Marco Simoni (Wikimedia commons)

L'intervista

Soldi, business, pil. Roma la nuova Milano? Parla Marco Simoni

Giuseppe De Filippi

"Ci vuole chiarezza nei progetti e stabilità nelle decisioni, bisogna escludere la possibilità che continue influenze politiche possano bloccare le cose. Non si tratta solo di togliere burocrazia, ma di dare una prospettiva leggibile alla crescita della città", dice l'economista

Marco Simoni, economista, di sviluppo delle grandi città se ne intende. Ha recuperato in corsa, per Milano, il lavoro per impostare il dopo-Expo, con l’approdo di Human Technopole, il grande centro di ricerca applicata per le scienze della salute, e con tutte le altre ricadute di lunga durata delle quali la città sta ancora beneficiando. Valuta il prossimo futuro di Roma con ottimismo addirittura maggiore e con grande curiosità perché, ci dice, “ora la possibilità di sviluppo economico e quindi anche sociale delle persone non dipende più tanto dall’opera dello stato ma dipende tantissimo dall’opera dei comuni e dalle politiche locali. Guardatevi intorno nel mondo e vedrete grandi città che corrono più o meno, attraggono più o meno, in base alle scelte e alle capacità amministrative”. E come si classifica Roma in questa corsa? “Posso dire che già nel 2016 Roma si era piazzata al settimo posto in Europa, alla pari con Madrid e Bruxelles, in uno studio di Ernst & Young sulle città più interessanti per un pool di investitori internazionali. Era già un fatto incoraggiante”.

 

Poi, però, i romani lo sanno, proprio nel 2016 c’è un cambio traumatico nella guida della città. Vediamo che succede da allora, con l’aiuto di Simoni. “Madrid da allora ha attratto investimenti per 6,6 miliardi, creando 30.000 posti di lavoro, Roma, invece, 1,2 miliardi per 3.000 posti di lavoro. E se uno allarga un po’ lo sguardo vede che Roma negli ultimi venti anni ha avuto investimenti in quantità risibile, quasi un terzo di quelli arrivati a Milano, per capirci, e un ottavo di Madrid. Ordini di grandezza diversi rispetto a tutte le città paragonabili”. E come mai, scontando le stramberie politiche locali? “uno potrebbe pensare- ci dice Simoni- che questa mancanza di investimenti dipenda da fattori strutturali, una specie di contemplazione sconsolata dell’inutilità di investire in una città così malmessa, ma, come dicevo, ancora cinque anni fa era settima in Europa nella considerazione dei grandi analisti internazionali per attrattività. Ma quelle analisi non si sono tradotte in investimenti perché la politica locale si è mostrata del tutto disinteressata a perseguire politiche che attivassero e favorissero gli investimenti, sia quelli esteri sia quelli nazionali (che sempre crescono o calano assieme)”.

 

Diamo qualche consiglio non (del tutto) richiesto. “Be’, la prima cosa che serve è un normale buongoverno della città, cioè i servizi ordinari con una qualità accettabile, ma poi la politica locale non si esaurisce nel far funzionare la città nelle sue funzioni di base. Ma poi ci vuole chiarezza nei progetti e stabilità nelle decisioni, bisogna escludere la possibilità che continue influenze politiche possano bloccare le cose. Non si tratta solo di togliere burocrazia e semplificare, ma di dare una prospettiva leggibile alle intenzioni di crescita della città”. Poi le cose succedono anche un po’ da sole? “Sì- ci dice Simoni- per esempio nel settore degli hotel e del turismo Roma ha attratto quasi il doppio di Milano, con 750 milioni contro 400. E questo fatto indica che Roma ha una sua forza di fondo, non solo nel turismo, ma anche in altri settori, e, cosa interessante, si tratta di comparti complementari con quelli in cui eccelle Milano. Insomma, più che una sfida tra le due città si configura la possibilità di una crescita comune, per cui da un aumento degli investimenti a Roma non c’è alcuna ragione che derivi una riduzione di quelli su Milano, anzi, succederà il contrario. Così smontiamo anche la vulgata di Roma vs Milano. Certo, è importante il contesto favorevole alle imprese, che si realizza anche con il dialogo, con la messa a disposizione di strumenti, di cui poi sono i private a fare uso. Le varie iniziative di successo che muovono Milano non le ha create Beppe Sala, ma la sua amministrazione ha messo tutti nelle condizioni di crearle, e questo è anche più importante”.

 

Nell’immediato ci sono grandi opportunità per Roma legate a scadenze di speciale rilievo e Simoni va subito al punto dicendo che Giubileo del 2025, progetti del Pnrr e candidatura a Expo 2030 sono un trio potentissimo per smobilitare investimenti “specialmente nel momento in cui cambia il verso della città”, ci dice rievocando uno slogan abbastanza noto. “I tempi sono stretti e questo è un vantaggio, perché gli effetti si vedranno molto presto. I fondi Pnrr, cosa che sanno in pochi, a Roma affluiranno anche nell’interazione tra ricerca e industria, ad esempio nel polo romano dell’aerospazio, poco citato dai politici, ma molto rilevante in Europa. Il trasferimento tecnologico è fondamentale per dare un valore economico alla tanta ricerca che si fa a Roma”.

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