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La pandemia energetica travolge le imprese. "Serve una risposta europea", dice il presidente di Feralpi

Maria Carla Sicilia

Giuseppe Pasini, alla guida del gruppo siderurgico: "Sfruttare i giacimenti italiani di gas, efficentare i processi produttivi, ma soprattutto Bruxelles deve dare indicazioni su come muoverci nel percorso di decarbonizzazione"

L'aumento del prezzo dell'energia spinta dalle quotazioni del gas si è trasformato presto in un macigno sulle spalle delle imprese italiane. La misura del problema sta tutta in un numero: i costi energetici delle imprese industriali previsti per il 2022 sono pari a 37 miliardi, erano 8 nel 2019. Partendo da queste cifre calcolate da Confindustria si confronteranno oggi al Mise le imprese energivore e il ministro Giancarlo Giorgetti. “Un ministro attento e sensibile a questi temi”, dice al Foglio Giuseppe Pasini, alla guida del gruppo siderurgico Feralpi, con stabilimenti in Italia e in Germania. Sui costi che la sua impresa affronta per trasformare la materia prima in acciaio, il costo dell'energia pesa il 40 per cento,“almeno prima degli ultimi aumenti”. Si capisce dunque che dalle decisioni che prenderà il governo dipenderà molto del futuro della sua impresa. “Sì – dice al Foglio – Mi rassicura molto che ci sia Draghi in questo momento. Ma mi spaventa molto il fatto che Draghi possa non esserci”. 

   
“Se mi chiede quali soluzioni mi aspetto le dico che è bene tenere presente che il nostro problema riguarda domani e non solo il lungo periodo. E allora riprendere a sfruttare i giacimenti italiani di gas penso sia una possibilità da considerare per ridurre i picchi di prezzo”. Proprio sulla base dell'oscillazione quotidiana della borsa elettrica, negli ultimi due mesi Feralpi ha rimodulato la produzione dei suoi impianti, riducendola nei momenti di picco e sfruttando le ore più economiche. Una sorta di azione in autotutela per schivare questa pandemia energetica, ma si capisce che è solo un'azione tampone. “I nostri sono stabilimenti incredibilmente complessi e gli impatti di questi stop and go sono notevoli”. Tuttavia, dice Pasini, serve ben altro per superare questa situazione: “Rispetto a un anno fa i costi dell'energia sono quadruplicati: anche se riuscissimo a ribaltarli in parte, non sarà così semplice per i nostri clienti accettare questi rincari”. Pasini non teme tanto di perdere commesse, il suo acciaio finisce nell'edilizia e nelle grandi infrastrutture, sarebbe difficile cambiare rapidamente fornitore, ragiona. “Noi possiamo anche caricare a valle sui nostri prodotti questi costi dell'energia, ma non è detto che i nostri clienti finali riusciranno a fare la stessa cosa. Questo significa frenare la crescita che c'è stata nel 2021, una crescita importante, la migliore a livello europeo, in un momento in cui stiamo con il Pnrr si spalanca un'occasione irripetibile”. 

  
Gli interventi su cui lavora in queste ore il governo, dalla riduzione degli extraprofitti al meccanismo delle aste Ets, agli stanziamenti di nuove risorse, sono insomma secondo Pasini strumenti validi. Ma come sa bene chi ragiona di energia senza scivolare nelle semplificazioni, ogni iniziativa è solo un tassello della soluzione.

    
Le imprese dallo loro possono efficientare i processi produttivi, anzi devono, e Feralpi, dice Pasini, lo sta già facendo. “Serve recuperare quando è possibile, come facciamo con il calore che alimenta il termoriscaldamento, puntare sull'autoproduzione con le rinnovabili. Ma il solare non può sostituire totalmente la produzione di energia, al di là delle nostre buone intenzioni e buone azioni: il gas rimarrà protagonista di questa transizione energetica per i prossimi decenni”. 
Per questo, anche le soluzioni nazionali hanno un respiro corto.

  
 “Al di là di quello che può fare il nostro governo, è l'Europa che deve darci delle chiare indicazioni su come muoverci in questo percorso di decarbonizzazione. Abbiamo pagato un prezzo salatissimo in termini di competitività abbandonando il nucleare, abbiamo ridotto il carbone e fatto spazio al gas: essere meno competitivi degli altri paesi ora è un paradosso”. E basta guardare ai vicini francesi per vedere come presto le cose potrebbero funzionare diversamente a pochi chilometri di distanza senza un coordinamento forte. In Francia le imprese, comprese quelle siderurgiche, possono contare sui prezzi calmierati imposti dal governo all'energia nucleare prodotta da Edf. Un gruppo come Feralpi esporta in Europa il 45 per cento dei suoi prodotti. “È chiaro che se non abbiamo una tariffa elettrica adeguata agli altri mercati è più difficile mantenere queste quote di export. Dobbiamo mettere tutti i paesi nelle condizioni di non restare schiacciati”. Un appunto da segnare, ora che a Bruxelles si va chiudendo la partita sulla tassonomia.

  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.