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Editoriali

Niente drammi sul Patto di stabilità

Redazione

Dopo Berlino, vota Parigi. Le condizioni per un’intesa Macron-Draghi ci sono

L’Eurogruppo ieri non ha raggiunto un accordo sul piano di lavoro per completare l’Unione bancaria, rinviando tutto a dopo le elezioni del 26 settembre in Germania. E’ il sintomo della paralisi che ci sarà a Bruxelles in attesa della formazione di un nuovo governo a Berlino. La classe politica tedesca è in ebollizione pre-voto e non c’è possibilità per il governo Merkel di fare concessioni sulla garanzia europea sui depositi. Già in piena campagna elettorale, il candidato cancelliere della Cdu, Armin Laschet, oggi ha detto che l’Europa dovrà “ritornare alle politiche della stabilità come definite nel trattato di Maastricht”. Tradotto: il Patto resterà sospeso fino alla fine del 2022, ma non oltre. L’atmosfera elettorale tedesca si sta surriscaldando. La Commissione ha saggiamente deciso di rinviare le sue proposte sul Patto a dopo il 26 settembre. Ma non c’è da drammatizzare: per certi aspetti, l’allineamento delle stelle elettorali dei prossimi mesi è favorevole all’emergere di nuovi rapporti di forza interni all’Ue.

 

Dopo quelle tedesche, le elezioni sistemiche per l’Ue saranno le presidenziali in Francia del 2022. Emmanuel Macron è intenzionato a giocarsi la carta europea, tanto più che avrà la presidenza di turno dell’Ue al momento de voto. Se i Verdi arriveranno al governo in Germania, Berlino potrebbe fare più concessioni. In ogni caso, con le campagne elettorali tedesca e francese, ci sono tutte le condizioni per un avvicinamento ulteriore tra Macron e Mario Draghi. Non sarebbe un asse contro la Germania, ma per spingere verso un’Europa più solidale. Un segnale della complicità tra Parigi e Roma è arrivato dall’Eurogruppo oggi. Bruno Le Maire ha preso le distanze da Olaf Scholz sulla necessità di un accordo globale per avanzare. Meglio “un approccio tappa per tappa”: accelerare sulla garanzia europea sui depositi lasciando da parte la riduzione dei rischi sovrani per le banche. Come chiede l’Italia.

 

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