Foto di Filippo Attili, via LaPresse 

il resoconto

Il premier fa e bacchetta. Draghi vara il decreto Aiuti-ter

Stefano Cingolani

Il presidente del Consiglio conclude il lavoro, ma trova ostacoli leghisti sul Pnrr. Salvini fa campagna elettorale in Cdm sui balneari 

Diciotto mesi di governo, una sfilza di sostegni, sovvenzioni e manovre di bilancio prima per la pandemia, poi per tamponare inflazione e caro bollette (otto decreti solo quest’anno). Con l’Aiuti ter varato oggi si aggiungono 14,2 miliardi di euro per famiglie e imprese ai quasi 50 dei mesi scorsi, nel complesso un valore pari al 3,5 per cento del pil. Il tutto contenendo il disavanzo e riducendo il debito sul pil grazie al boom del 2021. E crescita superiore al previsto (6,2 miliardi di nuove entrate. Mario Draghi, con al fianco Daniele Franco e Roberto Cingolani, due ministri che “starebbero bene in qualunque governo perché lavorano bene”, più il sottosegretario Roberto Garofoli, ha tratto un bilancio a nove giorni dalle elezioni lasciando il testimone a chi verrà. 

 

Draghi ha dichiarato ancora una volta di non essere disponibile a un eventuale secondo mandato. Un’eredità pesante in un clima da resa dei conti. I ministri della Lega non hanno votato né la riforma dei servizi pubblici locali, né la mappatura delle concessioni balneari, misure che dovrebbero essere realizzate entro la fine dell’anno per tenere fede alla tabella di marcia del Pnrr. Inoltre non sono d’accordo sulla delega fiscale, neppure sul calendario, da varare anch’esso per rispettare gli impegni di riforma. 

 

Draghi non si è trattenuto. La delega è stata approvata dal Parlamento, la Lega ora dice di essere in disaccordo sul metodo, avrebbe voluto rinviare a dopo le elezioni. “È un metodo che questo governo non capisce – è la stoccata di Draghi – Un governo nato per fare non per stare”, ha ribadito. E ancora: “Non si può rinviare a ogni sussurro, elezione dopo elezione. Le cose si fanno quando sono pronte. L’accordo risale ad agosto, doveva essere votato il 7 settembre, il governo s’è impegnato a non scrivere i decreti delegati fino alla data delle elezioni. E lo abbiamo rispettato. Non mantenere la parola non è il nostro metodo”.

 

Parole amare più ancora che dure, segnale dello stato d’animo di Draghi in questi ultimi giorni prima del voto. La mossa della Lega lo ha ferito, ma non ha risparmiato frecciate al curaro a Fratelli d’Italia pro Orbán e al Movimento cinque stelle sulle armi all’Ucraina. 
L’ottavo decreto dell’anno, dunque, è stato uno dei più sofferti per colpa certo del clima elettorale, ma anche perché è arrivato il momento delle riforme che sono la condizione per realizzare il Pnrr. Le opposizioni nel governo e fuori sono state lette da Draghi come premesse per quel che potrebbe accadere nei prossimi mesi, con il rischio che l’Italia venga considerata inaffidabile. E ha insistito sulla coerenza, sul tener fede alla parola data. Quanto a una revisione del piano, il capo del governo è voluto sfuggire a contrapposizioni ideologiche, “si tratta di entrare nel merito, ma così facendo si scoprirà che non c’è molto su cui intervenire”, si possono sostituire alcuni progetti, con altri, progetti che però non ci sono.

 

I due “bravi ministri” hanno illustrato i pacchetti fondamentali del decreto, sull’energia e sugli aiuti finanziari. Cingolani ha cercato di spegnere ansie e paure, insistendo sulla distinzione tra quantità e prezzo. Lo stoccaggio è arrivato all’86,78 per cento e potrebbe superare il 90 per cento il prossimo mese. I risparmi decisi sono in linea con le raccomandazioni europee. La dipendenza dal gas russo s’è dimezzata e oggi è al 20 per cento. Non ci saranno dunque pericoli per l’inverno a meno che non s’interrompa del tutto il flusso dalla Russia. Per tamponare i costi, le banche sono pronte a dar prestiti al tasso dei Btp senza commissioni aggiuntive a imprenditori e imprese che si presentano per il pagamento della bolletta.

 

È una novità, sono prestiti garantiti dallo stato, ma gratuiti, a differenza che in passato, anche per chi ha bisogno di circolante. Viene confermata la riduzione delle accise su gasolio e benzina fino al 18 ottobre, ma potrà coprire tutto novembre per via amministrativa. Alle aziende agricole 190 milioni, dieci milioni in più per il bonus trasporti. I crediti d’imposta, in scadenza a fine settembre, andranno in proroga e nel quarto trimestre 2022 verranno estesi alle piccole imprese. “Ma è chiaro che non si può andare avanti così, la crisi energetica richiede interventi enormi alla lunga non sostenibili”, ha ammesso Cingolani.

 

Fra i trasferimenti monetari spicca il bonus da 150 euro entro il mese di ottobre per i lavoratori dipendenti e autonomi, per i pensionati e gli invalidi, con redditi sotto i 20 mila euro. Ci sono 400 milioni per il Servizio sanitario e 40 milioni per teatri e sale da concerti (Dario Franceschini ha erogato il suo bonus). Il decreto è zeppo di cose, anche misure contro le delocalizzazioni, ed è stato deciso lo stato d’emergenza per l’alluvione nelle Marche. 

 

Draghi ha voluto respingere la frecciata scagliata da Giulio Tremonti sull’operazione per disincagliare i crediti deteriorati delle banche ricorrendo alla Amco, una società del Tesoro. “Una bomba da 200 miliardi di euro sul debito pubblico”, l’ha chiamata l’ex ministro. “L’operazione è volontaria, non impatta sul debito e sarà molto inferiore, una decina di miliardi”, ha spiegato Franco. Ma i veleni non finiscono qui.

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