Capire i mercati

Lo scudo anti spread non è un assist per le spese pazze. Ascoltare i banchieri centrali

Mariarosaria Marchesano

Alcuni osservatori ritengono che l’annuncio dell’istituto di Francoforte serva in realtà a comprare tempo, e che per stabilizzare i mercati ci voglia ben altro. I dubbi sono diversi e l’impressione è che Bce non abbia risposte concrete da dare.

“Non saprei perché i mercati finanziari sono tornati a calare in modo così brusco, ma il nostro impegno a contrastare la frammentazione dell’Eurozona non è cambiato da ieri a oggi”. Risponde così Klaas Knot, governatore della banca centrale olandese e membro del consiglio direttivo della Bce, a una domanda del Foglio in conclusione di “Young Factor”, l’evento promosso dall’Osservatorio permanente giovani editori nella sede di Borsa italiana. Il giorno successivo alla riunione straordinaria di Francoforte che ha messo in cantiere lo scudo anti spread, notizia accolta con grande sollievo dagli investitori, l’umore è tornato nero sulle Borse europee ieri (il Ftse Mib ha perso oltre il 3 per cento sebbene con lo spread btp-bund in deciso calo a 204 punti base) complice la stretta monetaria della Fed e gli ulteriori rincari del gas. E Knot, che insieme con i suoi omologhi Francois Villeroy de Galhau (Banca di Francia), Pablo  Hernandez De Cos (Spagna) e Ignazio Visco (Bankitalia) ha appena partecipato a una tavola rotonda tra governatori rispondendo alle domande su lavoro, diversità e futuro degli studenti delle scuole superiori è sembrato sorpreso dalla giravolta dei mercati essendo tra coloro che più si sono spesi per spiegare che se la flessibilità del Pepp non bastasse a scongiurare il rischio di una frammentazione dell’Eurozona, la Bce sarebbe pronta ad agire con un nuovo strumento. E detto da lui, che è considerato uno dei “falchi” stile Bundesbank, dovrebbe suonare come un messaggio rassicurante.
 

Ma alcuni osservatori ritengono che con l’annuncio dello scudo anti spread l’istituto di Francoforte abbia in realtà comprato tempo, ma non sia riuscito a uscire dall’angolo in cui si è ficcato dopo la riunione del board del 9 giugno e che per stabilizzare i mercati ci voglia ben altro. In effetti, i dubbi sono i diversi e l’impressione è che Bce non abbia risposte concrete da dare. Per esempio, quando il vice presidente, Luis de Guindos, è stato incalzato a più riprese da Ferruccio de Bortoli durante la sessione mattutina di “Young Factor”, ha risposto così: “Quello che sta approntando la Bce “non lo chiamerei scudo anti spread, è uno strumento contro la frammentazione” nell’area euro “che è una cosa cattiva e non bisogna pensare solo ai differenziali tra titoli di stato”. Il che, però, contribuisce a confondere le idee più che a chiarirle. De Guindos ha aggiunto che la frammentazione vuole dire “anche che una famiglia, o una impresa, in Italia o Spagna, a pari condizioni di liquidità, deve pagare di più per il credito di una famiglia o una impresa che chiede lo stesso prestito in Germania”.
 

E dunque? E’ ormai innegabile che esiste un impegno della Bce a non lasciare al proprio destino i paesi periferici e più indebitati come l’Italia, rischio che i mercati prezzano facendo lievitare i rendimenti dei titoli di stato, ma è anche lampante che non c’è accordo su cosa e come fare e, soprattutto, tema che ha un impatto politico, non si sa se saranno poste delle condizionalità ai paesi per i quali il paracadute viene costruito. Un concetto deve valere e lo ha sottolineato il governatore Visco: “Gli strumenti decisi dalla Bce nella riunione straordinaria di mercoledì per contrastare la frammentazione dei mercati nell’area dell’euro hanno finalità puramente di politica  monetaria, non servono altri scopi, meno che mai quello di finanziare politiche fiscali imprudenti e insostenibili”. Insomma, lo scudo anti spread, o come lo si voglia chiamare, non servirà per finanziare imprudenti scostamenti di bilancio. Tutt’altro tema è l’inflazione. Il vice presidente della Bce ha ammesso che c’è stata una sottovalutazione (ma lo stesso errore hanno commesso l’Ocse e l’Fmi, ha precisato), ma che adesso ci sono sufficienti elementi per aspettarsi un’inflazione più persistente di quanto previsto (contrariamente a quanto ritengono gli economisti vicini al governo Draghi). La decisione di avviare la normalizzazione della politica monetaria con l’aumento dei tassi d’interesse parte da queste prospettive, su cui c’è consenso ampio nel board dell’Eurotower, anche se esiste la consapevolezza che si va ad affrontare una fase che presenta delle incognite. Su una cosa hanno concordato De Guindos e gli altri governatori: la generazione presente ieri mattina in Borsa italiana non ha mai conosciuto l’inflazione ed è nata e cresciuta con i tassi bassi. Il che, però, indurrebbe a dire che eventuali mosse sbagliate di politica monetaria è su questa generazione che ricadranno.

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