Paolo Gentiloni assieme a Giancarlo Giorgetti (Lapresse)

le previsioni economiche

La zona Euro cresce ma adesso sarà più esigente sul debito

David Carretta

La Commissione ha rivisto al rialzo le stime, confermando che sarà evitata la recessione. Ma si nasconde un'insidia per il governo italiano: il deficit. La richiesta ai governi è fare di più per ridurlo

Bruxelles. La Commissione europea ha rivisto al rialzo le stime di crescita per la zona euro e per l’Italia nel 2023, confermando che sarà evitata la recessione malgrado la guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina. Secondo la Commissione, anche l’inflazione ha superato il picco a fine 2022 e, seppur lentamente, nei prossimi due anni si avvicinerà al 2 per cento, l’obiettivo ricercato dalla Banca centrale europea con la sua stretta monetaria record. “L’economia dell’Ue è entrata nel 2023 in una situazione più sana di quanto atteso e sembra destinata a evitare una recessione”, ha detto il commissario Paolo Gentiloni. Sia la zona euro sia l’Italia dovrebbero registrare una crescita dello 0,8 per cento quest’anno, mezzo punto in più rispetto a quanto stimato a novembre. Ma dietro la buona notizia economica si nasconde un’insidia per il governo di Giorgia Meloni. Il miglioramento dello scenario economico spingerà la Commissione a chiedere agli stati membri di fare di più per ridurre deficit e debito. Inoltre, nel momento in cui entra nel vivo il dibattito sulla riforma del Patto di stabilità e crescita, i paesi nordici sono meno propensi a fare concessioni su un allentamento delle regole.

 

“L’economia europea si sta dimostrando resiliente di fronte alle attuali sfide”, ha detto il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. Anche se ci sono incertezze, i prezzi dell’energia sono tornati a livelli gestibili, le catene di approvvigionamento si sono adattate, la Cina si sta riaprendo e il mercato del lavoro della zona euro si è dimostrato solido. Gentiloni, che dentro la Commissione rappresenta il campo delle colombe della politica fiscale, ha escluso di mantenere anche nel 2024 la clausola generale di salvaguardia che ha permesso di sospendere l’applicazione del Patto. “Abbiamo sempre questa teoria del cigno nero, ma non mi aspetto nuovi eventi straordinari. Ne abbiamo avuti già abbastanza”, ha spiegato Gentiloni. Secondo Dombrovskis, che rappresenta il campo dei falchi della politica fiscale, visto il miglioramento del quadro economico, “è tempo di muoversi verso posizioni fiscali più prudenti”. Un invito simile è arrivato dall’Eurogruppo di oggi, dove si è discusso della situazione dei prezzi dell’energia: ai governi è stato chiesto di iniziare a uscire dalle misure di sostegno a famiglie e imprese introdotte lo scorso autunno. Tra poco si dovranno preparare i piani di bilancio per il prossimo anno. Sarà l’Eurogruppo di marzo a dare indicazioni su come scrivere il Documento di economia e finanza. Anche se c’è l’intenzione di rivedere le regole del Patto di stabilità e crescita, l’aria che tira è quella di un ritorno a una certa normalità fiscale.

 

Sarà l’Ecofin oggi a iniziare a discutere della riforma del Patto di stabilità. I progressi finora sono stati limitati a causa delle divergenze tra stati membri. L’obiettivo è trovare un consenso generale al Consiglio europeo del 23 e 24 marzo per permettere poi alla Commissione di presentare le modifiche legislative. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è arrivato a Bruxelles con una vecchia richiesta: una golden rule per trattare in modo diverso ai fini delle regole su deficit e debito gli investimenti pubblici nei settori strategici, compresi quelli su cui Francia e Germania vogliono un allentamento delle regole sugli aiuti di stato. “Sarebbe un passo in avanti enorme se nel Patto di stabilità queste spese per investimento avessero un trattamento diverso rispetto alle spese correnti”, ha detto Giorgetti la scorsa settimana in un colloquio con alcuni giornali europei. Gentiloni, pur definendo il contributo italiano “molto rilevante e utile”, oggi ha voluto rimarcare che sugli investimenti per l’Italia “la priorità oggi si chiama Pnrr”.

 

È nel piano nazionale di ripresa e resilienza che si può trovare “uno spazio fiscale per promuovere gli investimenti”. Gentiloni sa per esperienza quanto sia indigesta alla Germania ogni ipotesi di golden rule. Il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner, sta battagliando contro l’idea della Commissione di concordare bilateralmente – tra Bruxelles e le singole capitali – il percorso di rientro del debito, con tempi più lunghi per riforme e investimenti. I Paesi Bassi sono un po’ più aperti della Germania. Ma in cambio chiedono più “sorveglianza” e “sanzioni progressive” per chi trasgredisce sulla riduzione del debito. “Abbiamo bisogno di una carota, ma anche di un bastone”, ha detto il ministro olandese delle Finanze, Sigrid Kaag.

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