Il Recovery fund è pronto a partire: completata la ratifica dei 27

Con i voti di Romania, Polonia e Austria si può iniziare la raccolta sul mercato Ue dei fondi necessari. La prima tranche per l'Italia attesa già tra luglio e agosto. Oggi in Consiglio dei Ministri semplificazioni e governance

Con i voti parlamentari di Austria e Polonia, ieri sera si sono completate le 27 ratifiche alla raccolta sul mercato europeo dei fondi necessari a finanziare il Recovery fund. Quindi sono 22 i paesi che hanno completato la ratifica mentre altri cinque – Ungheria, Olanda, Romania e ieri l’Austria e la Polonia, quest’ultima in serata con un confuso voto in Senato – hanno completato l’iter parlamentare e ora devono ora soltanto notificare la loro decisione.

 

"Sono fiducioso che tutti i passi rimanenti potranno essere finalizzati entro maggio, e questo ci consentirà di far partire il Next Generation Eu e di cominciare a raccogliere finanziamenti sui mercati dei capitali già in giugno!", ha scritto su Twitter il commissario Ue al Bilancio, l'austriaco Johannes Hahn.

 

 

 

Come scrive oggi David Carretta sulla nostra newsletter Europa Ore 7 (a proposito ci si iscrive qui, ed è gratis), Romania, Polonia e Austria hanno completato la ratifica del Recovery fund. Erano le ultime tre ratifiche che mancavano per poter lanciare il Recovery fund, I parlamenti di Romania, Polonia e Austria hanno completato il processo di ratifica della decisione sulle risorse proprie, lo strumento giuridico che consentirà alla Commissione di indebitarsi sui mercati e finanziare la Recovery and Resilience Facility. Il voto ieri del Senato austriaco era scontato, così come quello della Polonia. L'incognita era la Romania, perché era necessaria una maggioranza dei due terzi in Parlamento. L'opposizione del Partito socialdemocratico, che aveva frenato il processo e minacciato di non ratificare, alla fine si è allineata al governo. Mercoledì sera, su 383 voti espressi, 378 deputati hanno votato a favore. Ma i socialdemocratici continuano la loro battaglia contro il primo ministro, Florin Citu, sul piano nazionale di ripresa e resilienza per ottenere i fondi del Recovery fund. Una mozione di sfiducia dovrebbe essere presentata il 14 giugno per contestare le riforme contenute nel piano.
 
Intanto la Finlandia è diventato il diciannovesimo paese a presentare alla Commissione il suo piano nazionale di ripresa e resilienza per ottenere le risorse del Recovery fund. Helsinki ha chiesto 2,1 miliardi di euro di stanziamenti da destinare a quattro pilastri del piano: transizione verde, digitalizzazione dell'economia, occupazione e competenze, e servizi sociali e sanitari.

 

In Italia, Mario Draghi lavora per portare in Consiglio dei ministri oggi le misure per le semplificazioni e sulla governance del Recovery plan. Bisogna far presto, chiudere il decreto in Cdm nelle prossime ore (un maxi provvedimento di oltre 60 articoli atteso in Cdm entro la serata), o si rischia di perdere la prima tranche di fondi che per noi dovrebbe valere circa 27 miliardi e che potrebbe arrivare da Bruxelles al Tesoro già tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto. Ma il premier deve fare i conti con il muro di Pd e Leu sul tema degli appalti. 

  

L'idea dell'esecutivo è porre i "pilastri" dell'attuazione del Pnrr con il decreto su governance e semplificazioni (sul quale il punto che mette d'accordo tutti è lo stop alle gare con massimo ribasso, che comparivano nelle prime bozze) e un altro decreto sulle assunzioni nella pubblica amministrazione. legate al Recovery, atteso in Cdm la prossima settimana, non prima di un confronto tra il ministro Renato Brunetta e i sindacati. 

 

Intanto oggi i sindacati scenderanno in piazza contro lo stop al blocco dei licenziamenti, norma del decreto Sostegni bis, e la minaccia è uno sciopero generale.