Il crollo del turismo nel 2020

Ruggiero Montenegro

Secondo i dati Istat, sono più che dimezzate le presenze negli hotel italiani, 192 milioni turisti in meno rispetto ai primi nove mesi del 2019. Soffrono le grandi città e le località d'arte, mentre piccoli segnali positivi sono arrivati in estate dai comuni di montagna, le stesse località che vedono a rischio la stagione sciistica che ancora non è partita. E intanto per l'Istituto nazionale ricerche turistiche, le perdite economiche per l'intero settore dei viaggi arriverebbero a 53 miliardi di euro

  

Che non fosse un anno per viaggiatori lo si era capito. Ma adesso arrivano anche i numeri dell'Istat a certificare il drammatico periodo per l'industria del turismo italiano. Nei primi nove mesi del 2020 infatti, circa 192 milioni di persone in meno hanno viaggiato per l'Italia, un calo che raggiunge quasi il 51% rispetto a un anno fa. Durante il lockdown le presenze nelle strutture ricettive si sono praticamente azzerate (-91%) mentre un leggera ripresa ha caratterizzato il trimestre estivo, luglio-agosto-settembre, quando le presenze totali legate al turismo raggiungono il 64% di quelle registrate nel 2019. Su questo numero pesa l'assenza dei turisti stranieri, -60% nei mesi estivi, meno consistente è invece il calo di presenze da parte dei residenti italiani, il 14% in meno rispetto al 2019. 

 

Sul fronte economico l'anno terribile del turismo si traduce con ingenti perdite che Isnart-Unioncamere quantifica in 53 miliardi di euro, di cui un terzo relativo al settore alimentare, da ristoranti e agriturismo fino allo street food. Secondo l'Istituto nazionale ricerche turistiche inoltre è difficile immaginare un cambio di rotta, almeno nell'immediato: nel primo trimestre 2021 si prevedono perdite "pari a 7,9 miliardi di euro a fronte di una riduzione del 60% dei flussi italiani e dell’85% di quelli internazionali".

E pensare che il 2019 era stato l'anno dei record per i flussi turistici, con 131,4 milioni di arrivi e ben 436,7 milioni di presenze, in aumento rispetto al 2018.

 

E' nelle grandi città, ovvero i comuni con più di 250 mila abitanti, che Istat segnala le maggiori sofferenze rispetto ai primi nove mesi del 2019. L'anno scorso le 12 grandi città italiane avevano fatto segnare circa un quinto delle presenze di tutta Italia. Mediamente invece, da gennaio a settembre, il calo è del 73,2%, ben oltre venti punti rispetto alla media nazionale (-50,9%).  Al contrario sono le città di montagna quelle che se la cavano meglio, segno dei tempi e di scelte turistiche dettate dall'emergenza: alla metropoli e alle spiagge affollate si preferisce l'alta quota e l'aria pulita. E infatti, in media, questi comuni vedono calare le presenze "soltanto" del 29,3% rispetto al 2019. Una logica che risulta ancora più evidente se si considerano i soli flussi domestici italiani: ad agosto per esempio, le località montane hanno raggiunto praticamente livelli analoghi a quelli di un anno prima, appena -0,4%. Infine, poco sopra la media nazionale si collocano le città di mare (-51,8%) e quelle a vocazione artistica, storica, paesaggistica dove il negativo sfiora il 55%.

 

Quanto ai territori, dal punto di vista delle regioni, nessuna presenta il segno più nel confronto con il 2019, tuttavia Istat evidenzia nel suo report alcune differenze significative: Lazio (-73,6%), Campania (-72,2), e Liguria (-71,9%) sono le aree più colpite dalla crisi del turismo mentre Marche (-27%) e Molise (-29%) quelle che hanno resistito meglio, seguite dal Trentino (30,3%)  e Abruzzo (36,9%).

Se l’allentamento delle restrizioni nel periodo estivo aveva permesso un recupero, seppur parziale, della bella stagione, il turismo della neve sembra invece destinato a numeri ancora peggiori. Le limitazioni di questi ultimi mesi alle imprese commerciali e di ristorazione, unite all’impossibilità di spostarsi rappresentano un macigno per le attività di montagna, che proprio in questo periodo sono solite registrare i risultati migliori. Osservando i dati della scorsa stagione, tra ottobre 2019 e febbraio 2020, secondo quanto ricostruisce Istat, il turismo invernale aveva fatto registrare 95,2 milioni di presenze. Di queste, ben 17,7 milioni solo a dicembre.

Bisogna inoltre ricordare che il Dpcm del 3 dicembre aveva deliberato la chiusura degli impianti sciistici fino al 6 gennaio 2021. E non è detto che la stagione possa ripartire già l'indomani, il comitato tecnico scientifico prenderà in esame la questione nei primi giorni del nuovo anno, sulla base dell'andamento del contagio.

.

Di più su questi argomenti: