Soprattutto, l’ingresso dello stato come socio è sempre un passaggio complicato nella vita di un’impresa, perché gli azionisti finiscono per avere un partner capriccioso, arrogante e ingombrante.

 

Non importa quanto piccola sia la quota di minoranza in mano pubblica: lo stato avrà inevitabilmente una specie di diritto di veto sul futuro dell’azienda. E’ questa la ragione per cui raramente le imprese sane chiedono il supporto pubblico, mentre fuori dalla porta dei ministri ci sono più spesso quelle decotte. Quindi il fondo ha come obiettivo l’aiuto di imprese che non hanno bisogno di quel tipo di aiuto. O, meglio, quelle imprese che dallo stato non si aspettano fiori (cioè investimenti nel capitale di rischio) ma opere di bene: semplificazioni, sgravi fiscali e servizi di qualità. Anziché costruire una Cassa depositi e prestiti in sedicesimo scimmiottando lo stato imprenditore o lo stato azionista, il Mimit dovrebbe aiutare i campioni del made in Italy facendo fare allo stato lo stato: poche cose, ma bene.

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