Così le compagnie low cost provano a non rimanere a terra

Massimiliano Vitelli

Ryanair non vuole il distanziamento sociale sui voli, Virgin invoca aiuti di stato, in Easyjet è guerra tra il fondatore e il board e Norwegian si prepara al lockdown. Wizz Air invece rischia: il 1 maggio si riparte

Le compagnie aeree low cost si stanno preparando a una sfida senza precedenti. Se prima dell’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19 il gigantesco numero di passeggeri garantiva prosperità ai bilanci di tutte, ora il futuro è a dir poco incerto e c’è il rischio che, prendendo la decisione sbagliata, si acquisti un biglietto di sola andata verso il fallimento.

A scatenare la bagarre è stato Michael O’Leary, papà dell’irlandese Ryanair, che ha dichiarato di voler lasciare a terra i suoi aerei nel caso gli verrà imposto di non vendere i posti intermedi delle file. “Una misura totalmente inefficace e non conforme alle regole del distanziamento sociale – ha detto il vulcanico O’Leary al Financial Times – quindi, una stupidità”.

Ryanair, a differenza di diverse altre compagnie aeree, non ha al momento richiesto aiuti di Stato, invitando i governi dell'Ue e le Autorità competenti a trovare soluzioni per offrire un sostegno equo e trasparente a tutto il mercato (ad esempio la sospensione delle tasse aeroportuali).

Intanto però, la società è stata costretta ad incassare venerdì scorso la condanna della Corte di Giustizia Ue, che ha confermato la multa dell’Antitrust per pratica sleale in merito ai prezzi proposti ai viaggiatori sul portale ufficiale.

 

Chi, invece, si è messo in lista d’attesa per i finanziamenti pubblici è Richard Branson, il fondatore del gruppo Virgin Atlantic. Il multimiliardario britannico (patrimonio stimato, 5.9 miliardi di dollari) ha già riconosciuto pubblicamente le difficoltà economiche della sua compagnia, tanto da ammettere all’autorevole mensile Forbes che “sarà necessaria un’iniezione di capitale per far fronte alle perdite generate dalla crisi per il Covid-19”. Dopo aver smentito le indiscrezioni circolate su un contatto con la Houlian Loukey, la banca d’investimenti con sede a Los Angeles, Branson starebbe ora valutando la cessione di Virgin Atlantic, mossa che gli consentirebbe di sgusciare via limitando i danni.

 

La crisi ha intanto creato una profonda frattura all’interno di Easyjet. Il fondatore e primo azionista Stelios Haji-Ionnou è arrivato allo scontro frontale con il top management e l’assemblea in agenda il 22 maggio sarà l’appuntamento per la resa dei conti. All’ordine del giorno, infatti, una votazione con la quale si chiederà ai soci la revoca del mandato al presidente del cda John Barton, al ceo Johan Ludgreen, al direttore finanziario Andrew Findlay e all’amministratore Andreas Bierwith. Il motivo della spaccatura tra Stelios Haji-Ionnou e il direttivo è la conferma decisa dal board (ed osteggiata dal grande azionista) di una commessa da 4,5 miliardi di euro ad Airbus per oltre 100 aerei.

In cerca di liquidità, Easyjet ha nel frattempo iniziato a vendere biglietti per la primavera 2021 (prezzi a partire da 21,49 euro), offrendo agli acquirenti la possibilità di imbarcare il bagaglio in stiva al costo simbolico di 1 euro.

 

Dopo il boom degli ultimi anni dovuto a una mirata politica dei prezzi, la Norwegian Air si prepara al lockdown, l’èra dei voli low cost tra Europa e Stati Uniti per ora si chiude qui. Il prospetto finanziario presentato agli azionisti nei giorni scorsi è chiarissimo. La compagnia continuerà a volare solo sul territorio nazionale, impiegando al minimo (7 aerei) la propria flotta. Questo almeno fino a marzo 2021, quando secondo le previsioni potrebbe iniziare una flebile ripresa del settore.

 

Controcorrente, l’ungherese Wizz Air, che fa all-in scommettendo tutto sulla voglia di viaggiare che (questo il parere della dirigenza) travolgerà le persone appena i governi consentiranno gli spostamenti a lungo raggio. Con una mossa a sorpresa, la compagnia ha annunciato la ripresa delle attività già dal 1 maggio, riaprendo lo scalo londinese di Luton. “Saremo i primi a ripartire e siamo convinti dell’operazione – ha dichiarato il managing director Owain Jones – i nostri voli offriranno un servizio essenziale a chi ha necessità di viaggiare. La nostra priorità, ovviamente, resta la salvaguardia della salute, dei passeggeri e degli equipaggi”. Per questo, Wizz Air ha predisposto l’applicazione di nuovi protocolli sanitari come l’obbligo di mascherine e guanti per tutte le persone a bordo, la sanificazione degli aerei ogni notte e la distribuzione di disinfettanti ai passeggeri. Tra i collegamenti che riprenderanno il 1 maggio, quelli tra Luton e Parigi, Roma, Barcellona e Bruxelles.

 

Mentre la Iata (International air transport association) annuncia perdite pari a 89 miliardi di euro e chiede il riconoscimento reciproco globale delle Civil aviation authorities (con deroghe alle politiche standard per cercare di aumentare la resilienza all’impatto del Covid-19 sul mercato del trasporto aereo), nei quartier generali delle compagnie low cost si cerca un'idea che possa allontanare il fallimento. Intanto negli hangar di mezzo mondo la polvere inizia a rendere meno brillanti carlinghe e motori.

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