editoriali

Poche ironie sul Bezos spaziale, please

Redazione

Il volo di mr Amazon ricorda le grandi lezioni dei miliardari illuminati

Sui social, entità astratta ma spesso capace di far danni, si sprecano ironie e prediche sul volo sub-spaziale di Jeff Bezos, fondatore e presidente di Amazon dopo averne ceduto a Andy Jassy la guida operativa. Critiche condivise da media paludati che ricordano come l’uomo più ricco del mondo voglia sviare l’attenzione dal fatto che paga poche tasse, il che dipende dai governi, e dalle condizioni definite quasi schiaviste dei dipendenti, opinione diffusa di qua dall’Atlantico.

 

Bezos, proprietario anche del Washington Post, non ha bisogno di difensori d’ufficio, ma il punto è un altro: cosa c’è di male se un multimiliardario spende i suoi averi anziché in nottate in Costa Azzurra o in mega-yacht per un volo da 11 minuti “per il sogno di osservare il nostro pianeta dallo spazio”, ringraziando “dipendenti e clienti di Amazon che questo sogno l’hanno reso possibile”?

 

Il Financial Times dà questa lettura: Bezos ha insieme coronato un sogno e può aprire l’era, dopo l’online, del turismo suborbitale. In questo caso sarebbe una visione tipica di alcuni miliardari illuminati della storia. Andrew Carnegie fondò l’industria siderurgica degli Usa, ferrovie e cotonifici, e a 65 anni vendette tutto a J.P. Morgan e costruì 2.509 biblioteche pubbliche, musei, sale da concerti: la moderna filantropia nacque con lui. Anche Jacques Cousteau era ricco, aveva fatto la spia per gli alleati, ma investì i proventi inventando l’oceanografia contemporanea, la fotografia e la cinematografia subacquea; scienziati e naturalisti venuti dopo di lui gli sono debitori. Howard Hughes fu più controverso per la vita privata che degenerò in follia, si divertì parecchio con le attrici più belle (e brave) degli anni 30 e 40, ma anziché contare i dollari del petrolio e degli studios sognava, fondando la Twa, aerei capaci di collegamenti transcontinentali: in anticipo di un decennio. Anche in Italia ci sono stati miliardari mossi da una “visione”, un nome per tutti Adriano Olivetti. Sono stati poco capiti ai loro tempi, e magari la storia si ripete.

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