L'evasione fiscale scende per la prima volta sotto i 100 miliardi

Alberto Chiumento

Si riduce l’evasione dell’Iva, tra fatturazione elettronica e split payment. Ora che c'è un dato consolidato al 2019 è chiaro anche l'obiettivo che il governo dovrà rispettare secondo il Pnrr: - 15,8 per cento entro il 2024

Nel 2019, in Italia, per la prima volta l’evasione tributaria e contributiva è scesa sotto la soglia di cento miliardi di euro. Lo riporta l’aggiornamento delle stime della “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” per l’anno 2021, eseguito dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Il tax gap, ovvero la differenza tra quanto è dovuto e quanto realmente viene versato dai contribuenti, nel 2019 è stato pari a 99,2 miliardi di euro: una riduzione del 3 per cento rispetto al 2018, quando il gettito mancante era stato 102,4 miliardi di euro.

Il miglioramento è dovuto principalmente alla diminuzione dell’evasione tributaria (meno 3,5 miliardi di euro al netto della Tasi), mentre quella contributiva è aumentata leggermente (+0,4 miliardi) rispetto al 2018. Si conferma quindi l’andamento calante dell’evasione fiscale italiana degli ultimi anni: se confrontato con il 2014, il gettito mancante totale nel 2019 si è ridotto di 9,9 miliardi di euro.

Questa diminuzione generalizzata riguarda quasi tutte le imposte. Tuttavia, l’Irpef pagato dagli autonomi e dalle imprese continua a registrare un elevato livello di evasione. L’Irpef, alla cui modifica il governo sta lavorando da diverse settimane, è l’imposta più evasa in Italia, con un gettito mancante di 32,2 miliardi di euro nel 2019, in diminuzione di 300 milioni di euro rispetto all’anno precedente.

Inoltre, si è verificato in modo lieve il timore segnalato dal Mef, secondo cui la presentazione delle dichiarazioni dei redditi, avvenuta durante le fasi più intense della pandemia, avrebbe potuto causare maggiori comportamenti opportunistici da parte dei lavoratori autonomi. La propensione all’evasione, infatti, è stata pari al 69 per cento: 2,3 punti percentuali in più rispetto al 2018.  La propensione a evadere l’Irpef per autonomi e imprese è aumentata dal 2014, quando era pari al 63,9 per cento. Quella legata ai lavoratori dipendenti è ben minore e non è andata oltre il 3 per cento.

L’Iva è particolarmente importante poiché è l’imposta su cui si è ridotta maggiormente l’evasione. Nel 2014, produceva il maggior gettito evaso: 35,6 miliardi di euro. Poi, il valore è sceso a 31,8 miliardi nel 2018 e a 27,8 miliardi di euro nel 2019, lasciando il posto come tassa con il volume di gettito più evaso all’Irpef (Fig. 1). L’andamento decrescente dell’evasione dell’Iva è dovuto a due implementazioni tecniche. La prima è la fatturazione elettronica, che è diventata obbligatoria dal primo gennaio 2019 anche tra imprese e consumatori finali, e la seconda riguarda lo split payment, una modalità che semplifica la liquidazione dell’Iva.

 

L’evasione dell’Irap, l’altra imposta che il governo desidera ridurre con la legge di bilancio 2022, ha registrato un lieve calo di 404 milioni di euro tra il 2018 e il 2019, mentre rispetto al 2014 il gettito mancante è diminuito di 3 miliardi di euro. L’Ires, la cui evasione ha alternato fasi di crescita a fasi di contrazione, è stato evaso per 8,7 miliardi di euro nel 2019.

Il report di aggiornamento pubblicato dal governo mostra anche un elemento fondamentale per i prossimi anni. Tra gli obiettivi intermedi del Pnrr, c’è la riduzione dell’evasione fiscale (ad esclusione di Imu e delle accise) del 5 per cento entro il 2023 e del 15 per cento entro il 2024 rispetto al valore base del 2019. Ora, il report rende noto il valore ottenuto nel 2019: 18,5 per cento. Quindi, il governo italiano sa fin d’ora di dover ridurre fino a 15,8 per cento il livello di evasione fiscale generale entro il 2024. Un ulteriore impegno da rispettare per completare il Pnrr.

Di più su questi argomenti: