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Editoriali

La pazzia del grande fratello della CO2

Redazione

Misurare le emissioni con app personali. Perle dal Domani (senza logica)

Il cambiamento climatico è una grave minaccia per molte ragioni. Per il clima, certo, per il nostro futuro, ma anche per la salute mentale di alcuni commentatori che si sbizzarriscono, senza senso del ridicolo, nelle proposte più assurde. Il cui unico intento sembra semplice. Far fallire ogni seria politica di contrasto al cambiamento climatico avanzando rimedi che porterebbero la maggioranza della popolazione a odiare chiunque in futuro ne parli. Come se non bastassero i costi che già si dovranno pagare (è in arrivo un altro aumento del costo delle bollette) c'è chi si accanisce nel tentativo di colpevolizzare ogni singolo comportamento.

 

Non bastava più prendersela con la Cina, gli States, il carbone e le mucche che ruminano. Un meraviglioso articolo di Francesco Fuso Nerini su Domani propone di misurare le emissioni di ogni singolo cittadino, quando usa l’auto, quando si riscalda e quando fa la spesa. Attribuirgli per legge una quota di emissioni garantita e punirlo se la supera. Con una giustificazione sociale che non deve mai mancare. Siccome i poveri hanno emissioni più basse dei ricchi potrebbero vendere una parte dei loro diritti ai ricchi, che dovrebbero obbligatoriamente comprarle. E come si fa a calcolare tutto ciò? Semplice. Basta un identificativo personale e una app che devi attivare ogni volta che vai a fare benzina, a pagare una bolletta o a fare la spesa. Il sogno di ogni stato totalitario! Sempre su Domani, una miniera, un altro commentatore ci spiega che combattere il cambiamento climatico riduce le diseguaglianze. Potrebbe spiegarlo ai cinesi e agli indiani che stufi di essere troppo diseguali pensano che questo della CO2 è l’ultimo pretesto per i paesi ricchi per continuare a farsi i loro comodi dall’alto della ricchezza accumulata. Più del 50 per cento delle emissioni accumulate in atmosfera sono state prodotte dal 17 per cento della popolazione mondiale. Con l’aumento delle temperature, aggiunge l’articolista, ci sono più morti per le ondate di calore. Immagino che ce ne siano di meno per le ondate di freddo. Ma la logica è un lusso.

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