EDITORIALI

Lo scivolone di Cingolani

Redazione

Anche internet inquina, sì, ma occhio a non semplificare. Dati da studiare  

Anche i propositi più ecologisti possono inquinare. Il ministro Roberto Cingolani non l’ha spiegato proprio in questo modo, ma è quello che si legge nelle parole che lunedì ha rivolto agli studenti delle scuole medie e superiori: “Voi giovani, che siete grandi utilizzatori delle piattaforme digitali, sappiate che l’intero comparto produce il 4 per cento dell’anidride carbonica planetaria. Per darvi un’idea, l’intero traffico aereo produce il 2 per cento della CO2 globale”. Così, anche le azioni degli attivisti che organizzano online flash mob e proteste finiscono per lasciare una traccia sull’ambiente. Il ministro si è poi affrettato a chiarire che “nessuno discute l’importanza di internet”, invitando i giovani ad adottare un comportamento digitale consapevole: “Un atto di responsabilità è comprendere che l’utilizzo smodato dei social non è assolutamente gratis”.


Le stime fornite da Cingolani trovano riscontro in uno studio di un’associazione no profit francese e in uno della Lancaster University (riportato anche da Repubblica) secondo cui il contributo di Co2 emessa dal web si aggira tra il 2,1 e il 3,9 per cento. Anche un articolo della Bbc stima che il contributo di Internet all'emissioni globali sia pari al 3,7 per cento (con la prospettiva di un raddoppio entro il 2025). Google ha invece detto che ogni ricerca fatta equivale a circa 0,2 grammi di Co2, la stessa quantità che secondo la Bbc viene prodotta da un tweet. E se si pensa che oggi hanno accesso alla rete ormai circa 4 miliardi e mezzo di persone, si capisce che questi piccoli numeri diventano significativi se pensati su base globale: una email inviata produce circa 40 i grammi di anidride carbonica, quasi le stesse emissioni di un messaggio Whatsapp o Facebook. A patto però che non vi siano allegati foto o gif, perché in questo caso il valore aumenterebbe fino a 50 grammi. Per avere un riferimento e tornare agli aerei, si stima che per ogni chilometro percorso, sarebbero prodotti nel corso di un volo circa 285 grammi di CO2 per passeggero.

 

Ma si tratta di numeri che vanno presi con la dovuta cautela. Per questo è sempre importante leggere i dati con attenzione e non semplificare troppo, per non finire a parlare come Greta parla ai grandi del mondo. Chiedere a una generazione di nativi digitali di dosare l’uso di internet e dei social è come chiedere a chi è cresciuto con il mito di un motore rombante di convertirsi all’auto elettrica: significa cambiare stile di vita e produrre un impatto su alcuni modelli economici. Cosa succederebbe se gli ambientalisti boicottassero i social così come fanno con gli aerei e la plastica? Cortocircuito. Che però spiega bene quanto sia complesso ridurre il riscaldamento globale, se anche qualcosa di apparentemente innocuo come un messaggino – moltiplicato per 4,8 miliardi di utenti – fa la differenza sulle emissioni globali. Nessun pasto è gratis. Era forse questo il messaggio più importante da sottolineare.

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