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un sondaggio

La recessione degli Stati Uniti per il 2023 è una possibilità

Francesco Dalmazio Casini

Una ricognizione condotta dal Financial Times intervistando economisti affermati vede il 70 per cento degli intervistati convinti che il prossimo anno l'economia Usa chiuderà col segno meno. L'inflazione e le mosse della Fed

Un sondaggio condotto dal Financial Times, intervistando economisti e accademici, prevede la recessione dell’economia americana per il 2023. Secondo la ricognizione, realizzata insieme alla Booth School of Business dell'Università di Chicago, il 70 per cento degli intervistati esprime un'opinione pessimista sul futuro degli Stati Uniti.

  

Il punto fondamentale resta l’inflazione. Ad aprile i prezzi al consumo hanno registrato un aumento dell’8,3 per cento rispetto all’anno precedente. Al netto dell’aumento del prezzo di generi alimentari e dell’energia, l’inflazione annuale arriva comunque al 6,2 per cento. Oltre al conflitto in Ucraina, pesa il deterioramento delle catene di approvvigionamento e le politiche zero Covid della Cina, che stanno complicando le esportazioni.

 

La Banca centrale americana ha già alzato i tassi di interesse di 75 punti base dal marzo di quest’anno e nel corso della prossima riunione del Federal Open Market Committee si prevede un ulteriore aumento di mezzo punto percentuale (50 punti base). Si tratta dell’aumento più rapido dei tassi dal 1994. Secondo il 40 per cento degli esperti intervistati, entro la fine dell'anno i tassi potrebbero essere alzati fino al 2,8 per cento, con un aumento dello 0,5 per cento per ognuna delle prossime tre riunioni (giugno, luglio e settembre) e di 0,25 per gli ultimi due meeting dell'anno.

 

Una parte sostanziosa degli economisti intervistati dal Financial Times, il 40 per cento, crede che la recessione sarà annunciata dal National Bureau of Economic Research tra primo e secondo trimestre del 2023. Un terzo crede invece che l’annuncio arriverà nella seconda metà dell’anno. 

 

Gli sforzi della Federal Reserve puntano a limitare l’inflazione e riportarla al due per cento. Jerome Powell, presidente della Fed, ha ammesso che le misure potrebbero essere dolorose per i cittadini americani, ma non ha nominato la possibilità di recessione. Dello stesso avviso la segretaria del Tesoro Janett Yellen che, venerdì scorso, si è detta convinta che “ci sarà un rallentamento della crescita, ma non penso che avremo una recessione”.

 

Secondo il 12 per cento degli economisti sentiti dal Ft, è molto probabile che l’inflazione sarà ancora superiore al tre per cento entro la fine del 2023. Si tratta di una quota minoritaria ma in rialzo netto rispetto ai dati di un sondaggio analogo condotto a febbraio. In quell’occasione appena il quattro per cento degi economisti aveva previsto un esito simile.

 

Agli intervistati è stata anche chiesta una stima dell’inflazione anno su anno a fine 2022. La media delle risposte è stata del 4,3 per cento. Prospettive fosche che potrebbero spingere a un aumento ancora più vertiginoso dei tassi di interesse. Secondo Dean Croushore, economista che ha lavorato per la Fed a lungo, i tassi potrebbero essere alzati fino al cinque per cento nel 2023. Una previsione leggermente ribassata da un altro economista intervistato dal Financial Times, Christiane Baumeister, professore all’Università di Notre Dame, che stima l’aumento intorno al quattro per cento.