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Editoriali

Che fine ha fatto il caro carburanti?

Redazione

I prezzi di benzina e gasolio continuano a scendere, nessuno ne parla. Lezioni antipopuliste

I prezzi dei carburanti continuano a scendere e non si discostano dalle medie europee. Secondo l’ultimo bollettino del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, questa settimana la benzina è scesa in media di altri 0,4 centesimi rispetto alla precedente e il gasolio di 1,3 centesimi. Al lordo delle imposte, entrambi i carburanti si aggirano attorno agli 1,8 euro al litro, col diesel che è tornato sotto la benzina.

 

Anche nel confronto col resto d’Europa tutto va come deve: fare il pieno in Italia costa mediamente un po’ più della media Ue, ma questo dipende essenzialmente dalla componente tributaria (tradizionalmente più alta) mentre al netto delle tasse siamo sotto di due-tre centesimi.

 

Nulla da segnalare, quindi? In realtà, c’è molto da segnalare: proprio l’assenza di sorprese costituisce una notizia, visto che abbiamo speso settimane, all’inizio dell’anno, a discutere della scelta del governo Meloni di non rinnovare lo sconto sulle accise (decisione fortemente criticata dalle opposizioni) e della polemica assurda sulla speculazione dei benzinai. L’andamento dei prezzi, che si sono tenuti ben lontani dalla soglia psicologica dei due euro se non in qualche distributore isolato, conferma che Palazzo Chigi ha fatto bene a tenere duro e a privilegiare la stabilità dei conti pubblici al populismo fiscale. Ma diventa ancora più evidente quanto sia stato ingenuo l’esecutivo a prestarsi alla guerra contro i gestori degli impianti, introducendo norme (come quelle sull’obbligo di esposizione del prezzo medio regionale) utili solo a scatenare le giuste proteste della categoria. Il governo, in quel frangente, si è lasciato prendere dal panico e ha messo sul piatto obblighi vessatori che avrebbero potuto essere evitati. Obblighi che l’opposizione ha imbracciato, criticando il governo quando si è comportato responsabilmente sul bilancio pubblico (e anzi invitandolo a rifinanziare quello che viene classificato come un “sussidio ambientalmente dannoso”) e incoraggiandolo, invece, a inventarsi adempimenti insensati.

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