(foto EPA)

Ecco la mossa anti ritardi della Commissione europea

Marco Cecchini

A giorni l'organo esecutivo dell'Ue metterà online il "Recovery and resilience scoreboard", cioè il quadro di valutazione dei progressi conseguiti a oggi dai vari paesi nell'attuazione dei piani del Pnrr. Un modo per fare una fotografia dei progressi a livello continentale

Potrebbe essere un salutare esercizio di realismo quello cui Bruxelles ci sottoporrà la settimana prossima, nel bel mezzo della discussione parlamentare sulla legge di Bilancio. Perché l’Europa non è più l’arcigna matrigna di un tempo ma non è diventata per questo un’entità votata alla opacità informativa. Ed è proprio nel rispetto del principio di trasparenza che a giorni la Commissione metterà online il “Recovery and resilience scoreboard”, ovvero il “quadro di valutazione” dei progressi conseguiti a oggi dai vari paesi nel processo di attuazione dei rispettivi Pnrr. Lo scoreboard non sarà  una pagella con la lista dei promossi e dei bocciati, precisano fonti vicine a Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea, sarà piuttosto una fotografia scattata sulla base dei dati forniti dai governi partecipanti seguendo le linee indicate dai tecnici di Bruxelles nel Regolamento delegato del 28 settembre. Nell’architettura del Next generation Eu il giudizio sulla performance nel processo di attuazione dei Piani non arriva infatti se non nel momento in cui il paese bussa alla cassa della Commissione mostrando i risultati conseguiti su riforme e investimenti programmati.

La Spagna e la Francia per esempio hanno già richiesto l’accesso a risorse a fondo perduto, rispettivamente per 10 e 6 miliardi di euro, richieste sulle quali la Commissione ha espresso parere positivo al Comitato economico monetario deputato a dare il via libera definitivo. L’Italia per ora non si è fatta avanti, dicono da Bruxelles, ma si pensa che lo farà nelle prossime settimane. Se ci sono problemi la richiesta di fondi non passa al Comitato e si apre un negoziato. Anche se lo scoreboard non sarà una pagella come dicono da Bruxelles è chiaro tuttavia che eventuali gap significativi tra traguardi e risultati nella performance del Pnrr italiano non potranno non avere un significato politico. Il quadro di valutazione, recita con precisione millimetrica il Regolamento del 28 settembre, “illustra i progressi dell’attuazione dei piani per la ripresa e la resilienza da misurare sulla base dei seguenti elementi: il raggiungimento degli obiettivi conteggiandone il numero e calcolandone la percentuale, la spesa finanziata, il conseguimento di ciascun piano, lo stato di avanzamento di ciascun progetto…”.

A dirigere le operazioni di valutazione dei Pnrr dei partner è la Commissione per gli affari economici e monetari diretta da Paolo Gentiloni che negli ultimi mesi ha lanciato più di un allarme sui ritardi italiani nell’attuazione del Recovery Plan. I richiami di Gentiloni mirano a sollecitare una presa di coscienza da parte delle forze politiche e del Parlamento sulla delicatezza della posta in gioco. Ma passata la fase di più acuta emergenza sanitaria ed economica, dall’estate il governo di Mario Draghi (che ieri il Financial Times ha invitato a restare al suo posto, a Palazzo Chigi) ha incontrato difficoltà crescenti nell’attuazione delle riforme programmate. E’ stato così per la delega sulla giustizia penale,  chiusa con un compromesso che ha fatto discutere. Sorte non  diversa è toccata alla delega fiscale e alla legge sulla Concorrenza. In lista d’attesa da qui alla fine dell’anno ci sono una ventina di riforme. In alcuni casi, il premier è dovuto ricorrere alla tattica del rinvio in attesa che maturassero i tempi per una contromossa. Ma le scadenze politiche sono lì, e ogni giorno danno corpo a tutto il loro potenziale frenante.

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