Nadef: Meloni prevede più deficit che crescita rispetto a Draghi

Luciano Capone

Nella Nota di aggiornamento al Def il governo alza il disavanzo (+4,5 per cento), "liberando" 22 miliardi di maggiore spesa contro il caro energia, ma prevede per il 2023 un pil sempre al +0,6 per cento

L’impressione è che, al dunque, non si creda troppo nella bontà delle proprie scelte. O meglio, nella capacità di innescare, tramite una maggiore spesa, un aumento della crescita. Rispetto alla Nadef lasciata in eredità da Mario Draghi, Giorgia Meloni decide di alzare il tasso di deficit per il 2023 di oltre un punto: dal 3,4 al 4,5 per cento. A fronte di questi 22 miliardi di spesa aggiuntiva che verrà usata contro il caro energia, però, la crescita resta ferma: il +0,6 per cento per il 2023 approvato nel programmatico è lo stesso del tendenziale di settembre. O meglio, virtualmente la crescita è di tre decimali. Perché la Nadef licenziata dal Cdm rivede la crescita tendenziale al ribasso: +0,3 anziché +0,6 per cento, come stimato a settembre. Oscillazioni bizzarre.

 

Resta il fatto che, pur rivedendo al ribasso le cifre della Nadef di Draghi, il governo stima che i 22 miliardi di maggiore deficit produrranno una crescita aggiuntiva di appena 6 miliardi (+0,3 per cento). Arrivando così, di nuovo, al +0,6 per cento di crescita. Non un granché, per chi, in contrasto con la linea di Bruxelles, teorizzava la via della riduzione del debito a suon di espansionismo fiscale. Del resto, i margini di manovra erano limitati, al fine di non produrre effetti perversi sul debito: pur portando il deficit al 4,5 per cento, infatti, il governo prevede di ridurre il debito di oltre un punto: dal 145,7 del 2022 al 144,6 per cento del 2023, comunque in rialzo rispetto al 143,2 fissato nella Nadef tendenziale di settembre.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali