Mathias Doepfner, Ceo di Axel Springer (EPA/BERND VON JUTRCZENKA)

Axel Springer compra Politico. Vecchia, nuova editoria

Stefano Cingolani

Nel settore, i piccoli sono mangiati dai grandi (e non è un male)

Il gruppo Axel Springer fondato dal Citizen Kane tedesco, ha comperato Politico per un miliardo di dollari. Mathias Döpfner, amministratore delegato di Axel Springer, in un comunicato ufficiale ha detto che “l’eccezionale team di Politico ha rivoluzionato il giornalismo, ha stabilito nuovi standard e sarà un privilegio e una responsabilità contribuire a plasmare il futuro di questa eccezionale azienda di media”. Il sito nato nel 2007 per raccontare da vicino e in modo approfondito la politica americana, ha poi aperto una sua dependance europea che Springer controlla già al 50 per cento.

 

La prima reazione a caldo è che la vecchia editoria, quella tradizionale, si mangia quella nuova, nessun giornale nato online ha resistito in autonomia (Huffington Post è passato di mano in mano, BuzzFeed che ora lo possiede è ormai un gruppo multimediale). Tutti, chi più chi meno, hanno subìto la sorte delle startup che una volta cresciute sono finite in aggregati più grandi. La stampa è un’industria e segue la logica di tutti i rami industriali. Resta deluso chi aveva concepito internet come agorà di un sovvertimento di tutte le regole dell’economia e dell’informazione.

Ma attenzione a dare una lettura pessimistica. In primo luogo il gruppo Springer è ormai da due anni in mano al fondo di private equity Kkr che ha spinto il management a comprare Politico, anche pagandolo caro (è la più grande acquisizione nella storia del gruppo tedesco). I vertici di Kkr hanno fin dall’inizio chiarito che il loro obiettivo è trasformare Springer in un attore di primo piano anche nell’informazione digitale e su scala globale, senza per questo mollare quella cartacea e senza tagliare le radici tedesche: del resto, la Bild è il quotidiano più venduto in Europa, sempre più termometro degli umori della Germania e non solo dei suoi scandali. Se l’impresa riuscirà potremo dire sì che la vecchia editoria ingoia la nuova, ma essa stessa si rinnova. Hegel sarebbe andato in sollucchero (a proposito di dialettica tedesca).

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