I ministri dell'Energia a Bruxelles (Foto Ansa)

il vertice a bruxelles

L'Italia boccia il price cap della Commissione, l'Ue si spacca ancora sul gas

Maria Carla Sicilia

Si ricompatta il fronte dei 15 paesi che chiedono un intervento efficace per controllare i prezzi del metano, ma Germania e Olanda restano irremovibili. Si tratterà ancora. Ma è ora di guardare alle alternative 

L'Italia alla fine ha bocciato la proposta della Commissione europea su un price cap del gas. Sembra un paradosso, dopo che per più di un anno l'ex premier Mario Draghi e il suo ministro Roberto Cingolani hanno lavorato per ottenere un accordo. Ma non lo è, perché alla fine la montagna ha partorito un topolino: secondo diversi esperti, il piano della Commissione che fissa il tetto massimo di prezzo a 275 euro non solo è inutile per come è stato progettato, ma è anche potenzialmente dannoso per l'effetto rialzista che può avere sui mercati, assestati su cifre ben più basse.

Così oggi, alla riunione straordinaria dei ministri dell'Energia, Gilberto Pichetto Fratin si è schierato con il fronte di chi si dice pronto a "non aderire". Si tratta di una quindicina di paesi, gli stessi che a settembre hanno sollecitato con una lettera Bruxelles a formulare un piano: oltre all'Italia ci sono Francia, Spagna, Polonia e molti paesi dell'est. Grandi assenti, ma non è una novità, sono Germania e Olanda. "La questione è che noi vogliamo trattare tutto complessivamente", ha detto Pichetto Fratin da Bruxelles, lasciando intendere che il tentativo è quello di usare come moneta di scambio le misure che riguardano i meccanismi di solidarietà per evitare razionamenti di energia, cui tiene molto Berlino. 

Lo scetticismo tedesco, d'altra parte, è uno dei motivi che fin dall'inizio ha rallentato l'accordo, determinando alla fine la formula tanto vaga quanto oscura di un price cap al gas "flessibile, dinamico e intelligente" adottata a Praga durante il Consiglio informale Energia di ottobre. Lo ha ribadito anche oggi il ministro dell’Economia e vicecancelliere tedesco Robert Habeck in un'intervista al Corriere: "I governi dell’Unione hanno deciso a Praga un tetto flessibile, dinamico e intelligente che scatti nelle fasi di prezzi eccessivi. Ma se si tratta di introdurre un tetto di prezzo fisso nel mercato sono scettico, perché sarebbe o troppo alto o troppo basso". I negoziati non sono del tutto chiusi per "modifiche minori", ha aggiunto il segretario di stato per l'Economia Sven Giegold a margine dell'incontro di oggi a Bruxelles, ma ha avvertito che il "price cap presentato dalla Commissione è già una specie di compromesso". Rispetto a quanto dichiarato dal ministro dell'Energia dell'Olanda, contrario tout court, è quasi una posizione d'apertura. Un'accordo, anche questa volta, sembra un miraggio: il dossier potrebbe tornare nelle mani dei capi di stato e di governo al prossimo Consiglio europeo. 

Intanto, i prezzi del gas sul Ttf di Amsterdam sono tornati a superare i 130 euro al megawattora dopo l'annuncio del price cap della Commissione. Niente rispetto ai 350 di quest'estate, ma è sempre utile ricordare che già un anno fa – quando i rincari iniziavano a preoccupare le imprese e Mario Draghi introduceva a Bruxelles l'ipotesi di un price cap – il prezzo del metano era intorno ai 90 euro megawattora. Dopo 12 mesi di trattative che hanno portato alla luce tutte le divisioni europee sull'energia, c'è chi suggerisce di cambiare strategia. Simone Tagliapietra, senior fellow del think tank sull'energia Bruegel, ha già detto a questo giornale che gli stati membri “farebbero bene ad abbandonare” il meccanismo proposto dalla Commissione, “dimenticarsi dei cap” e “investire il limitato capitale politico nel disegnare uno strumento che possa dare una risposta vera e forte al tema degli iniqui impatti economici e sociali della crisi energetica”. In alter parole, "un fondo europeo finalizzato a supportare quei paesi che – come l’Italia – hanno un ridotto spazio fiscale per sostenere famiglie e imprese vulnerabili, incentivando la riduzione della domanda”, dice Tagliapietra.

L'altro strumento sono gli acquisti congiunti, che permetterebbero da una parte di fare leva sul potere contrattuale per abbassare i prezzi e dall'altra di evitare frammentazioni del mercato europeo. Su questo punto, che nella proposta della Commissione dovrebbe riguardare almeno il 15 per cento del fabbisogno di stoccaggio dei paesi dell’Ue per il 2023, i ministri oggi a Bruxelles hanno espresso un accordo di massima. Come anche sull'altro regolamento che punta ad accelerare sulle rinnovabili. 

 

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.