Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Ansa)

la reazione

Le preoccupazioni di Giorgetti per il nuovo Patto di stabilità

Redazione

Il rischio di dover riprogrammare la spesa pubblica dopo "la rigorosa revisione imposta dall'Europa" impensierisce i vertici del Mef. Le parole del ministro e l'incognita delle correzioni del bilancio

C'è irritazione al Mef, dopo la presentazione del nuovo Patto di stabilità europeo avvenuta nella giornata di ieri. In un colloquio con il Corriere della Sera, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti commenta categorico: "Il nuovo Patto di stabilità impone una rigorosa revisione della spesa pubblica, di tutta la spesa, compresi gli investimenti". Le regole decise da Bruxelles, figlie di un inevitabile compromesso fra le posizioni oltranziste dei paesi "frugali" (prima di tutti la Germania) e le esigenze degli stati più indebitati, per il ministro hanno accolto soltanto in parte le richieste dell'Italia. E, di conseguenza, anche il piano di spesa previsto dal governo rischia di dover essere corretto, tenendo conto dei vincoli fissati dall'Europa.

Su un punto in particolare insiste Giorgetti, ed è la correlazione del Patto di stabilità con gli investimenti del Pnrr. "Noi avevamo chiesto l’esclusione delle spese d’investimento, incluse quelle tipiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza sul digitale e la transizione verde". Per l'appunto, una delle istanze ignorate dalla Commissione: "Prendiamo atto che così non è", commenta il ministro. Il quale, invece, auspicava che Bruxelles tenesse in considerazione il peso dei prestiti di circa 120 miliardi inclusi nel Pnrr che entreranno nel debito pubblico: "La spending review dovrebbe riguardare anche gli investimenti del Pnrr che hanno un impatto sugli obiettivi". Anche qui, un appello per ora finito nel vuoto.

Il punto allora ritorna a essere la gestione di quei fondi. Escludendo la possibilità di rinunciarvi, l'obiettivo sarà selezionare i più virtuosi: "Si tratta di riconsiderare i programmi, di ripassarli al setaccio e eventualmente riallocare le risorse su quelli realmente in grado di aumentare il potenziale produttivo del paese". In questo senso, per Giorgetti il modello da seguire è il "RePowerEU", il programma energetico che verrà presto presentato dall'esecutivo.

Oltre al merito specifico della spending review, Giorgetti guarda con sospetto alle voci circolate negli ultimi giorni sulle correzioni nette di bilancio cui l'Italia dovrà adeguarsi. Si parla dello 0,85 per cento del pil su quattro anni, o dello 0,45 per cento su un periodo di tempo più ampio. Ma sono percentuali non ancora stabilite e che non compaiono nel documento di ieri. Un altro motivo di preoccupazione sul quale si dovrà, prima o poi, trovare un accordo.