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Ecco il piano dell'Italia per risparmiare gas. Cingolani: "Avanti senza razionamenti"

Maria Carla Sicilia

L'ottimismo del ministero della Transizione ecologica: un grado in meno nel riscaldamento, più carbone, rinnovabili e i nuovi accordi di fornitura basteranno per fare a meno di Mosca nel 2024. Ma il rigassificatore di Piombino "è fondamentale". Così si evitano "misure di contenimento a livello industriale" 

“Il livello di sicurezza energetica dell’Italia è solido, anche in confronto agli altri paesi europei. Non prevediamo drastiche misure di contenimento a livello industriale ma un piano di risparmio e diversificazione delle fonti che ci renderà indipendenti dal gas russo nel 2024”. Al ministero della Transizione ecologica – dove i condizionatori girano già al minimo e le conferenze stampa sono dunque caldissime – prevale l’ottimismo. Numeri alla mano, il ministro Roberto Cingolani ha spiegato i dettagli del piano e le condizioni con cui sarebbe possibile superare i mesi invernali senza razionamenti, anche nel caso di un’interruzione delle forniture russe a inizio inverno. 

 

Un piano tecnico di razionamento per settori industriali è già pronto, conferma il ministro, ma non sarà necessario tirarlo fuori fino al terzo livello di allerta  e oggi siamo ancora fermi al primo. Quello che accadrà invece è che famiglie e imprese saranno invitate a ridurre di un’ora al giorno l’uso dei riscaldamenti, le cui temperature dovranno essere abbassate di un grado. Non ci sarà una legge a definire la misura, ma campagne di sensibilizzazione e tanto basterebbe, secondo le stime, a produrre un risparmio a fine anno di 1,1 miliardi di metri cubi di gas. Nello stesso periodo le centrali a carbone eviteranno il consumo di 1 miliardo di metri cubi di metano, mentre tra installazione di nuove rinnovabili e sviluppo del biometano si dovrebbe ottenere un risparmio di 500 milioni di metri cubi. Nel complesso significa consumare 2,6 miliardi di metri cubi di gas in meno. Queste misure dovranno rimanere in piedi anche per tutto il 2023 (risparmio stimato 7,3 miliardi di metri cubi) e nel 2024 (8 miliardi, ma senza il contributo del carbone), anno in cui gli accordi con i nuovi fornitori di metano e Gnl dovrebbero consegnare al paese 21,4 miliardi di metri cubi di gas. E’ qui che secondo il piano saremo completamente indipendenti da Mosca. 

 

Elaborazione grafica Enrico Cicchetti 

  

Secondo i conti del ministero, dunque, l’Italia è pronta a onorare l’impegno di risparmiare circa 4 miliardi di metri cubi di metano da qui a marzo 2023, in linea con quanto deciso martedì a Bruxelles dal Consiglio Energia presieduto proprio da Cingolani, che a fine settembre lascerà il ministero di via Cristoforo Colombo. L’agenda delle priorità che si troverà in mano il prossimo ministro è abbastanza definita: “Ci sono due punti che vorrei lasciare a chi mi seguirà: è fondamentale che gli stoccaggi vengano riempiti almeno al 90 per cento”, ha detto il ministro, ricordando che oggi il livello è pari al 71 per cento, in forte accelerazione da quando Snam è stata incaricata di acquistare i volumi necessari a mettere in sicurezza il sistema.

 

“Secondo punto: la metà dei 25 miliardi di metri cubi con cui l’Italia sostituirà la dipendenza dalla Russia è gas liquido, quindi ci servono due rigassificatori nuovi”. In parole più chiare: “La sicurezza energetica del paese passa da Piombino”. E’ qui infatti che dovrà essere installato una delle due unità galleggianti acquistate da Snam, strategica e ormai indispensabile perché in tutti gli scenari presi in considerazione al Mite “è di fondamentale importanza che entri in funzione entro gennaio 2023”. L’altra nave, che sarà portata a Ravenna, dovrà essere operativa al massimo un anno dopo.

 

Fin qui lo scenario che descrive i volumi, su cui restano alcuni dubbi: cosa succede se la riduzione dei consumi affidata al buon senso dei cittadini fallisce? E se Mosca chiude prima i rubinetti? “La riduzione dell’offerta dalla Russia è già in corso – tranquillizza Cingolani – ed è compensata dalle nuove forniture algerine”. L’elefante nella stanza è allora il prezzo, che pesa su industria e famiglie, con i future che al momento superano i 200 euro per megawattora fino a gennaio 2023. “Siamo in un’economia di guerra e in questo momento il ruolo della borsa del gas non è adeguato: il price cap è una misura etica indispensabile per abbattere i prezzi ed evitare che l’inflazione aumenti portandoci verso una recessione”, ha detto il ministro. La Commissione europea ha confermato di essere al lavoro per definire come potrebbe funzionare un tetto al prezzo e Cingolani ha spiegato che al momento “è oggetto di discussione se la misura debba essere transitoria, se applicarlo solo a determinati fornitori e se indicizzarlo, verificando periodicamente che il cap sia attuale rispetto ad alcuni indicatori da definire”.

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.