Tito Boeri durante l'ottava edizione del Festival dell'Economia di Trento, nel 2013 (foto Ansa)

Da Trento una lezione sull'economia dei festival

Luciano Capone

La cacciata di Boeri e Laterza decisa dalla Lega può essere un guaio per Trento ma favorirà un'altra città italiana. Alla fine ci saranno due Festival dell'Economia e ognuno sarà responsabile delle proprie scelte: il bello della concorrenza  

Ex malo bonum. La decisione dell’amministrazione leghista di sfrattare il Festival dell’Economia da Trento molto probabilmente farà un danno alla città, ma andrà a beneficio di un’altra città italiana e del paese. Pare una scelta da stupidi. Ma se si sta alle “Leggi fondamentali della stupidità umana” teorizzate dall’economista Carlo M. Cipolla si tratta, tecnicamente, di un’azione da sprovveduti: che danneggia chi la compie e avvantaggia gli altri.

 

La storia è questa. A Trento, dal 2006, per iniziativa della casa editrice Laterza e del direttore scientifico Tito Boeri si tiene un Festival sull’economia di notevole successo: negli anni ha ospitato 50 premi Nobel e i migliori economisti del mondo, un appuntamento di rilievo internazionale che attira decine di migliaia di visitatori con una ricaduta economica sul territorio due-tre volte superiore alla spesa. E’ senza dubbio l’evento più importante della città. Eppure il presidente della provincia, il leghista Maurizio Fugatti, ha cacciato gli organizzatori. La motivazione è sostanzialmente politica. Secondo la Lega il Festival dell’Economia è una cosa troppo di sinistra e quindi serve un nuovo corso che tenga conto del cambio di colore dell’amministrazione. L’ipotesi di un regime change era emersa già durante la campagna elettorale nel 2018, ma dopo la vittoria della Lega il conflitto era rientrato e per diversi anni Fugatti e gli organizzatori hanno lavorato in concordia e con reciproca soddisfazione.


Anche quest’anno le cose erano andate allo stesso modo, d’amore e d’accordo. Ma a un certo punto la provincia di Trento ha chiesto agli organizzatori di sottoporre un progetto per l’organizzazione del Festival dell’anno prossimo. Non si capiva bene il motivo dato che dal 2006 il Festival è andato avanti con semplici accordi annuali o biennali, ma era stato assicurato che si trattava solo di una nuova procedura prevista dal nuovo regolamento, un semplice passaggio burocratico. D’altronde non aveva molto senso chiedere un progetto per un evento arrivato alla sedicesima edizione: non è che non ci fossero gli elementi per giudicare. Fatto sta che oltre a quello degli storici organizzatori, Laterza e Boeri, è arrivato – a sorpresa – anche un progetto presentato dal Sole 24 Ore con Giulio Tremonti come coordinatore scientifico. Siccome la giunta leghista voleva far apparire la selezione come una cosa seria e trasparente, aveva previsto anche una commissione per una valutazione tecnica delle offerte. Ma alla fine la giunta di Fugatti ha assegnato il festival al Sole 24 Ore nonostante la commissione gli avesse assegnato un punteggio inferiore a quello ottenuto da Laterza (89 punti contro 84). E così, ma qui evidentemente è la stupidità a prevalere sulla sprovvedutezza, la procedura con tanto di Commissione tecnica che doveva servire a dare una copertura formale a una scelta politica già presa ne ha rivelato ancor di più la natura. 

 

Festival dell'Economia, l'ipotesi trasferimento a Torino o Bari


La decisione unilaterale della provincia ha creato poi un problema istituzionale. Perché ha scatenato le reazioni del comune e dell’Università di Trento che non sono mai stati coinvolti nella decisione pur facendo parte, insieme alla provincia, del comitato promotore del Festival. Entrambe le istituzioni si sono schierate contro Fugatti. L’Università, con il rettore Flavio Deflorian, ha addirittura annunciato l’intenzione di continuare a collaborare con Laterza e Boeri anche in un’altra città. E in effetti appena è uscita fuori la notizia tante città si sono offerte per ospitare il festival. “Sono candidature che arrivano da tutta Italia, alcune molto forti – dice Giuseppe Laterza al Foglio – e sono di ogni colore politico, anche di centrodestra”. Quali? “Sono almeno venti, ma non posso fare i nomi, a parte la più eclatante che è Torino, perché è già pubblica”. La candidatura del capoluogo piemontese è stata promossa dalla Stampa e ha raccolto il consenso di tutte le istituzioni e di tutte le forze politiche. Alla fine toccherà agli organizzatori sfrattati da Trento fare una gara per scegliere la nuova location, anche perché è impossibile tornare indietro. “Ormai si è rotto il rapporto di fiducia”, dice Laterza.


Questa del festival di Trento può sembrare una brutta vicenda, ma non lo è. Perché chi come Fugatti ha deciso di fare una discriminazione su base politica se ne assumerà le responsabilità di fronte ai propri elettori (magari le cose andranno meglio, visto che a coordinare il festival ci sarà Tremonti che ha appena ricordato  di essere “l’ex ministro più colto d’Europa”). Mentre chi è stato cacciato, come Boeri e Laterza, non faticherà a trovare una nuova città in cui portare l’esperienza e la rete di relazioni internazionali consolidate in tanti anni di organizzazione a Trento. Alla fine i festival dell’economia saranno due, i cittadini avranno un’offerta più ampia e la concorrenza stimolerà gli organizzatori a migliorarsi.
 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali