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Editoriali

È l'ora di sciogliere la commissione sulle banche per manifesta inutilità

Redazione

I commissari si erano ripromessi di indagare su cose gigantesche come gli effetti sul risparmio della crisi del 2007. Ma non hanno mai cavato un ragno dal buco. Oggi si svegliano per entrare all’improvviso nella contesa tra il gruppo Caltagirone e l’attuale maggioranza che controlla Generali. Così l'arbitro diventa giocatore

Una commissione d’inchiesta, nientemeno che sul sistema bancario italiano, che sopravvive a se stessa, non avendo dato grande prova già nella precedente legislatura. Nasce molto grillina o, in senso generale, antirenziana (era la preoccupazione dell’epoca) e si ripromette di indagare su cose gigantesche, come gli effetti della crisi mondiale durata dal 2007 al 2011 sul risparmio e sulle banche in Italia, ma avendo a mente soprattutto di piazzare qualche colpo, se non proprio giudiziario almeno giornalistico, nell’ampio filone del risparmio tradito, delle quattro banche, tra cui Etruria, finite in default, e delle due banche venete con capitale azzerato. Viene rinnovata in questa legislatura per indagare a largo raggio su regulation bancaria, finanziaria e tutela del risparmiatore e, già che c’è, per scovare magagne e distorsioni riconducibili alle agenzie di rating.

 

La proroga della commissione costituisce anche un modo per tenere in vita artificialmente l’ormai scomparsa trasmissione televisiva che si chiamava “La Gabbia”, con la partecipazione, ora in veste di parlamentari, di Gianluigi Paragone, Elio Lannutti, Alberto Bagnai. Non cavano un ragno dal buco, neanche per qualche titolo indignato sulla stampa antisistema. Ma, da ultimo, i commissari si svegliano per entrare all’improvviso nella contesa, giocata scopertamente e ben visibile a tutti, tra il gruppo Caltagirone e l’attuale maggioranza (Mediobanca e altri) che controlla Generali. Il colpo più recente è tutto meno che da arbitri o, volendo, da giudici, perché consiste nella convocazione, a partita in corso, dell’ad di Generali, Philippe Donnet. Sì, proprio il bersaglio principale delle critiche dei rinnovatori, di Caltagirone e anche di Leonardo Del Vecchio. Buffo il passaggio dal tentativo di difendere i piccoli risparmiatori dimenticati e maltrattati al prendere parte, apparentemente, in favore dei due maggiori capitalisti italiani. Uno dei componenti della commissione, da tempo critico, Luigi Marattin, ieri ha detto che era un po’ troppo e se ne è andato. Se venisse seguito da altri portando allo scioglimento della commissione per manifesta inutilità e dannoso vaniloquio non sarebbe una brutta cosa.

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