Musk al Met Gala (Dimitrios Kambouris/Getty Images for The Met Museum/Vogue) 

Ma quale benefattore. Caro Gramellini, Elon Musk è l'essenza della distruzione creatrice del capitalismo

Michele Silenzi

Musk sbeffeggiatosul Corriere come “un mito perché commercia in sogni e futuro”. E in cos’altro bisognerebbe commerciare? Cosa sarebbe la grande impresa, nel duplice senso dell’atto di produzione e dell’avventura umana, se non sempre anche sogno e futuro?

Sul Corriere della sera, nel suo abituale Caffè, che è probabilmente al ginseng e non certo miscela robusta, Massimo Gramellini se la prende con Elon Musk e lo invita a buttare giù la maschera. Lo definisce la versione contemporanea dei vecchi padroni delle ferriere, ma una versione in sedicesimo perché non ha neppure il coraggio di mostrarsi per quello che è: un incantatore di serpenti che offusca per fascino imprenditori molto più “umani” di lui. E questo perché si è comprato Twitter e ha deciso che ha bisogno di una ristrutturazione e di una serie di tagli; ossia fa il suo mestiere di imprenditore, certo libertario, a volte un po’ trumpiano, che vive e cade al suono della sua stessa musica.

    
Steve Jobs era come Musk quanto a durezza sul lavoro, ma certo aveva allure più hippie, tanto che alla sua morte Gramellini ci invitava a risvegliare il piccolo Jobs che sonnecchia dentro ognuno di noi. Il nostro sublime Marchionne (che Gramellini celebrava di recente in un bell’articolo), arrivato a Torino in agosto, trova i dirigenti della Fiat, in crisi nera, in ferie. Indignato, con il dito già sul bottone rosso dei licenziamenti, esclamando “in ferie da cosa?!” avrebbe probabilmente fatto come Musk qualora avesse avuto le mani libere.

  
Ora, la tentazione di scrivere che a buttare giù la maschera sia Gramellini con il suo tiepido pensiero un po’ de sinistra e simil-umanista che scambia l’azienda per un’associazione no profit, sarebbe forte ma ci si vuole contenere. E non si vuole neppure notare come questo tipo di attacco, grossolano per il talvolta sottile Gramellini, abbia il rozzo odore della propaganda populista.

   
Quello che Gramellini espone, più semplicemente, è il pensiero del progressista anti industrialista occidentale, con buona pace della sinistra d’antan. Quel progressismo che sembra ritenere che il formidabile avanzamento nelle condizioni di vita negli ultimi decenni non solo di chi sta meglio, ma soprattutto di chi sta peggio, sia frutto delle buone intenzioni, della provvidenza o al limite di imprenditori francescani, e non semplicemente dell’attivazione geniale degli spiriti animali resi razionali all’interno di un processo produttivo efficiente. Quel progressismo che non vuole vedere quanto le condizioni dei lavoratori siano migliorate, che il paragone con i padroni delle ferriere è pura ideologia. E comunque, è nelle ferriere che si è forgiato l’acciaio con cui il mondo ha costruito, ad esempio, edifici migliori, più forti e sicuri, stabili e duraturi in cui condurre esistenze più dignitose.

   
Musk viene poi sbeffeggiato come “un mito perché commercia in sogni e futuro”. E in cos’altro bisognerebbe commerciare? Cosa sarebbe la grande impresa, nel duplice senso dell’atto di produzione e dell’avventura umana, se non sempre anche sogno e futuro? Ci si dovrebbe semplicemente limitare a grigi prodotti senza brand, al trionfo del generico? Ogni prodotto (che siano scarpe, auto elettriche, missili marziani) è sempre anche una storia, ma non lo è da oggi, con le sciocchine regolette del marketing, ma da sempre. E la stessa parola “prodotto” non è una brutta parola, ma è uno dei concetti più umani che ci siano, perché rappresenta la creatività dell’uomo, la sua capacità, per dirla in termini modesti, di proseguire l’opera di Dio.

   
Musk, per fortuna, non vuole essere per niente un benefattore dell’umanità
. Vuole essere un benefattore di se stesso e mettere in mostra e in pratica le sue capacità. Ma con la sua potenza creativa, a volte geniale a volte cialtrona, è l’essenza della distruzione creatrice del capitalismo, del progresso e della bellezza dell’impresa.

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