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La reazione di Blackstone contro Cairo è un test sulla salute di Rcs

Mariarosaria Marchesano

Il gruppo americano va avanti nella causa contro il gruppo per la vendita dell’immobile di via Solferino. Un "romanzo immobiliare” che potrebbe avere serie conseguenze sulla più importante casa editrice italiana

Altro che accordo. Il gruppo Blackstone va avanti come un treno nella causa contro Rcs per la vendita dell’immobile di via Solferino, ritenuta a tutti gli effetti valida dalla Camera arbitrale di Milano, e quantifica per la prima volta la richiesta del danno subito: 600 milioni di dollari, pari a poco più di 500 milioni di euro. Contrariamente alle voci circolate nelle ultime settimane su una possibile transazione tra le parti, la battaglia legale tra Urbano Cairo e Blackstone si sta inasprendo e si apre un nuovo capitolo di quello che sta diventando un inedito “romanzo immobiliare” se non fosse per le serie conseguenze che potrebbe avere il suo esito sulla più importante casa editrice italiana, proprietaria del Corriere della Sera.

Ieri i legali del gruppo americano hanno depositato formalmente la richiesta ai giudici della Suprema Corte di New York per emendare, e quindi riunificare, le due cause per danni, originariamente distinte, intentate la prima contro Rcs e la seconda nei confronti del suo presidente Cairo. Nel dettaglio, la richiesta di risarcimento, quantificata dagli avvocati dello studio Kirkland & Ellis, è pari a 300 milioni di dollari per la mancata rivendita dell'immobile ad Allianz e ad altri 300 milioni di relativi danni.

Nei mesi scorsi Rcs aveva sempre sostenuto che le richieste di Blackstone fossero state proposte davanti a un giudice privo di giurisdizione e sottolineato come il lodo arbitrale milanese avesse respinto le domande risarcitorie di controparte fondate su un preteso comportamento temerario e di mala fede di Rcs. “Questa decisione, incidendo sul merito, evidenzia l’infondatezza delle domande avversarie avanti la Supreme Court of the State of New York, basate su addebiti nei confronti di Rcs già smentiti dal Lodo”, ha scritto il gruppo italiano in una recente nota. In realtà, proprio per controbattere su questo punto, Blackstone ha deciso di motivare la fondatezza della causa newyorkese con il fatto che Rcs possiede degli asset negli Stati Uniti, che di fronte alla sollecitazione di vendita del palazzo di via Solferino nel 2013 si fossero fatti avanti quasi tutti aspiranti acquirenti americani e che l’advisor che si è occupato della procedura, Banca Imi (intesa Sanpaolo), avesse una sede e dei referenti a New York. Nessuna replica, al momento, si registra dal fronte Rcs il cui consiglio di amministrazione lo scorso anno ha concesso la manleva al presidente Cairo proprio per tutelarlo dall’azione legale di Blackstone (vuol dire che eventuali effetti degli atti, incluse le spese, ricadono sulla società e non sul suo legale rappresentante). Questo non vuol dire, però, che Cairo se ne starà con le mani in mano senza tentare di smontare davanti ai giudici di New York l’impianto accusatorio di Blackstone. Quest’ultimo, nella richiesta di risarcimento danni, usa parole particolarmente dure nei confronti dell’editore italiano al quale attribuisce azioni “dolose” soprattutto in riferimento al fatto che, nell’intentare la causa legale contro il gruppo immobiliare nel 2018 (con l’aiuto dell’avvocato d’affari Sergio Erede), ha sostanzialmente fatto saltare la vendita del palazzo al gruppo Allianz (al doppio del prezzo pagato da Blackstone cinque anni prima) e fatto sfumare la lauta plusvalenza.

Quello che colpisce è che negli atti depositati davanti alla Corte di New York la durezza dei toni viene molto sfumata nei confronti della controparte azienda (Rcs) facendola apparire più come una vittima dei comportamenti del suo maggiore azionista che come artefice dell’azione dannosa. Un gesto di fairplay? Che cosa voglia dire tutto questo è difficile da decifrare. Di certo un gruppo come Blackstone, che in Italia ha tanti interessi, non vuole apparire come quello che rischia di mettere in serie difficoltà la casa editrice del Corriere che, a quanto risulta, non ha in questi anni fatto accantonamenti di bilancio per coprire i rischi legali della causa contro il gruppo americano. E ad oggi la richiesta di risarcimento danni è quasi il doppio di quanto Rcs capitalizzi in Borsa.

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